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Siena tra passato e presente nel libro di Pacini
30.12.2015

Il paesaggio da sempre è fonte inestimabile di ispirazione e molti sono stati gli artisti che hanno scelto come soggetto dominante nei loro quadri vedute paesaggistiche e scorci paesani. Questo è accaduto anche in fotografia, basti pensare all’esempio mirabile della new wave italiana, corrente nata intorno agli anni Ottanta che ha visto l’affacciarsi sulla scena internazionale di importanti personalità come Luigi Ghirri, Mimmo Jodice, Gabriele Basilico e Guido Guidi. Fotografi che hanno rivolto il loro obiettivo su “ambienti marginali, di frontiera, di paesaggio fra l’urbano e il rurale, fra tecnologia e natura, fra il pensato e il casuale, fra la storia e l’attualità”, come ha ben spiegato nella sua attenta analisi lo studioso della fotografia Claudio Marra.

Il viaggio fotografico implica una scoperta e una riflessione perché porta ad osservare il mondo lentamente e con attenzione, proprio come quello svolto dal fotografo Federico Pacini, che con il libro fotografico Purtroppo ti amo, edito dalla casa editrice Quinlan, ha voluto intraprendere un cammino tra le vie della sua città, Siena.

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Federico Pacini, Purtroppo Ti Amo.

Un amore sconfinato quello che il fotografo nutre verso la città toscana, ma con quel purtroppo che denota un accenno di tristezza e di rimpianto verso un rapporto affettivo che con il tempo è inevitabilmente mutato. Sentimenti che tutti, almeno una volta nella vita, hanno provato verso il proprio borgo natio e che Pacini osserva dettagliatamente con occhi nostalgici di chi vuole comprendere i cambiamenti in atto.

Il fotografo armato della sua macchina fotografica percorre silenziosamente le strade di Siena, rubando momenti effimeri e frammenti di vita, che diventano motivo di riflessione e specchio di una situazione contraddittoria e incerta che non coinvolge solo la città toscana ma che diventa metafora dell’intero periodo storico attuale, dalla politica instabile e dal precoce invecchiamento della popolazione e dei suoi luoghi.

La città di Siena, quella delle antiche glorie, dalle poderosa mura e dalla splendida piazza, ove si svolge il famoso Palio, cela una melanconia profonda che trova una sua naturale esplicazione negli appunti visivi di Pacini, che parlano di un passato remoto e di un presente incerto stigmatizzato «dalle vicende della Banca Monte dei Paschi». I segni di una debolezza e di un attesa senza tempo che si colorano di mille sfumature e che concorrono a creare un racconto visivo di profondo valore affettivo e conoscitivo, fotografie come le ha definite Elio Grazioli “calibrate e discrete nel loro messaggio, non chiassoso né retorico, quasi silenzioso anzi, di un silenzio che sa farsi strada nelle menti”.

Uno sguardo neutro ma partecipe, che non pretende di assolvere o condannare la città, ma che semplicemente vuole svelarne i dettagli, gli scorci e gli angoli nascosti delle viuzze e delle strade della città accarezzandone la superficie quasi in punta di piedi.

Purtroppo ti amo è un racconto in immagini, che ha avuto l’onore di riceve la menzione al premio Hemingway, il cui volume è ulteriormente arricchito dai contributi critici di Burk Uzzle e di Elio Grazioli.

Articolo scritto per la rivista The Mammoth’s Reflex

 

Federico Pacini, Purtroppo Ti Amo.
Federico Pacini, Purtroppo Ti Amo.

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Claudia Stritof
Claudia Stritof, calabrese dal cognome un po' strano. Pensa che la frase “ce lo caghi che sei un artista” tratta da "Le straordinarie avventure di Penthotal" di Pazienza sia geniale, eppure studia arte fin da piccola. Ama la fotografia, collabora con una galleria d'arte di Bologna che adora, ama il mondo del circo e i tatuaggi anche se ne ha solo uno e microscopico. Le piace raccontare ciò che c'e di bello nel mondo, ma anche ciò che è triste perché la vita non è “tutta rosa e fiori” come spesso la raccontano. Pensa fermamente che aveva ragione quel gran furbacchione di Henry Miller quando diceva “il cancro del tempo ci divora” e prima che il tempo la divori, ogni giorno lei si alza e si ricorda che vivere non è scontato.

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