• Home
  • Caleidoscopio culturale
  • Sguardi d’Autore
  • AulaCult
  • Life in Progress
  • About CultMag
  • Fotografia
  • HOME
  • CALEIDOSCOPIO CULTURALE
    • FOTOGRAFIA
    • Recensioni e Mostre
    • Itinerari d’Arte
    • Sguardi d’Autore
    • Scaffale digitale
  • AULA CULT
    • Spazio Cult Studenti
    • La valigia dell’insegnante
    • Trame interdisciplinari
  • LIFE IN PROGRESS
  • ABOUT ME
La vera Italia di Pasolini
12.01.2016

Era la notte del due novembre 1975 quando Pier Paolo Pasolini venne assassinato a Ostia, la notizia sconvolse il mondo intero, tanto che al suo corteo funebre parteciparono in migliaia tra intellettuali, amici e gente comune, che con la sofferenza nel cuore e le guance solcate da lacrime amare, rivolsero l’ultimo saluto al grande poeta tragicamente scomparso. Sono passati quarant’anni dalla morte dello scrittore bolognese e una mostra dal titolo “La vera Italia? Due inchieste di Pier Paolo Pasolini”, presso la Fondazione Forma Meravigli di Milano, ne celebra il genio.

Due sono le inchieste su cui Alessandra Mauro, curatrice della mostra, ha incentrato l’interesse: La lunga strada di sabbia e Comizi d’amore realizzate da Pasolini tra lo scadere degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60. Due viaggi, compiuti da Nord a Sud Italia, attraverso i quali lo scrittore ha tratteggiato un quadro sui cambiamenti in atto nella società italiana, indagando usi, costumi e tabù del Bel Paese, con quel tono sarcastico e critico che da sempre ha caratterizzato la sua personalità e la sua scrittura. La lunga strada di sabbia è un reportage realizzato nell’estate del 1959 e pubblicato in tre numeri speciali dalla rivista il Successo. Lo scrittore, con l’aiuto del fotografo Paolo di Paolo, intraprende un viaggio lungo le coste italiane, dalla Liguria fino alla Sicilia su una Fiat Millecento per raccontare l’Italia del boom economico, dei locali alla moda e delle vacanze al mare, diventate metafora di un ritrovato benessere dopo i tragici anni della ricostruzione postbellica.

Pochi anni dopo, nel 1963, il poeta intraprende un nuovo viaggio per realizzare il documentario Comizi d’amore. Armato di videocamera si addentra nelle regioni italiane e intervista donne, uomini e bambini, borghesi e proletari, restituendoci una carrellata infinita di volti «di gente sprovveduta», alla quale si intervallano voci di prestigiosi intellettuali. Dall’inchiesta emerge un coro dissonante su un tema tabù come quello della sessualità che «di fronte alle domande generali oppongono una serie di innocenti e po’ balordi No Comment», tracciando uno spaccato sconcertante di un’Italia divisa tra «conformismo e ignoranza», retrograda rispetto alla situazione internazionale, che di lì a poco avrebbe visto l’insorgere della rivoluzione sessuale sessantottina.

La mostra realizzata alla Fondazione Forma, è una sinfonica alternanza delle fotografie di scena scattate da Angelo Novi e Mario Dondero per Comizi d’amoree quelle del progetto fotografico realizzato nel 2001 dal fotografo francese Philippe Séclier, che come un novello Teseo, si è incamminato lungo la strada percorsa da Pasolini con l’inchiesta La lunga strada di sabbia, riscoprendo le tracce e la memoria di un passato lontano, dimostrando ancora una volta quanto siano importanti e attuali le inchieste e le opere di Pasolini, perché come disse Alberto Moravia nell’orazione funebre a lui dedicata «abbiamo perso prima di tutto un poeta. E poeti non ce ne sono tanti nel mondo, ne nascono tre o quattro soltanto in un secolo». La mostra realizzata dalla Fondazione Forma Meravigli in collaborazione con la Cineteca di Bologna, è accompagnata dai libri La lunga strada di sabbia e Comizi d’amore editi da Contrasto, inoltre per tutta la durata della mostra è associata la visione del cortometraggio Pier Paolo Pasolini. Appunti per un critofilm (1966) di Maurizio Ponzi.

Articolo pubblicato su Juliet art magazine (24 ottobre 2015)

Pasolini intervista una famiglia nelle campagne tra Bologna e Modena, foto di scena di Comizi d’amore. © Angelo Novi. Cineteca di Bologna.

Pasolini intervista una famiglia nelle campagne tra Bologna e Modena, foto di scena di Comizi d’amore. © Angelo Novi. Cineteca di Bologna.

7. Foto di scena di Comizi d’amore. © Angelo Novi. Cineteca di Bologna

Pier Paolo Pasolini intervista Alberto Moravia (al centro) e Cesare Musatti. © Angelo Novi. Cineteca di Bologna.

9.Taranto ©2005 Philippe Séclier

Veduta di Taranto, 2005. ©Philippe Séclier.

Condividi con i tuoi amici:

  • Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra) Facebook
  • Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra) LinkedIn
  • Fai clic per condividere su WhatsApp (Si apre in una nuova finestra) WhatsApp
  • Fai clic per condividere su X (Si apre in una nuova finestra) X
  • Fai clic per condividere su Telegram (Si apre in una nuova finestra) Telegram
  • Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra) Pinterest
  • Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra) Tumblr
  • Altro
  • Fai clic per condividere su Flipboard (Si apre in una nuova finestra) Flipboard
  • Fai clic qui per condividere su Reddit (Si apre in una nuova finestra) Reddit
  • Fai clic qui per stampare (Si apre in una nuova finestra) Stampa
  • Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra) E-mail
  • Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra) Pocket

Correlati

Share

Fotografia e Cinema  / Press - Collaborazioni di Cult Mag  / Recensioni e Mostre

Claudia Stritof
Claudia Stritof, calabrese dal cognome un po' strano. Pensa che la frase “ce lo caghi che sei un artista” tratta da "Le straordinarie avventure di Penthotal" di Pazienza sia geniale, eppure studia arte fin da piccola. Ama la fotografia, collabora con una galleria d'arte di Bologna che adora, ama il mondo del circo e i tatuaggi anche se ne ha solo uno e microscopico. Le piace raccontare ciò che c'e di bello nel mondo, ma anche ciò che è triste perché la vita non è “tutta rosa e fiori” come spesso la raccontano. Pensa fermamente che aveva ragione quel gran furbacchione di Henry Miller quando diceva “il cancro del tempo ci divora” e prima che il tempo la divori, ogni giorno lei si alza e si ricorda che vivere non è scontato.

You might also like

Il vicolo del Mandrione nelle fotografie di Franco Pinna
29.12.2018
Icone! Pier Paolo Pasolini e Terry O’Neill
12.01.2016

Leave A Reply


Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.


  • About me

    Calabrese dal cognome un po' strano. Pensa che la frase “ce lo caghi che sei un artista” tratta da 'Le straordinarie avventure di Penthotal' di Pazienza sia geniale, eppure studia arte fin da piccola.

    Read More

  • Follow CultMag

  • Per contattarmi, inviare comunicati stampa, segnalare mostre e concerti inviare una email all’indirizzo: cultmag.it@gmail.com


  • About CultMag
  • Disclaimer
©CultMag 2025
Website by Studio Mate