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“Piacere, Ettore Scola”: una mostra celebra il genio del grande cineasta
30.12.2016

Siamo nel 1938: Antonietta e Gabriele si muovono lentamente tra le lenzuola stese ad asciugare su un soleggiato terrazzo romano. Antonietta indispettita dalla presenza di Gabriele raccoglie i panni velocemente mentre l’uomo le rivolge molte domande. Lei è seria, le sue labbra serrate, le risposte secche e diffidenti. Ad un certo punto Gabriele le domanda: «Perchè non ridi mai?». Poi il silenzio…

Lei pensa che l’uomo sia andato via senza salutarla ma un attimo dopo Gabriele la abbraccia avvolgendola nel lenzuolo bianco. Un gioco innocente, fanciullesco che libera la donna da tutte le sue paure e subito Antonietta si lascia andare in una risata profonda.

Disegno Una giornata particolare, 1977

Questa è la famosissima scena interpretata da Marcello Mastroianni e da Sophia Loren nel film Una giornata particolare di Ettore Scola; un vero capolavoro di tecnica per i sapienti controluce, le carrellate veloci alternate a movimenti lenti e meditativi e per primi piani indagatori, ma soprattutto il film è un capolavoro di narrativa che racconta con schiettezza una storia di solitudine e amore.

Il 19 gennaio ricorre l’anniversario di morte del grande cineasta Ettore Scola e proprio in questi mesi  presso il Museo Carlo Bilotti di Roma si sta svolgendo la prima mostra postuma a lui dedicata: Piacere, Ettore Scola.

Riusciranno i nostri eroi, 1968. © Foto Roma’s Press Photo

L’esibizione curata da Marco Dionisi e Nevio de Pascalis non vuole essere solo un omaggio al genio creativo di Ettore Scola ma anche un viaggio sentimentale alla scoperta della sua vita e delle sue passioni.

La mostra si snoda in ben nove sezioni, divise cronologicamente e tematicamente, che vanno a comporre un percorso intenso nella vita del cineasta. Si parte dall’infanzia vissuta a Trevico, paese in provincia di Avellino, alla giovinezza romana e all’inizio della sua carriera da vignettista per il settimanale il Marc’Aurelio, si passa poi all’approdo in Rai e nel 1964 al suo debutto alla regista.

L’ultima sezione della mostra, quella tematica, è dedicata ai rapporti lavorativi e di amicizia che Scola ha instaurato durante la sua lunga carriera e alle sue molteplici passioni: quella per il teatro, quella per Roma,  il suo grande impegno civile e politico e infine particolare rilevanza è data al disegno, tra le più importanti passioni del regista.

Se permettete parliamo di donne, 1964. © Foto Angelo Frontoni

Il suo è un tratto netto e definito attraverso il quale ha rappresentato con umorismo e ironia gli anni da lui vissuti e in mostra non poteva mancare il suo primo disegno pubblicato sulla rivista Il Travaso delle idee del 1946, dieci disegni realizzati per diverse riviste dell’epoca, tra cui quelli per il Marc’Aurelio, i disegni dedicati al grande Totò e infine ben duecento disegni ispirati ai suoi film.

Non meno importanti sono le fotografie da lui scattate, immagini personali e inedite, a cui si aggiungono premi, oggetti di scena, locandine, carteggi e contributi audiovisivi di vario genere, tra cui l’intervista Maestro realizzata dai curatori della mostra che ripercorrere la vita di Ettore Scola: “un professionista eclettico, complesso, acuto e amaro osservatore del costume nazionale”.

La mostra, visitabile fino all’8 gennaio presso il Museo Carlo Bilotti di Roma, è anche un libro: «il primo volume monografico edito da Edizioni Sabinae con prefazioni di Silvia Scola, Walter Veltroni, Jean Gili e Piera Detassis».

Piacere, Ettore Scola

A cura di: Marco Dionisi e Nevio de Pascalis

Museo Carlo Bilotti, Viale Fiorello La Guardia, Roma

17 settembre 2016 – 8 gennaio 2017

http://www.museocarlobilotti.it

Disegno Che strano Chiamarsi Federico, 2013

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Claudia Stritof
Claudia Stritof, calabrese dal cognome un po' strano. Pensa che la frase “ce lo caghi che sei un artista” tratta da "Le straordinarie avventure di Penthotal" di Pazienza sia geniale, eppure studia arte fin da piccola. Ama la fotografia, collabora con una galleria d'arte di Bologna che adora, ama il mondo del circo e i tatuaggi anche se ne ha solo uno e microscopico. Le piace raccontare ciò che c'e di bello nel mondo, ma anche ciò che è triste perché la vita non è “tutta rosa e fiori” come spesso la raccontano. Pensa fermamente che aveva ragione quel gran furbacchione di Henry Miller quando diceva “il cancro del tempo ci divora” e prima che il tempo la divori, ogni giorno lei si alza e si ricorda che vivere non è scontato.

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