anais nin – CultMag https://www.cultmag.it Viaggi culturali Thu, 12 Mar 2020 17:23:34 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.1.6 104600578 Lo scrigno dei ricordi https://www.cultmag.it/2017/04/25/lo-scrigno-dei-ricordi/#utm_source=rss&utm_medium=rss https://www.cultmag.it/2017/04/25/lo-scrigno-dei-ricordi/#comments Tue, 25 Apr 2017 10:35:33 +0000 https://www.cultmag.it/?p=4837 Nel mio armadio c’e uno scrigno di inestimabile valore al cui interno non sono conservati gioielli e oggetti preziosi ma semplicemente i mie segreti: diari di una vita, quaderni su cui scrivevo i messaggi ricevuti, fotografie, regali e pensieri che nel tempo mi sono stati donati e che per qualche ragione ho deciso di custodire.

Appena si apre la scatola ciò che si sente è un odore di carta invecchiata e sgualcita come un abito tirato fuori dall’armadio dopo tanto tempo. Fogli che ora si presentano ingialliti e strappati, l’adesivo diventato ormai giallo si sgretola al semplice tocco della mano come fosse un sottile strato di caramello mentre la colla è penetrata all’interno delle fibre della carta lasciando segni che un restauratore non riuscirebbe a far sparire neanche con la più minuziosa delle tecniche di pulitura.

20170425_112828

Diario segreto, autunno 2000. ©Claudia Stritof.

Tracce superficiali di un passato penetrante che sono lì a testimoniare la storia di una vita sepolta sotto strati di borse e cinture. Pagine e pagine scritte con penne coloratissime che un tempo emanavano un odore dolce e zuccheroso come quella penna multicolore, scomodissima per scrivere ma divertentissima da usare.

Nel mio scrigno tutto è rimasto così come lo avevo conservato: ci sono lettere inviatemi dagli amici, quelle tragicamente shekspiriane dei primi fidanzati, palloncini a forma di cuore, portachiavi, mozziconi di sigaretta, della sabbia nera, fiori, frammenti di gesso, pietre colorate e una stella marina.

Un’immensa ricchezza conservata dentro semplici scatole di cartone e di latta, proprio come quelle che Christian Boltanski usa nelle sue installazioni, ed è proprio pensando a lui che mi sorge un dubbio: il mio conservare scrupolosamente la vita in una scatola è solo un modo per proteggerla o forse è la voglia di congelare il tempo passato? Si può fermare il tempo? Ed è giusto farlo?

Alberto Giacometti nel lontano 1934 ha realizzato una scultura, che in un certo senso racchiude tutti questi miei dubbi, s’intitola Oggetto Invisibile e raffigura una donna con le mani davanti al petto intenta a stringere un oggetto non è visibile. La donna pensa di possederlo ma in realtà «è un’eterna ricerca» di un desiderio che non può essere soddisfatto mai pienamente perché frutto di una mancanza e di un ricordo lontano.

5126513664_844452f107

Alberto Giacometti, Oggetto Invisibile, 1934, particolare.

Volente o nolente questi scrigni dei ricordi, scricchiolanti e arrugginiti, nel momento della  loro riscoperta, aprono a mondi lontani, oggetti che soli ricordano le tue indicibili verità, i tuoi dubbi, le tue paure, le tue gioie e le tue sconfitte.

L’altro giorno sistemando il mio armadio, tutto ciò è riemerso improvvisamente e allora mi sono seduta per terra e ho iniziato a sfogliare quelle pagine lacere e a ricordare tanti piccoli momenti di una vita che sembra lontanissima.

Non ricordo bene dove ho letto questa frase di Dostoevskij ma penso che la potenza del ricordo non sia stata meglio espressa: «sappiate, dunque, che non c’è nulla di più elevato, di più forte, di più sano e di più utile nella vita che un bel ricordo, specialmente se è un ricordo dell’infanzia… Se un uomo riesce a raccogliere molti di questi ricordi per portarli con sè nella vita, egli è salvo per sempre».

boltanski-2

Christian Boltanski.

La vita ti trasforma, ti fortifica, ti annienta e ti salva; una giostra in continuo movimento che a tratti ti fa gioire e a tratti ti fa disperare e che con lo scorrere del tempo porta a dimenticare quei dettagli secondari che pensi non abbiano nessun rilievo e che invece se letti attentamente si dimostrano essere rivelatori per comprendere il tutto; un pò come fa Daniel Arasse che da una piccola mosca sul quadro del Crivelli apre la mente a interpretazioni inaspettate e moraleggianti, tutto questo partendo da un semplice e strana mosca rappresentata su un quadro.

Probabilmente è proprio questa la ragione dell’esistenza della scatola dei segreti: ricordarmi quei piccoli dettagli del passato che a distanza di anni si dimostrano essere fondamentali per capire il presente, il particolare che manifesta le ragioni del tutto.

Sfogliando le pagine del diario leggo di una Claudia che scriveva tre pagine di “ti amo xxx” con la penna rosa, in stampatello e con la E senza stanghetta verticale, perché così andava di moda; il 6 novembre del 2000 aspettavo mamma «con il cornetto del Veneto al cioccolato», mentre la sera dello stesso giorno le pagine si fanno più strazianti perché il mio fidanzato mi ha lasciata e mia sorella per non farmi pensare a questo “tragico dolore” pensa bene di farmi vedere per la prima volta Dracula e io, da instancabile scribacchina, mentre guardo il film annoto «mi sta terrorizzando, non guarderò mai più un film di paura. Ho troppa paura, perché non cambia?! Evviva ha cambiato», pensieri poetici insomma.

20170425_113127

Diario segreto, 2000. ©Claudia Stritof

E poi… il ricordo delle domeniche mattine passate al boschetto, le minuscole pizzette nella bustina bianca del Miramare, la morta zia Elvira, i miei continui mal di gola, le mille influenze, disquisizioni sull’utilità o meno del Grande Fratello e anche il «primo litigio con xxx per una cavolata» a cui faceva seguito la frase «lo amo perché non lo vuole capire», il tutto scritto senza punteggiatura e con una partitura della pagina che molto ricorda i poemi paroliberi marinettiani.

Il 12 novembre 2000 ricopiavo una poesia «tu mi hai dato la forza di amare, e smetto di avere rimpianti. Ci sono giorni in cui non vorrei incontrarti, tanta è la paura di piangere quando appari davanti ai miei occhi…» ed è così, messi di fronte a noi stessi, ai nostri pensieri e ai nostri dubbi proviamo gioia, ma al tempo stesso paura perché si cerca una spiegazione e un significato a quello che siamo e ai cambiamenti avvenuti in noi per poi scoprire fondamentalmente che forse l’unica cosa da fare è non aver paura.

20170425_112756

Diario segreto. ©Claudia Stritof

Ancora una volta mi viene in soccorso Anais Nin quando nel suo diario scrive: «quel che fa disperare la gente è che cerca di trovare un significato universale alla vita nella sua totalità, e finisce col dire che è assurda, illogica, priva di significato. Non c’e un grande significato cosmico che abbracci tutto, c’e solo il significato che ciascuno di noi dà alla propria vita, un significato individuale, un intreccio individuale, come un romanzo individuale, un libro per ogni persona», di cui solo noi possiamo comprenderne l’importanza e la potenza.

Se qualcuno trovasse la mia scatola direbbe: “che cianfrusaglie”, ma in realtà per me quelle parole e quei piccoli oggetti di poco conto sono ragioni di vita e momenti vissuti e condivisi con altre persone che porto nel cuore e che mi hanno fatto diventare ciò che sono ora… in sostanza è ciò che affermava il caro Fedor Dostoevskij, che certo si riferiva ai ricordi che ognuno porta nel proprio cuore, ma che se traslata la frase nella mia inaspettata scoperta rende evidente l’emozione provata nell’aver ritrovato quelle parole e quei frammenti di vita, un misto di dolcezza e sorriso solitario che emerge genuinamente dal proprio cuore solo tramite il ricordo.

20170425_113223

Diario segreto. ©Claudia Stritof.

***

Testo e fotografie ©Claudia Stritof.

20170425_112845

]]>
https://www.cultmag.it/2017/04/25/lo-scrigno-dei-ricordi/feed/ 2 4837
Anaïs Nin: la dolcezza dell’amore https://www.cultmag.it/2017/01/14/anais-nin-la-dolcezza-dellamore/#utm_source=rss&utm_medium=rss https://www.cultmag.it/2017/01/14/anais-nin-la-dolcezza-dellamore/#comments Sat, 14 Jan 2017 09:04:50 +0000 https://www.cultmag.it/?p=4358 Anaïs Nin nasce sotto il segno dei pesci a Neuilly-sur-Seine il 21 febbraio del 1903. È stata una scrittrice profonda, un’amante instancabile, una sognatrice e una bambina realista, un vulcano di sensazioni ed emozioni.

Figlia della cantante Rosa Culmell e del pianista Joaquin Nin, la giovane Anaïs all’età di 11 anni viene abbandonata dal padre, il quale decide di dedicarsi interamente alla carriera da musicista; un avvenimento traumatico che segna la vita della giovane Anaïs.

Il tanto chiacchierato, censurato e amato Diario nasce proprio per questa ragione, come una lunga lettera indirizzata al padre, ma mai spedita: “Voglio descriverti, papà caro, ciò che sto vedendo durante questo stupendo viaggio. Potrò così avere l’illusione che tu sia qui con me e che tu stia guardando le cose coi miei occhi”.

Anaïs Nin

Anaïs si trasferisce a New York con la madre e i fratelli dove studia danza spagnola; nel 1923, all’età di venti anni, sposa il bancario e regista Hugh Parker Guiler ma il matrimonio si rivela noioso e poco adatto al suo spirito da eroina amorosa, così la giovane donna inizia diverse relazioni extra-coniugali.

Dopo tanto peregrinare, torna a Parigi alla fine del ’29, dove rimane follemente affascinata dalla vita intellettuale della città e diventando amica e confidente di intellettuali e artisti del suo tempo, con i quali può finalmente far emergere la propria arte e il proprio spirito.

I suoi diari sono un’incantevole opera letteraria, a mio avviso tra i più belli del genere diaristico: uno spaccato nudo e crudo della personalità della Nin; pagine e pagine che nulla celano al lettore ma soprattutto che nulla celano a se stessa, quasi come se il foglio bianco fosse uno specchio della propria anima, un fedele amico che l’ha accompagnata per tutta la vita nell’esplorazione dell’animo umano: “Questo diario è il kief, il mio hashish, la mia pipa d’oppio. E’ la mia droga e il mio vizio. Invece di scrivere un romanzo, mi sdraio con questo libro e una penna e indulgo in rifrazioni e diffrazioni”.

A Louvenciennes conosce Henry Miller, di cui Anaïs rimane subito affascinata, nonostante l’uomo fosse a tratti burbero e solitario. Henry “mi è piaciuto subito, non appena l’ho visto scendere dalla macchina e mi è venuto incontro sulla porta dove lo stavo aspettando. La sua scrittura è ardita, virile, animale, magnifica […] Era snello, magro, non molto alto. Ha occhi azzurri, freddi e attenti, ma la sua bocca rivela emotiva vulnerabilità”.

Anais Nin e Henry Miller

Nelle pagine del primo diario accanto alla figura di Miller, una posizione di privilegio è concessa anche alla misteriosa e inaccessibile June Mansfield, moglie di Henry. June, sempre così sicura di sé, affascinante e aggressiva con gli uomini, con Anaïs si dimostra dolce e sensibile, un atteggiamento che fa nascere in Miss Nin un senso di protezione e amore sconfinato.

Anaïs, attraverso il diario, ricerca se stessa incessantemente tanto da voler intraprendere un percorso di psicanalisi con Otto Rank, con cui non  solo ha una relazione amorosa, ma inizia anche una collaborazione professionale che durerà poco a causa della forte empatia che la scrittrice provava nei confronti dei pazienti di Rank.

Con il sopraggiungere della guerra si trasferisce a New York dove inizia a scrivere storie erotiche commissionate da un collezionista che lei definisce insensibile e senza amore, brutalmente apatico. Le storie iniziarono a essere ironiche e improbabili, di una bizzarria esagerata tanto la stessa Nin afferma: “pensai che il vecchio si sarebbe accorto che stavo facendo una caricatura della sessualità”.

Per lei, donna profonda e passionale, era impossibile scrivere storielle di sesso senza amore e ardore, per questa ragione scrive una lettera al collezionista affermando: “Caro collezionista, noi la odiamo. II sesso perde ogni potere quando diventa esplicito, meccanico […] Lei ci ha insegnato più di chiunque altro quanto sia sbagliato non mescolarlo all’emozione, all’appetito, al desiderio […] Lei non sa cosa si perde con il suo esame al microscopio dell’attività sessuale, con l’esclusione degli aspetti che sono il carburante che la infiamma […] Il sesso deve essere innaffiato di lacrime, di risate, di parole, di promesse, di scenate, di gelosia, di tutte le spezie della paura, di viaggi all’estero, di facce nuove, di romanzi, di racconti, di sogni, di fantasia, di musica….”.

Da queste poche parole si comprende bene il carattere di Anaïs: una donna che certamente amava l’amore carnale, ma che più di tutto amava l’idea stessa dell’amore puro, incondizionato e sincero, sentimento che traspare in ogni singola parola del suo diario – 150 volumi che contano qualcosa come 15.000 pagine dattiloscritte – oggi custodito nel grande archivio della Special Collections Department della UCLA a Los Angeles.

Anais Diaries. ©TheAnaisNinFoundation.

Il diario era “il solo amico sicuro” di Anaïs, l’unico che le rendeva “la vita sopportabile”, ed è solo grazie a esso, che pagina dopo pagina, possiamo scoprire Anaïs, una donna inafferrabile, sempre alla ricerca dei “grandi momenti” della vita fino alla sua morte, avvenuta il 14 gennaio 1977.

Parole dolci, semplici ed embrionali, scritte da una donna affascinante che celava un animo da fanciulla dolce e fragile, capace di entusiasmarsi per i piccoli piaceri della vita ed è proprio grazie ai suoi scritti che Anais ci ricorda che questi momenti esistono, basta solo saper afferrarli.

Nel 1986 è uscito Henry e June, libro in cui viene narrata la turbolenta relazione tra Henry, June e Anaïs, volume seguito dall’omonimo film del 1990 diretto da Philip Kaufman e con la favolosa fotografia di Philippe Rousselot.

Man Ray, Henry Miller Anais Nin, 1945.

]]>
https://www.cultmag.it/2017/01/14/anais-nin-la-dolcezza-dellamore/feed/ 4 4358