Fernanda Pivano – CultMag https://www.cultmag.it Viaggi culturali Sat, 13 Feb 2021 22:53:27 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.1.6 104600578 Fernanda Pivano e Fabrizio De André. Ricordi tanti e nemmeno un rimpianto. https://www.cultmag.it/2016/05/23/fernanda-pivano-e-fabrizio-de-andre-ricordi-tanti-e-nemmeno-un-rimpianto/#utm_source=rss&utm_medium=rss https://www.cultmag.it/2016/05/23/fernanda-pivano-e-fabrizio-de-andre-ricordi-tanti-e-nemmeno-un-rimpianto/#respond Mon, 23 May 2016 19:26:32 +0000 https://www.cultmag.it/?p=3888 A Pavia presso il Salone Teresiano della Biblioteca Universitaria, la mostra Fernanda Pivano e Fabrizio De André. Ricordi tanti e nemmeno un rimpiantorende omaggio alla grande amicizia fra la scrittrice Nanda e il cantautore Faber, e al loro duplice legame con  il capolavoro della letteratura americana l’Antologia di Spoon River, dello scrittore Edgar Lee Masters, che proprio quest’anno compie cento anni.

Guido Harari, Fernanda Pivano e Fabrizio De André. ©Guido Harari

Guido Harari, Fernanda Pivano e Fabrizio De André. ©Guido Harari

C’era Frank Drummer, il matto del villaggio, Selah Lively, il giudice basso di statura, Wendell P. Bloyd, il blasfemo che accusò pubblicamente Dio di menzogna, Francis Turner, morto per amore, Trainor, il «miscelatore di sostanze chimiche» e Il suonatore Jones. Questi sono solo alcuni degli abitanti della Spoon River. Edgar Lee Masters per la composizione dei suoi epitaffi prese ispirazione dall’Elegia scritta in un cimitero campestre dell’inglese Thomas Gray e dagli epigrammi greci dell’Antologia Palatina, dando vita dal 1914 a 244 versi in forma di epigrafe, pubblicati sulla rivista Mirror con lo pseudonimo di Webster Ford prima, e dal novembre 1915 con il suo vero nome. L’Antologia di Spoon River è una raccolta di poesie d’inestimabile bellezza, che dalla sua pubblicazione non ha mai smesso di affascinare, grazie al linguaggio scarno che rivolge l’attenzione alla quotidianità del vivere, «brucianti confessioni di uomini e donne che attraverso la memoria riesumano la dannazione, il patetico o la miseria della loro vita». Personaggi meravigliosamente caratterizzati da Edgar Lee Masters, che naturalmente non potevano non affascinare la Pivano e De Andrè, l’una traducendo le poesie e l’altro prendendone ispirazione per l’album Non al denaro non all’amore né al cielo, del 1971

La mostra presso il Salone Teresiano è un racconto di fortunati incontri artistici: il primo quello di Fernanda Pivano, ancora allieva del Liceo classico D’Azeglio di Torino, col suo insegnante Cesare Pavese, il quale alla domanda su quali fossero le differenze tra la letteratura inglese e quella americana consegnava alla giovane l’Antologia di Spoon River. La Pivano, affascinata da quelle poesie, così amare e ironiche al tempo stesso, iniziò a tradurle, senza mostrarle a nessuno per molti anni, fino a che Pavese le lesse e decise di proporle alla casa editrice Einaudi, che le pubblicò nel 1943. In una delle lettere conservate presso l’Archivio storico della Fondazione Corriere della Sera, che custodisce le carte di Fernanda Pivano, Pavese scriveva: «l’inverosimile è avvenuto», perché sotto il regime fascista, la letteratura americana era fortemente osteggiata, ma per un mero, e fortunato errore, l’opera veniva pubblicata e Nanda, purtroppo, arrestata perché quel libro «parlava della pace, contro la guerra, contro il capitalismo, contro in generale tutta la carica del convenzionalismo. Era tutto quello che il governo non ci permetteva di pensare».

La seconda storia riguarda Fabrizio De André, che intervistato nel 1971 da Nanda, diceva: «avrò avuto diciott’anni quando ho letto Spoon River. Mi era piaciuto, forse perché in quei personaggi trovavo qualcosa di me. Nel disco si parla di vizi e virtù: è chiaro che la virtù mi interessa di meno, perché non va migliorata. Invece il vizio lo si può migliorare: solo così un discorso può essere produttivo».

Dell’album Non al denaro non all’amore né al cielo purtroppo rimane solo un frammento manoscritto de Il suonatore Jones, esposto in mostra, insieme ad autografi di altre canzoni in cui il cantautore ha ritratto: Il Pescatore, Marinella, Bocca di Rosa e Il Gorilla, che accompagnano idealmente il visitatore tra documenti, scritti e fotografie. Oltre a questi preziosi documenti, è possibile vedere la prima edizione dell’Antologia, grazie al prestito della Biblioteca Civica Bonetta di Pavia, fotografie che ritraggono la Pivano con celebri letterati americani, come Allen Ginsberg e Charles Bukowski, commovente è la copertina del disco con la dedica di Faber ai genitori, le foto in sala incisione pubblicate nei libri di Guido Harari e la fotografia da lui scattata la quale ritrae Faber e Nanda in un tenero abbraccio. Inoltre spartiti originali, dischi d’epoca, rassegne stampa e scatti di diversi artisti che ispirandosi a questi capolavori hanno dato vita a interessanti serie fotografiche come Spoon River a Central Park di Anna Venturini.

Articolo di Claudia Stritof pubblicato su Juliet art magazine (2 maggio 2015)

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Fernanda Pivano e Fabrizio De André.
Ricordi tanti e nemmeno un rimpianto.
Biblioteca Universitaria di Pavia, Strada Nuova, 65
10 marzo – 25 maggio 2016
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La guerra di Piero

La guerra di Piero

 

]]> https://www.cultmag.it/2016/05/23/fernanda-pivano-e-fabrizio-de-andre-ricordi-tanti-e-nemmeno-un-rimpianto/feed/ 0 3888 C’era una volta e ci sarà sempre… Fabrizio De Andrè!! https://www.cultmag.it/2016/02/18/3068/#utm_source=rss&utm_medium=rss https://www.cultmag.it/2016/02/18/3068/#respond Thu, 18 Feb 2016 15:16:53 +0000 https://www.cultmag.it/?p=3068 Genova, 18 febbraio 1940 nasceva Fabrizio De Andrè. Milano, 11 gennaio 1999 moriva Fabrizio De Andrè.

Pagine e pagine si sono scritte su di lui e sulla sua poesia per cui preferisco ricordare questo grande uomo e artista attraverso le semplici parole di chi ha vissuto con lui momenti unici e condiviso gioie e dolori:

«C’era una volta un bambino bellissimo. Era biondo. Gli piaceva guardare il mare e sognare, guardare le nuvole e sognare, guardare le bambine e sognare. Viveva con una mamma bellissima, un papà bellissimo, un fratello bellissimo, una nonna bellissima, in una casa bellissima, in una città bellissima. Poi era cominciata la scuola, che non era bellissima, e il bambino preferiva restare nascosto per strada, dove vedeva il mare e le nuvole, lo scirocco che sugli scogli diventava libeccio, i gabbiani eleganti che planavano adagio sulla spuma arricciata. I maestri non erano bellissimi, e il bambino preferiva tornare presto a casa, guardare i libri del papà, ascoltare i racconti della mamma, inventare storie col fratellino. Poi la mamma bellissima gli aveva messo vicino un violino e un maestro, e il bambino non si divertiva a studiarlo, dava al maestro dei pasticcini di panna perché suonasse per lui e invece di suonare leggeva favole di viaggio, finché la mamma se ne era accorta, ohi ohi ohi, lezioni e pasticcini erano finiti, ma non era finito il mare, non erano finite le nuvole, non erano finiti i sogni. Se ne era accorta la bellissima nonna, e aveva portato il bambino in campagna, gli aveva fatto vedere le piante e le foglie, quando escono piccole, bellissime da un ramo, e diventano grandi ma sono sempre bellissime; gli aveva fatto vedere una carota rosata diventare grande e bellissima, un pomodoro diventare rosso e bellissimo, l’erba diventare verde e bellissima. Intanto una bambina bellissima cantava una canzoncina qualunque, e al bambino era sembrata bellissima e la cantava con lei, e poi senza di lei; la cantava e sognava le nuvole e i boschi, sognava i prati e i profumi, i sorrisi e le lacrime: sognava il mondo bellissimo che c’era lì attorno. Poi, sempre bellissimo ma non più bambino, un’estate ha conosciuto in Sardegna prati e boschi in collina, profumi e fiori nell’aria, delfini e rocce nel mare, sempre bellissimi, che gli hanno fatto vedere soltanto sorrisi, perché anche le lacrime erano bellissime, ormai: erano lacrime, ma già dell’amore. Così in Sardegna è rimasto: era diventato un ragazzo e poi un uomo bellissimo, aveva fatto figli bellissimi e sempre bellissimi sogni. Ma i sogni oramai li chiamava canzoni».

Nanda PIVANO  ©Fondazione Fabrizio De Andrè.

Fernanda Pivano e Fabrizio De Andrè

Fernanda Pivano e Fabrizio De Andrè

Il matrimonio di Dori Grezzi e Fabrizio De Andrè.

Il matrimonio di Dori Grezzi e Fabrizio De Andrè.

Si sa, De Andrè non apprezzava essere intervistato ma l’amica Fernanda Pivano ci riuscì. Al termine della celebre chiacchierata tra i due, dell’album Non al denaro, non all’amore né al cielo, Fabrizio dice a Nanda: «ti sei dimenticata di rivolgermi una domanda: chi è Fernanda Pivano? Fernanda Pivano per tutti è una scrittrice. Per me è una ragazza di venti anni che inizia la sua professione traducendo il libro di un libertario mentre la società italiana ha tutt’altra tendenza. E’ successo tra il ’37 e il ’41: quando questo ha significato coraggio».

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Fabrizio a Sarissola nella villa dell'amica Lorenza Bozano nel 1964. Archivi Lorenza Bozano.

Fabrizio a Sarissola nella villa dell’amica Lorenza Bozano nel 1964. Archivi Lorenza Bozano.

Dori Ghezzi e Fabrizio De Andrè. Fotografia di Reinhold “Denny” Kohl.

Dori Ghezzi e Fabrizio De Andrè. Fotografia di Reinhold “Denny” Kohl.

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La Beat Generation attraverso le fotografie di Allen Ginsberg. https://www.cultmag.it/2016/01/25/la-beat-genaration-attraverso-le-fotografie-di-allen-ginsberg/#utm_source=rss&utm_medium=rss https://www.cultmag.it/2016/01/25/la-beat-genaration-attraverso-le-fotografie-di-allen-ginsberg/#comments Mon, 25 Jan 2016 09:23:45 +0000 https://www.cultmag.it/?p=2866 «Ho visto le più belle menti della mia generazione distrutte dalla follia, affamate in una nudità isterica, trascinarsi all’alba per le strade negre in cerca di un coito stizzoso […] con sogni, droghe, incubi del risveglio, alcool e balli a non finire […] fare settantadue ore di macchina per sentire se io o tu o lui avevamo avuto una visione che ci facesse conoscere l’Eternità». In molti conosceranno questi famosi versi di Howl, poesia scritta da Allen Ginsberg nel 1956, ma non tutti sanno che Ginsberg fu anche un eccellente fotografo.

Grazie a lui ci sono pervenute le fotografie di un’epoca d’oro, quella della Beat Generation in tutta la sua intensità e stravaganza. Nulla è sfuggito al suo obiettivo indagatore: le città confusionarie dell’America degli anni Cinquanta, i lunghi viaggi in macchina on the road, le strade solitarie, le manifestazioni per la pace e ancora le letture pubbliche dei romanzi e l’intero clima dell’epoca segnato da una politica conservatrice e da desideri giovanili di libertà.

Con la sua Kodak, Ginsberg ha ritratto le più belle menti di quell’importante periodo culturale: Jack Kerouac, il bello e maledetto Neal Cassidy, William Burroughs autore dell’intramontabile Pasto Nudo e poi Hal Chase, Lucien Carr e Lawrence Ferlinghetti. Quello che più colpisce nelle fotografie di Ginsberg è l’assoluta vicinanza ai soggetti ritratti, la complicità instaurata con essi a testimonianza della loro grande amicizia, che poi si riflette anche negli scritti e in primis in On the Road, romanzo simbolo della Beat Generation, scritto da Jack Kerouac, che non è solo un romanzo ma un diario di viaggio dei loro giorni migliori e delle loro esperienze. Stesso punto di vista si ha nelle fotografie di Ginsberg: dirette, alcune sfocate e altre fuori fuoco, dalla composizione non proprio perfetta e colte di sfuggita, così come Fernanda Pivano descrive i versi di Howl, gli scatti sono «spogli e purissimi, appoggiati soprattutto al ritmo, e in un certo senso, popolari». E’ una fotografia diaristica, presa di getto, nel vortice della vita, idea che viene rafforzata dalle parole scritte nella cornice bianca delle fotografie, come ad incorniciarle in un racconto intimo e privato, annotando ricordi e momenti.

Non a caso le sue immagini si richiamano a quelle di Robert Frank, amico dei Beat, apprezzato e ammirato dai giovani poeti e soprattutto da Kerouac, il quale scrive la prefazione del libro gli Americani di Robert Frank, «svizzero, discreto, gentile, con quella piccola macchina fotografica che fa spuntare e scattare con una mano, ha saputo tirare fuori dall’America un vero poema della tristezza».

E’ sempre la Pivano, la madrina della letteratura americana in Italia, che ci tramanda una bellissima descrizione della Beat, proprio durante la presentazione al pubblico italiano del romando Sulla Strada: «a questa dilagante massa di ragazzi reticenti e scontrosi, tristi e freddi, avidi d’affetto e in perpetua ricerca di una ragion d’essere, staccati senza speranza da “anziani” incomprensibili e che non li capiscono, aggrappati come a una fede a un ideale di vita intenso e libero da qualsiasi pregiudizio o sovrastruttura, appartengono gli scrittori della Beat Generation».

Allen Ginsberg era uno di loro e quando pubblica Howl, il romanzo viene censurato senza se e senza ma, l’editore Ferlinghetti arrestato e criticato aspramente dai benpensanti perché metteva in luce una realtà diversa, lontana dalle regole del maccartismo che voleva giovani puritani e conformi alle regole della società, tutto ciò che i giovani Beat scapestrati rinnegavano fortemente.

Gli scatti di Allen Ginsberg sono stati pubblicati nel volume Beat Memories: The Photographs of Allen Ginsberg.

Testo ©Claudia Stritof. All rights reserved.

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Davanti alla City Lights nel 1955: Bob Dolin, Neal Cassady, Allen Ginsberg, Robert La Vigne, Lawrence Ferlinghetti. Collezione Ginsberg. © Allen Ginsberg, Courtesy of Fahey/ Klei Gallery, Los Angeles.

Davanti alla City Lights nel 1955: Bob Dolin, Neal Cassady, Allen Ginsberg, Robert La Vigne, Lawrence Ferlinghetti. Collezione Ginsberg. © Allen Ginsberg, Courtesy of Fahey/ Klei Gallery, Los Angeles.

Neal Cassady con Ann Murphy nel 1960. © Allen Ginsberg, Courtesy of Fahey/ Klei Gallery, Los Angeles.

Neal Cassady con Ann Murphy nel 1960. © Allen Ginsberg, Courtesy of Fahey/ Klei Gallery, Los Angeles.

Peter Orlovsky, Jack Kerouac e William Burroughs a Tangeri nel 1957. © Allen Ginsberg, Courtesy of Fahey/ Klei Gallery, Los Angeles.

Peter Orlovsky, Jack Kerouac e William Burroughs a Tangeri nel 1957. © Allen Ginsberg, Courtesy of Fahey/ Klei Gallery, Los Angeles.

Neal Cassady e Nathalie Jackson davanti a un cinema di Dan Francisco nel 1955. © Allen Ginsberg, Courtesy of Fahey/ Klei Gallery, Los Angeles.

Neal Cassady e Nathalie Jackson davanti a un cinema di Dan Francisco nel 1955. © Allen Ginsberg, Courtesy of Fahey/ Klei Gallery, Los Angeles.

Allen Ginsberg, autoritratto nudo, Portland Seattle. © Allen Ginsberg.

Allen Ginsberg, autoritratto nudo, Portland Seattle. © Allen Ginsberg.

Lucien Carr, William Burroughs e Allen Ginsberg, New York City, 1944. © Allen Ginsberg, Courtesy of Fahey/ Klei Gallery, Los Angeles.

Lucien Carr, William Burroughs e Allen Ginsberg, New York City, 1944. © Allen Ginsberg, Courtesy of Fahey/ Klei Gallery, Los Angeles.

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