fotologia – CultMag https://www.cultmag.it Viaggi culturali Sun, 14 Feb 2021 21:58:56 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.1.6 104600578 Alinari: storia di un archivio https://www.cultmag.it/2019/06/19/alinari-storia-di-un-archivio/#utm_source=rss&utm_medium=rss https://www.cultmag.it/2019/06/19/alinari-storia-di-un-archivio/#respond Wed, 19 Jun 2019 06:41:29 +0000 https://www.cultmag.it/?p=6101 Di qualche tempo fa è la notizia che lʼarchivio fotografico Alinari non sarà più presente nella sua storica sede fiorentina di Via Nazionale, perché – come si legge sul sito della CGIL – il palazzo è stato venduto, il patrimonio è oggetto di trattativa e per una parte dei dipendenti vi sarà una cessazione dei rapporti di lavoro.

Una notizia che fa riflettere oggi, ma che già negli anni scorsi, aveva allarmato numerosi fotografi e studiosi come Gianni Berengo Gardin, Giovanna Calvenzi, Ester Coen, Mario Cresci, Mimmo Jodice, Bruno Toscano e Roberta Valtorta, i quali avevano espresso un accorato appello per la tutela e valorizzazione dell’archivio.

I libri della Fratelli Alinari, le mostre da loro curate, nonché l’organizzazione e la valorizzazione dell’archivio hanno rappresentato per molti appassionati e non, un punto di riferimento imprescindibile per la cultura italiana.

A livello personale, la mia passione nei loro confronti nasce da piccola, quando sfogliavo alcuni dei libri presenti nella mia libreria con immagini in bianco e nero che riportavano la dicitura Fratelli Alinari.

Sempre più incuriosita dallo scoprire chi fossero questi Alinari, una volta trasferitami a Firenze, ho iniziato a frequentare il Museo, fino al drammatico giorno in cui questo ha chiuso. Successivamente ho acquistato tutti i volumi di “Fotologia”, rivista imprenscindibile per una ricognizione sul passato e per lo studio della fotografia; poi due anni fa, finalmente, ho avuto l’occasione di assistere a un restauro nei loro laboratori grazie alla sincera disponibilità dimostratami da chi vi lavora con passione.

La storia dell’archivio è quella di tre fratelli, Leopoldo, Giuseppe e Romualdo, che nel 1852 aprono un laboratorio fotografico a Firenze e fondano, due anni più tardi, la società Fratelli Alinari.

La passione verso la fotografia nasce dopo aver studiato presso i calcografi Bardi e già nel 1856 pubblicano Photographies de la Toscane et des Ètats Romains, catalogo in un unico foglio che evidenzia quelli che sono i loro interessi verso il patrimonio artistico italiano, in unʼepoca in cui lʼItalia era ancora un paese frammentato e in attesa di essere unificato. 

Il prestigio degli Alinari cresce smisuratamente, i tre fratelli aprono diverse filiali e sono sempre alla ricerca di novità, così da instaurare una fitta rete di scambi internazionali che permette loro di acquisire un patrimonio archivistico di inestimabile importanza, tenendosi aggiornarti sulle ultime novità tecnico-scientifiche ma anche culturali, creando in Italia, un vivace cenacolo di appassionati e continui confronti con istituzioni pubbliche e private.

All’epoca, nello storico palazzo di Via Nazionale, in cui gli Alinari si trasferiscono nel 1863, lavorano circa trenta dipendenti con un’organizzazione ben strutturata, molto rigida, in cui vi sono laboratori di sviluppo, la stamperia, l’archivio e la sala posa (frequentata giornalmente da illustri personaggi italiani e stranieri), e inoltre a questo affiancavano anche un’importante attività di ricognizione sul patrimonio culturale, come testimonia la prima celebre campagna fotografica della Cappella Sistina, avvenuta nel 1890.

Dopo una serie di sfortunate morti in casa Alinari, la ditta dal 1890 passa in mano di Vittorio, il figlio di Leopoldo, intellettuale colto e raffinato, che inizia anche la pubblicazione di importanti volumi ispirati alla letteratura nazionale, come la Divina Commedia e il Decameron. 

Nonostante il fermento che anima l’entusiasta Vittorio, questo viene meno quando muore il piccolo figlio Carlo, dramma personale che porta l’erede di Casa Alinari a cedere la società alla Fratelli Alinari I.D.E.A. (Istituto di edizioni artistiche), il cui archivio viene salvato da 94 azionisti di cui ognuno deteneva il 5% del capitale.

Fratelli Alinari, La creazione di Adamo, affresco, Michelangelo Buonarroti (1475-1564), Volta della Cappella Sistina, Musei Vaticani, Città del Vaticano, 1890 ca. ©Archivi Alinari, Firenze.

Siamo giunti alla data del 1920 e i negativi catalogati sono più di 70.000, un patrimonio di inestimabile valore, dal punto di vista qualitativo, documentario, artistico e per la divulgazione scientifica, perché allʼinterno dellʼarchivio, con il passare del tempo, sono entrati a far parte innumerevoli fondi o singole immagini, come l’archivio Anderson e Brogi (acquistati dal Senatore Giorgio Cini), oppure con l’attuale proprietà, che vede Claudio De Polo alla direzione, se ne sono aggiunti molti altri come quello di Italo Zannier, Von Gloeden, Michetti, Lattuada o Wulz. Per non dimenticare le meravigliose cornici – da quelle più sontuose a quelle più povere dei pescatori bretoni -, i dagherrotipi, le innumerevole camere e strumenti ottici e i tantissimi album fotografici con le legature in legno, in lapislazzuli e molto altro ancora.

Quello nell’archivio Alinari è un viaggio nel tempo, fatto di racconti, alcuni già narranti, altri ancora da scoprire… se solo ci fermiamo a cercare, osservare e conoscere, ma anche a SALVAGUARDARE e CUSTODIRE.

Gli archivi sono una fonte inestimabile di conoscenza, fondamentale per la crescita culturale del paese, ma spesso vengono abbandonati al loro destino, così come spesso viene dimenticata la catalogazione del patrimonio, lo studio dello stato conservativo delle opere, la loro messa in sicurezza e di conseguenza la loro valorizzazione. Tematiche che gli addetti ai lavori conosco bene, ma che forse dovrebbero interessare tutti, diventando argomento centrale nella nostra attualità.

L’Archivio Alinari ha sicuramente contribuito a creare la Cultura nel nostro paese e, come scrivono i dipendenti della Fratelli Alinari, «vogliamo domandarci pubblicamente quali saranno le sorti del patrimonio e soprattutto delle risorse umane che da anni si sono occupate della sua valorizzazione, sviluppando con esso un forte rapporto identitario».

La domanda che si pongono i dipendenti è una: «cosa seguirà quindi al più grande trasloco di fotografia al mondo»? E a questa ne vogliamo aggiungere un’altra: cosa sarà delle persone il cui rapporto di lavoro cesserà e che fino a oggi sono state alle dipendenze degli Alinari?

La sede verrà sgomberata entro il 30 giugno e al suo posto troveranno posto venti appartamenti, molti dei quali già venduti. La Regione Toscana ha dichiarato di voler acquistare il fondo (e il tavolo di discussione sembra essere già avviato), così come il Comune, disposto dalle ultime notizie di voler trovare un luogo adatto alla sua consultazione. L’importante è che tutte le Istituzioni competenti intervengano con un’azione comune, garantendo così la sopravvivenza e l’accessibilità all’importante Archivio dei Fratelli Alinari, fondamentale per lo studio e la conoscenza collettiva.

Attenderemo con ansia ulteriori aggiornamenti.

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Ringrazio il preparato personale dell’archivio per il confronto rispetto ad alcuni approfondimenti e per la disponibilità dimostratami a suo tempo. Esperienza unica.

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Testo di ©Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.
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