Jack Kerouac – CultMag https://www.cultmag.it Viaggi culturali Sat, 13 Feb 2021 22:53:27 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.1.6 104600578 Gli Americani di Robert Frank https://www.cultmag.it/2017/01/10/gli-americani-di-robert-frank/#utm_source=rss&utm_medium=rss https://www.cultmag.it/2017/01/10/gli-americani-di-robert-frank/#respond Tue, 10 Jan 2017 09:30:16 +0000 https://www.cultmag.it/?p=4364 Jack Kerouac nella prefazione al libro Gli Americani di Robert Frank scrive: «Chi non ama queste immagini, non ama la poesia […] Robert Frank, svizzero, discreto, gentile, con quella piccola macchina fotografica che fa spuntare e scattare con una mano, ha saputo tirar fuori dall’America un vero poema della tristezza». Con queste semplici parole Kerouac esalta non solo la singolare tecnica dell’amico fotografo della Beat Generation – il quale coglie furtivamente immagini lungo le strade americane degli anni Cinquanta – ma sottolinea l’enorme valenza psicologica e sociologica che traspare dalle bellissime immagini del fotografo svizzero. Istanti fugaci di una vita che poi così speciale non è, ma che trova la sua vera bellezza e unicità nella semplice quotidianità dell’esistenza stessa.

Robert Frank, Rodeo, Detroit, Michigan, 1955

Il libro con il titolo Les Américains di Robert Frank è stato pubblicato per la prima volta nel 1958 in Francia dall’editore Robert Delpire, mentre l’anno seguente è edito dalla Grove Press negli Stati Uniti; il volume contiene scatti epifanici colti on the road  “quando il sole picchia forte […] e ti arriva la musica di un jukebox o quella di un funerale che passa. È questo che ha catturato Robert Frank nelle formidabili foto scattate durante il lungo viaggio attraverso qualcosa come quarantotto stati”. È il 1955 quando il fotografo si mette in viaggio a bordo di una macchina cigolante e malmessa con la moglie e i figli ed è in questa occasione – grazie a una borsa di studio ricevuta dalla Fondazione Guggenheim – che realizza un resoconto nudo e crudo di un’America contraddittoria colta nello scorrere incessante della vita di periferia: uomini e donne intenti a osservare un rodeo, stazioni di servizio, tram con a bordo i  passeggeri che curiosi osservano il fotografo, insegne di legno, manifesti pubblicitari, strade deserte e polverose, market di periferia, funerali e bande di paese. La serie composta da ottantatré scatti d’immensa intensità emotiva, si discosta da tutti i reportage fotografici precedenti, configurandosi invece come un racconto visivo tagliente e fedele al reale che non a caso è stato d’ispirazione per le successive generazioni di fotografi di reportage. Come ebbe a dire Elliott Erwitt in un’intervista: “Le immagini di Robert Frank potrebbero colpire qualcuno come sciatte – l’estensione dei toni non è giusta e cose del genere – ma sono di gran lunga superiori alle immagini di Ansel Adams per quanto riguarda la qualità, perché la qualità di Ansel Adams, se posso dirlo, è essenzialmente la qualità di una cartolina. Ma la qualità di Robert Frank è una qualità che ha qualcosa a che fare con ciò che egli sta facendo, con quella che è la sua mente”.

Robert Frank, Funerale, St.Helena, South Carolina, 1955

Il libro Gli Americani è diventato una pietra miliare dell’editoria fotografica perché le sue immagini riescono ad afferrare il trascorrere del tempo, nulla è eclatante nelle fotografie di Robert Frank ma tutto è rivelatorio: dai momenti di apatia a quelli di tristezza, da quelli di ilarità a quelli di gioia; non è l’istante decisivo di un qualche accadimento importante ma è la semplicità del qui e ora, del momento vissuto e colto empaticamente dal fotografo. Un concetto ben chiaro nella poetica di Robert Frank che afferma “le fotografie parlano di fotografia, dell’artista, delle sue immagini, di noi. Come tutta la grande arte che racconta la condizione umana, porta in sé l’identità dell’artista. Non sono vedute anonime. Non sono posti e gente anonimi. Sono le parole del poeta, sontuosamente ambigue e perfettamente bilanciate”. Le fotografie de Gli Americani, ancor oggi rimangono una testimonianza viva e un “poema per immagini” dedicato alla vita on the road e al fermento delle strade americane; fino al 19 febbraio l’intera serie sarà esposta alla Galleria Forma Meravigli di Milano, dov’è anche possibile ammirare, in una sala appositamente dedicata, stralci del testo originale e alcune delle edizioni pubblicate dal 1958 in poi, tra cui quella italiana con la copertina illustrata da Saul Steinberg. L’esposizione è accompagnata dall’omonimo libro pubblicato da Contrasto Editore.

Testo di Claudia Stritof pubblicato su Juliet art magazine online, 7 gennaio 2017.

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Gli Americani di Robert Frank
30 novembre 2016 – 19 febbraio 2017
Forma Meravigli
Via Meravigli 5, 20123 Milano
www.formafoto.it?utm_source=rss&utm_medium=rss

Robert Frank, Comizio politico, Chicago, 1956

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La Beat Generation attraverso le fotografie di Allen Ginsberg. https://www.cultmag.it/2016/01/25/la-beat-genaration-attraverso-le-fotografie-di-allen-ginsberg/#utm_source=rss&utm_medium=rss https://www.cultmag.it/2016/01/25/la-beat-genaration-attraverso-le-fotografie-di-allen-ginsberg/#comments Mon, 25 Jan 2016 09:23:45 +0000 https://www.cultmag.it/?p=2866 «Ho visto le più belle menti della mia generazione distrutte dalla follia, affamate in una nudità isterica, trascinarsi all’alba per le strade negre in cerca di un coito stizzoso […] con sogni, droghe, incubi del risveglio, alcool e balli a non finire […] fare settantadue ore di macchina per sentire se io o tu o lui avevamo avuto una visione che ci facesse conoscere l’Eternità». In molti conosceranno questi famosi versi di Howl, poesia scritta da Allen Ginsberg nel 1956, ma non tutti sanno che Ginsberg fu anche un eccellente fotografo.

Grazie a lui ci sono pervenute le fotografie di un’epoca d’oro, quella della Beat Generation in tutta la sua intensità e stravaganza. Nulla è sfuggito al suo obiettivo indagatore: le città confusionarie dell’America degli anni Cinquanta, i lunghi viaggi in macchina on the road, le strade solitarie, le manifestazioni per la pace e ancora le letture pubbliche dei romanzi e l’intero clima dell’epoca segnato da una politica conservatrice e da desideri giovanili di libertà.

Con la sua Kodak, Ginsberg ha ritratto le più belle menti di quell’importante periodo culturale: Jack Kerouac, il bello e maledetto Neal Cassidy, William Burroughs autore dell’intramontabile Pasto Nudo e poi Hal Chase, Lucien Carr e Lawrence Ferlinghetti. Quello che più colpisce nelle fotografie di Ginsberg è l’assoluta vicinanza ai soggetti ritratti, la complicità instaurata con essi a testimonianza della loro grande amicizia, che poi si riflette anche negli scritti e in primis in On the Road, romanzo simbolo della Beat Generation, scritto da Jack Kerouac, che non è solo un romanzo ma un diario di viaggio dei loro giorni migliori e delle loro esperienze. Stesso punto di vista si ha nelle fotografie di Ginsberg: dirette, alcune sfocate e altre fuori fuoco, dalla composizione non proprio perfetta e colte di sfuggita, così come Fernanda Pivano descrive i versi di Howl, gli scatti sono «spogli e purissimi, appoggiati soprattutto al ritmo, e in un certo senso, popolari». E’ una fotografia diaristica, presa di getto, nel vortice della vita, idea che viene rafforzata dalle parole scritte nella cornice bianca delle fotografie, come ad incorniciarle in un racconto intimo e privato, annotando ricordi e momenti.

Non a caso le sue immagini si richiamano a quelle di Robert Frank, amico dei Beat, apprezzato e ammirato dai giovani poeti e soprattutto da Kerouac, il quale scrive la prefazione del libro gli Americani di Robert Frank, «svizzero, discreto, gentile, con quella piccola macchina fotografica che fa spuntare e scattare con una mano, ha saputo tirare fuori dall’America un vero poema della tristezza».

E’ sempre la Pivano, la madrina della letteratura americana in Italia, che ci tramanda una bellissima descrizione della Beat, proprio durante la presentazione al pubblico italiano del romando Sulla Strada: «a questa dilagante massa di ragazzi reticenti e scontrosi, tristi e freddi, avidi d’affetto e in perpetua ricerca di una ragion d’essere, staccati senza speranza da “anziani” incomprensibili e che non li capiscono, aggrappati come a una fede a un ideale di vita intenso e libero da qualsiasi pregiudizio o sovrastruttura, appartengono gli scrittori della Beat Generation».

Allen Ginsberg era uno di loro e quando pubblica Howl, il romanzo viene censurato senza se e senza ma, l’editore Ferlinghetti arrestato e criticato aspramente dai benpensanti perché metteva in luce una realtà diversa, lontana dalle regole del maccartismo che voleva giovani puritani e conformi alle regole della società, tutto ciò che i giovani Beat scapestrati rinnegavano fortemente.

Gli scatti di Allen Ginsberg sono stati pubblicati nel volume Beat Memories: The Photographs of Allen Ginsberg.

Testo ©Claudia Stritof. All rights reserved.

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Davanti alla City Lights nel 1955: Bob Dolin, Neal Cassady, Allen Ginsberg, Robert La Vigne, Lawrence Ferlinghetti. Collezione Ginsberg. © Allen Ginsberg, Courtesy of Fahey/ Klei Gallery, Los Angeles.

Davanti alla City Lights nel 1955: Bob Dolin, Neal Cassady, Allen Ginsberg, Robert La Vigne, Lawrence Ferlinghetti. Collezione Ginsberg. © Allen Ginsberg, Courtesy of Fahey/ Klei Gallery, Los Angeles.

Neal Cassady con Ann Murphy nel 1960. © Allen Ginsberg, Courtesy of Fahey/ Klei Gallery, Los Angeles.

Neal Cassady con Ann Murphy nel 1960. © Allen Ginsberg, Courtesy of Fahey/ Klei Gallery, Los Angeles.

Peter Orlovsky, Jack Kerouac e William Burroughs a Tangeri nel 1957. © Allen Ginsberg, Courtesy of Fahey/ Klei Gallery, Los Angeles.

Peter Orlovsky, Jack Kerouac e William Burroughs a Tangeri nel 1957. © Allen Ginsberg, Courtesy of Fahey/ Klei Gallery, Los Angeles.

Neal Cassady e Nathalie Jackson davanti a un cinema di Dan Francisco nel 1955. © Allen Ginsberg, Courtesy of Fahey/ Klei Gallery, Los Angeles.

Neal Cassady e Nathalie Jackson davanti a un cinema di Dan Francisco nel 1955. © Allen Ginsberg, Courtesy of Fahey/ Klei Gallery, Los Angeles.

Allen Ginsberg, autoritratto nudo, Portland Seattle. © Allen Ginsberg.

Allen Ginsberg, autoritratto nudo, Portland Seattle. © Allen Ginsberg.

Lucien Carr, William Burroughs e Allen Ginsberg, New York City, 1944. © Allen Ginsberg, Courtesy of Fahey/ Klei Gallery, Los Angeles.

Lucien Carr, William Burroughs e Allen Ginsberg, New York City, 1944. © Allen Ginsberg, Courtesy of Fahey/ Klei Gallery, Los Angeles.

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