mast – CultMag https://www.cultmag.it Viaggi culturali Thu, 27 Sep 2018 11:48:09 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.1.6 104600578 Save the date | W. Eugene Smith: Pittsburgh. Ritratto di una città industriale https://www.cultmag.it/2018/09/27/save-the-date-w-eugene-smith-pittsburgh-ritratto-di-una-citta-industriale/#utm_source=rss&utm_medium=rss https://www.cultmag.it/2018/09/27/save-the-date-w-eugene-smith-pittsburgh-ritratto-di-una-citta-industriale/#respond Thu, 27 Sep 2018 11:48:09 +0000 https://www.cultmag.it/?p=5678 Tutto sembra tacere se osservato da lontano: il fiume Monongahela scorre silenzioso nella notte, sull’acqua increspata dal vento si scorge il riflesso delle alte ciminiere mentre nubi vaporose s’innalzano al cielo formando una coltre impenetrabile allo sguardo desideroso di stelle.

Un uomo sull’asfalto nero danza tra lapilli infuocati, un altro fuma una sigaretta in una fugace pausa dal lavoro e una donna, poggiata su un parchimetro, volge lo sguardo pensieroso verso la strada.

W. Eugene Smith, USA, 1918-1978
Area residenziale / City Housing, 1955-1957
Stampa ai sali d’argento / gelatin silver print 33.97 x 26.67 cm Gift of the Carnegie Library of Pittsburgh © W. Eugene Smith / Magnum Photos

Atmosfere evanescenti e volti inafferrabili, inquietante piacevolezza di un tempo che fu: questa è la sensazione che ho avuto al MAST di Bologna, osservando le fotografie di W. Eugene Smith,
acclamato fotoreporter americano che negli anni Cinquanta ha catturato in ogni suo più piccolo dettaglio la città di Pittsburg, in Pennsylvania.

Dalle vedute silenziose, all’immersione nella città, Smith non cela nulla di quel mondo ormai lontano dalla nostra contemporaneità. Sembra quasi udire le sonorità tipiche dell’epoca, quegli stessi suoni che all’incirca un decennio dopo Luigi Nono registrerà per comporre La FabbricaIlluminata: i rumori metallici provenienti dalle acciaierie, lo sfregare di lamiere simile al canto delle cicale durante un afoso pomeriggio estivo e il fragore cittadino che inonda in un sol colpo l’orecchio dell’ignaro scopritore della città dell’acciaio.

W. Eugene Smith, USA, 1918-1978
Operaio di un’acciaieria che prepara le bobine / Mill Man Loading Coiled Steel, 1955-1957 Stampa ai sali d’argento / gelatin silver print 22.86 x 34.61 cm Gift of the Carnegie Library of Pittsburgh, Lorant Collection. © W. Eugene Smith / Magnum Photos

Eugene Smith giunge a Pittsburgh nel marzo del 1955, per realizzare un servizio sul bicentenario della fondazione della città. Il lavoro sarebbe dovuto durare solo poche settimane, ma si protrasse diversi anni, diventando con il tempo il progetto più ambizioso del fotografo americano.

Come scrive il curatore della mostra, Urs Stahel, «W. Eugene Smith lottava per rappresentare l’assoluto. Ben lungi dall’accontentarsi di documentare il mondo, voleva catturare, afferrare, almeno in alcune immagini, niente di meno che l’essenza stessa della vita umana», e ciò che Smith incontra a Pittsburgh è un’umanità lavoratrice e speranzosa nel futuro, con la voglia di riscattarsi dalla fame e dalla disperazione dettata dalla povertà dei tempi.

W. Eugene Smith, USA, 1918-1978 Bambini che giocano tra Colwell Street e Pride Street, Hill District / Children playing at Colwell and Pride Streets, Hill District, 1955-1957 Stampa ai sali d’argento / gelatin silver print 34.61 x 23.18 cm Gift of the Carnegie Library of Pittsburgh, Lorant Collection © W. Eugene Smith / Magnum Photos

A fotografie di panorami, Smith, alterna volti cosparsi di fuliggine e gesti di grande ritualità e sacralità, singole immagini che come fossero tessere di un mosaico vanno a comporre un tappeto musivo di inestimabile bellezza, un ritratto corale, ricco di sfaccettature e di storie profonde.

All’epoca del servizio Smith ha trentasei anni ed è un acclamato fotoreporter, ma qualcosa inizia a turbarlo emotivamente: forse l’allontanamento da sua moglie Carmen e dai suoi quattro figli, forse la rottura con le riviste con cui da sempre aveva collaborato, più probabilmente l’emersione di un vissuto interiore inquieto che portava con sé da ormai troppo tempo.

Giunto a Pittsburgh, la sua anima ribelle, perfezionista e indagatrice, s’immerge alla scoperta di nuove profondità sociali: osserva e studia la storia della città e i suoi abitanti.

Nel primo mese scatta pochissime immagini, vuole capire cosa lo ha portato lì e cosa si cela nei meandri di questo Tartaro contemporaneo. Vuole cogliere il clima di incertezza e transitorietà che la città vive quotidianamente, non lasciandosi fuggire nulla: dai quartieri di nuova costruzione con villette a schiera, fino alla povertà delle baracche dei sobborghi operai.

W. Eugene Smith, USA, 1918-1978
Edilizia residenziale / Housing & Construction, 1955-1957 Stampa ai sali d’argento / gelatin silver print 33.34 x 25.40 cm Gift of the Carnegie Library of Pittsburgh, Lorant Collection © W. Eugene Smith / Magnum Photos

La mostra W. Eugene Smith: Pittsburgh. Ritratto di una città industriale al MAST di Bologna è un racconto fatto attraverso 170 stampe vintage di inestimabile bellezza sociale e culturale, provenienti dalla ricca collezione del Carnegie Museum of Art di Pittsburgh, che testimoniano l’impresa titanica compiuta dal grande fotoreporter William Eugene Smith, proprio nell’anno in cui ricorre il
centenario della sua nascita e il quarantennale dalla sua scomparsa.

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W. Eugene Smith Pittsburgh Ritratto di una città industriale

QUANDO: fino al 16 settembre 2018
DOVE: MAST. | via Speranza 42, Bologna
INFO: mast.org

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Articolo di Claudia Stritof per FrizziFrizzi (10 settembre 2018)

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Jakob Tuggener, il poeta visivo dei contrasti https://www.cultmag.it/2016/03/11/jakob-tuggener-il-poeta-visivo-dei-contrasti/#utm_source=rss&utm_medium=rss https://www.cultmag.it/2016/03/11/jakob-tuggener-il-poeta-visivo-dei-contrasti/#respond Fri, 11 Mar 2016 08:51:34 +0000 https://www.cultmag.it/?p=3785 Un’anteprima assoluta per l’Italia è la mostra dedicata al fotografo svizzero Jakob Tuggener inaugurata presso gli spazi del MAST – Manifattura di arti, sperimentazione e tecnologia di Bologna, in occasione di Artefiera. Nato a Zurigo nel 1904, Tuggener è stato un fotografo unico nel suo genere, dando vita a un archivio d’immagini di notevole importanza per l’apprezzamento del clima d’inizio Novecento in Europa.

La rassegna, curata da Martin Gasser e Urs Stahel, si configura come duplice esposizione incentrata su due importanti lavori: Fabrik 1933-1953. Poetica e impronta espressionistica nelle immagini industriali e Nuits de bal 1934-1950. I balli nell’alta società elvetica e il lavoro invisibile, attraverso i quali i due curatori hanno voluto porre l’accento sulla poliedricità artistica di Jakob Tuggener, non solo encomiabile fotografo ma un vero “poeta dell’immagine”. Come ha esaustivamente scritto il critico Max Eichenberger: «un singolare alchimista che, pur se in quantità ridotte, è in grado di tramutare il piombo in oro», sottolineando la peculiarità più grande del fotografo svizzero, in qualità di attento osservatore della quotidianità, subito trasposta in poesia visiva grazie alla grande sensibilità fotografica, pittorica e cinematografica.

La serie Fabrik, comprende 150 stampe originali, tratte sia dall’omonimo libro fotografico edito nel 1943, sia da altre immagini di lavoratori catturate in viaggio per il paese. Quella di Jakob Tuggener è un’indagine sociale ad ampio spettro sui lavoratori dell’industria bellica in Svizzera durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale che, oltre a ripercorrere la storia dell’industrializzazione del suo paese, pone importanti interrogativi sul «potenziale distruttivo del progresso tecnico indiscriminato il cui esito, secondo l’autore, era la guerra in corso, per la quale l’industria bellica svizzera produceva indisturbata». Da questa sezione dedicata al mondo dell’industria – e in qualche modo più attenta ai temi sociali quali il lavoro, la guerra e le condizioni di vita degli operai – il percorso espositivo prosegue sotto forma di proiezione, con la serie Nuits de bal. Scatti seducenti in cui i soggetti sono donne e uomini dell’alta società elvetica intenti a danzare per tutta la notte sulle note di un pianoforte in una sala da ballo.

Senza mai tradire la sua natura indagatrice, il fotografo ancora una volta esplora la società nel suo complesso e con assoluta naturalezza ne coglie gesti e movenze che sembrano scorrere sugli schermi come fossero un film muto. Da subito si percepisce il clima di festa emanato da questi luoghi: la purezza dei cristalli e delle sete bianche, la sensualità delle schiene nude e la morbidezza dei pellicciotti indossati dalle eleganti signore, come anche l’ilarità e la gaiezza del momento. Ma ciò che non sfugge è ancora una volta il contrasto tra questi sfarzosi elementi e la compostezza dei lavoratori invisibili – musicisti, camerieri, cuochi, maître e valletti – che per tutta la notte vegliano silenziosamente sugli ospiti. Il poeta della «seta e delle macchine» come Tuggener stesso ebbe modo di affermare, in cui gli opposti diventano un modo di guardare la realtà e di viverla intensamente «senza mai tralasciare le sfumature più tenui tra i due poli».

Questa su Jakob Tuggener è una mostra importante, un racconto visivo narrato dallo sguardo partecipe e mai disinteressato del fotografo, grazie al quale ci è stato tramandato il ritratto di un’epoca drammatica, del ventennio da lui vissuto. La mostra promossa dalla Fondazione MAST è realizzata in collaborazione con la Fondazione Jakob Tuggener di Uster e la Fondazione Svizzera per la fotografia di Winterthur.

Articolo di Claudia Stritof pubblicato su Juliet art Magazine (7 marzo 2016)

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Jakob Tuggener
MAST, via Speranza 40-42, Bologna
27 gennaio 2016 – 17 aprile 2016
www.mast.org?utm_source=rss&utm_medium=rss

Ballo ungherese, Grand Hotel Dolder, Zurigo, 1935 © Jakob Tuggener Foundation, Uster

Ballo ungherese, Grand Hotel Dolder, Zurigo, 1935 © Jakob Tuggener Foundation, Uster

Lavoro in caldaia 1935 © Jakob Tuggener Foundation, Uster

Lavoro in caldaia 1935 © Jakob Tuggener Foundation, Uster

15.TUGGENER Facciata fabbrica Oerlikon_1

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