morte – CultMag https://www.cultmag.it Viaggi culturali Wed, 16 Feb 2022 07:59:39 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.1.6 104600578 La vibrante Essenza del Silenzio https://www.cultmag.it/2022/02/15/la-vibrante-essenza-del-silenzio/#utm_source=rss&utm_medium=rss https://www.cultmag.it/2022/02/15/la-vibrante-essenza-del-silenzio/#respond Tue, 15 Feb 2022 06:27:00 +0000 https://www.cultmag.it/?p=7039 Cos’è cambiato dopo otto anni dalla scomparsa di Mari?

È complesso dirlo, sopratutto in questo periodo della mia vita.

Cercare le esatte parole, gli intervalli e rimettere in ordine i pensieri in modo sensato è molto difficile.

La scrittura non fluisce da qualche tempo! È un dato di fatto e, quando questo accade, credo che l’unica soluzione possibile sia il silenzio, così da dare spazio alla comprensione.

Troppa acqua è passata sotto questi ponti e – come qualcuno di importante ha già teorizzato con il suo celebre Pánta rheî -, tutto scorre.

Fin qua non fa una piega; in che modo tutto sia mutato, ancora non si comprende bene, nonostante il disegno si stia definendo.

Ultimamente mi è capitato di studiare il Compianto sul Cristo morto di Lorenzo Lotto, conservato a Recanati.

Un’opera bellissima in cui il Cristo livido ed esanime campeggia in primo piano; esso è sostenuto da Giuseppe di Arimatea dagli occhi inumiditi dal pianto, dall’Angelo con lo sguardo sgomento, mentre Maria Maddalena porge il suo ultimo saluto al Redentore e, infine, Maria, la figura che più di tutte ha destato il mio interesse.

Di lei vediamo pochissimo perché avvolta nel pesante manto blu dietro cui nasconde il proprio dolore. Gli unici dettagli visibili sono lo zigomo e la fronte aggrottata, a sottolineare lo stato d’animo dilaniato alla vista del figlio morto.

Dettagli che hanno fatto riemergere in me il ricordo di alcuni momenti vissuti il 12 febbraio 2014, giorno in cui diedi l’ultimo bacio a mia sorella.

Nitida è l’immagine di mia madre che, dignitosa, ma con il cuore in frantumi, accolse amici, parenti e conoscenti nei giorni del funerale di Mari.

Lei soffriva immensamente e nonostante questo, non ha mai mostrato (pubblicamente) il minimo segno di cedimento.

Ricordo che quel giorno mi disse di non lasciarmi sopraffare dal fragore confuso e dalla disperazione, perché la parte più difficile sarebbe arrivata dopo, quando saremmo rimaste sole ad ascoltare l’assordante silenzio che avrebbe invaso la nostra quotidianità.

Lei, che già conosceva così profondamente il dolore,  con quelle parole aveva cercato di proteggermi.

Io, ignara, non potevo immaginare che il viaggio si sarebbe rivelato così devastante.

Susan Sontag, in Malattia come metafora, scrive: «Tutti quelli che nascono hanno una doppia cittadinanza, nel regno dello star bene e in quello dello star male. Preferiremmo tutti servirci soltanto del passaporto buono, ma prima o poi ognuno viene costretto, almeno per un certo periodo, a riconoscersi cittadino di quell’altro paese».

Proprio come aveva predetto mia madre – e già dotata del mio “passaporto meno buono” – l’assordante Silenzio suonò puntuale alla nostra porta e da quel momento, mano per la mano, iniziammo il nostro cammino in terre arse e desolate, in cui, nel corso di questi anni, ho provato sensazioni mutevoli e contrastanti.

Nella mia lunga peregrinazione emozionale, alla ricerca di qualcuno diverso da me, che potesse mettere fine all’insopportabile Nulla, a un certo punto ho deciso di non affidarmi più a nessuno, di crescere e di fare affidamento solo sulle mie sensazioni, imparando ad ascoltare ciò che prima non riuscivo a udire.

Non sopportavo il Silenzio che continuava a ingombrare la mia mente con rumori assordanti e senza uno spartito da seguire.

Vagare, lasciarsi trasportare, fidarsi, annullarsi… non sentirsi. Chiaramente questa non era la strada da percorrere.

Il Silenzio ha sembianze mutevoli, sta a noi saper godere del suo aspetto migliore, scrutandolo dalla giusta prospettiva.

D’altro canto il silenzio sul pentagramma è rappresentato proprio con una “pausa” e, come afferma il fisico Gianni Zanarini, «nella musica come nel linguaggio, il silenzio è condizione necessaria per l’ascolto. È una pausa di silenzio quella che separa una parola dall’altra, una frase dall’altra, o anche una nota dall’altra, un motivo musicale dall’altro».

Il silenzio è un passaggio necessario affinché la parola o la musica possano esistere, diventando un’esperienza totalizzante se ci si ferma ad ascoltarlo.

Battiti di cuore, gesti, il proprio mutevole respiro… quello che credevo essere assordante silenzio, nella solitudine dei miei pensieri, ha manifestato la sua più vibrante Essenza e Presenza.

Dal nulla è emerso un suono, un battito vitale; seguito a breve distanza da un gong, il cui suono ha echeggiato nella radura vulcanica invadendo l’Essere.

Oggi non cerco più di sciogliere i fili, alla fine la musica risuona nell’anfiteatro, nonostante questi siano intricati e disordinati… proprio come avviene nel live da Pompei dei Pink Floyd.

Pink Floyd, Live da Pompei

Se dovessi descrivere ciò che io chiamo l’armonia del Silenzio, la sensazione che più si avvicina a tale stato, è proprio Echoes… su queste note proseguo il mio viaggio in terre sconosciute, circonfusa dalla luce delle persone che mi stanno accanto e che per primi hanno compreso il Silenzio e talvolta il mio bisogno di Solitudine.

Otto anni fa – in questi stessi giorni – baciavo la mano fredda di mia sorella e il mio Essere si annullava.

Oggi invece chiudo gli occhi e resto in contemplazione di un ancestrale melodia, la quale, sempre più, spero mi possa avvicinare a quella stessa compostezza e bellezza, che vedo nella persona che più amo.

Testo e vita di @Claudia Stritof.
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Il tempo per dirsi addio https://www.cultmag.it/2018/08/30/addio/#utm_source=rss&utm_medium=rss https://www.cultmag.it/2018/08/30/addio/#respond Thu, 30 Aug 2018 08:09:48 +0000 https://www.cultmag.it/?p=5632 Quando si vivono momenti di tristezza non si riesce a controllare il proprio pensiero razionalmente, ma ci si sente bloccati, come se ci si trovasse a vagare in un girone dell’inferno senza una via d’uscita.
Capita che la mente si ritrovi come sotto un lento attacco ipocondriaco “da passato riemerso” e che presa alla sprovvista non sappia gestire la situazione.
Questi giorni sono stati densi, inaspettati e totalizzanti poiché mi sono trovata ancora una volta ad osservare il dolore nel volto delle persone che mi circondavano e condividerlo con loro.
I racconti ascoltati, le paure, l’angoscia e l’incertezza di chi rimane è familiare a chi ha già sperimentato il senso profondo della perdita… Eppure quando pensi di essere uscita indenne da certi pensieri e certi “ricordi tristi”, ecco che all’improvviso questi riemergono e ti ritrovi ad essere impaurita da tutto ciò che ti sta accanto.
La paura di perdere le persone che ami da un momento all’altro senza poter far nulla, la paura di star male, la paura di veder soffrire chi vuoi bene, la paura di un domani incerto e degli avvenimenti incontrollabili.
Esistono delle “recidive di dolore” che nascono dalla sofferenza altrui, ma questo è un dolore diverso rispetto a quello vissuto in prima persona. Non è la tristezza quotidiana, né quello intenso dell’ultimo bacio, ma è altro per forma e contenuto emotivo.
Un intreccio di malinconia e dispiacere unito alla paura delle sensazioni provate in passato e ora riecheggiate dalla nuova perdita. Freud lo chiamava il “ritorno del rimosso”: un ricordo riemerso da un oblio profondo, che con tanta fatica si è cercato di dimenticare ma che per un evento consimile è riemerso con tutta la sua carica perturbante.
Questo non si manifesta immediatamente, perché la voglia di stare accanto a chi vuoi bene prevale, ma qualcosa dentro di te si smuove e quando si rimane soli i pensieri iniziano a prendere forma nei meandri oscuri della mente.

In questi giorni mi sono chiesta più volte cosa sia il tempo…

Il “tempo quotidiano” che ti insegna pian piano a far pace con te stessa, quello del tragitto per arrivare sul luogo di lavoro, quello passato tra gli scaffali del supermercato.

Il “tempo lento” delle ore interminabili prima di un esame, del viaggio verso casa, della notte passata in ospedale al capezzale della persona a cui si vuole bene, e infine, il “tempo fulmineo” delle ore passate piacevolmente a chiacchierare, delle cene in famiglia o delle serate con gli amici.
Il tempo è vissuto sempre con soggettività, a tratti veloce, a tratti interminabile: è questo il vero paradosso, il suo essere sempre in eccesso o in difetto, quando ad essere messi in gioco sono sentimenti importanti della propria vita.

Più che il tempo “quotidiano” o il tempo “eterno”, mi piace pensare al tempo cairologico, al momento giusto, opportuno, quel momento che noi giudichiamo essere speciale per una qualche ragione.
Non un tempo quantitativo, come successione di istanti ed eventi, ma una qualità della vita e dei sentimenti che, in positivo o in negativo, rimangono dentro di sé andando a costituire la nostra vera essenza.
Proust, in quel gran capolavoro che è La recherche, scriveva: «troviamo di tutto nella nostra memoria: è una specie di farmacia, di laboratorio chimico, dove si mettono le mani a caso, ora su una droga calmante, ora su un veleno pericoloso», ed è esattamente così.
I nostri ricordi, nettare vitale dell’esistenza, quando riemergono possono far sorgere una moltitudine di sensazioni, dal sorriso sulle labbra alle lacrime negli occhi e, ahimè, in questi giorni sono riemerse le lacrime…

Mario. Un omino magro, con il cappello in testa e il papillon al collo. Un omino simpatico, che era anche un uomo grande e forte, anche se dal fisico gracile e mingherlino.
Silvana. Una signora d’altri tempi, sempre con i tacchetti, i capelli ben curati e i vestiti eleganti. Anche lei era gracilina, soprattutto in questo ultimo periodo. Erano entrambi due lottatori. Entrambi hanno vinto importanti battaglie ma soprattutto le hanno combattute. Due vite vissute pienamente. Due vite scomparse improvvisamente a poche ore di distanza l’una dall’altra.

Il tempo della trista mietitrice, in questo caso, è stato fulmineo, al contrario di quello da me vissuto tramite i ricordi negli ultimi giorni. Un tempo fatto dal ricordo delle ore trascorse insieme, di discorsi densi, di abbracci dati e di risate.

Dopo questo scritto, lento e ponderato, le paure aleggiano ancora su di me ma in forma più lieve… ciò che ho cercato di fare è cambiare il punto di vista, un pò come ci mostra Anselm Kiefer nel suo Sol Invictus. Certamente l’artista ci fa vedere la caducità della vita e la fragilità dell’esistenza, ma non per farci esperire la mera morte del corpo, ma la rinascita e la rigenerazione dell’uomo.
Il girasole, con il suo capo reclinato in maestoso silenzio sul corpo celebra l’ultimo triste commiato alla transitorietà e sottrae l’uomo – così come allo stesso modo fanno i nostri ricordi – all’ineluttabile passare del tempo sublimandolo eternamente all’ordine universale.
«Il tempo è troppo lento per coloro che aspettano, troppo rapido per coloro che temono, troppo lungo per coloro che soffrono, troppo breve per coloro che gioiscono, ma per coloro che amano il tempo è eternità», non ricordo dove ho letto questa frase, causa la mia passione sfrenata per i post-it, ma il succo è questo, quello che si dovrebbe fare è solo amare il proprio tempo perché altro non significa che vivere la propria vita intensamente e liberamente, assaporandone la vera essenza circondandoci delle persone a noi care.

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Anselm Kiefer, Sol Invictus, 1995.

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Testo e vita di ©Claudia Stritof
Immagine di copertina @Anselm Kiefer, The Orders of the Night, 1996.
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Tre anni senza te… https://www.cultmag.it/2017/02/12/tre-anni-senza-te/#utm_source=rss&utm_medium=rss https://www.cultmag.it/2017/02/12/tre-anni-senza-te/#comments Sun, 12 Feb 2017 09:43:28 +0000 https://www.cultmag.it/?p=4512 3 anni… in alcuni momenti mi sembra un’infinità di tempo come se fossero passati secoli da quel 12 febbraio 2014.

Non scorderò mai il momento in cui è andata via: ero sul terrazzo che parlavo al telefono con il mio migliore amico e ho chiuso la chiamata improvvisamente. Non scorderò la disperazione sul volto di mia madre, né le mani di mio zio che angosciosamente toccavano i miei capelli mentre io accarezzavo la guancia di Mari per l’ultima volta. Non scorderò mai quello che ho provato e che mi è impossibile raccontare perché troppo forte e ancora troppo doloroso per me.

Dopo tre anni concretizzare le parole è difficile perché non so dire cosa sia cambiato, ma io sono diversa e i miei occhi anche. Ne ho avuto la certezza qualche giorno fa quando un’amica ha commentato una mia foto che risale a circa quattro anni fa e che aveva scattato proprio Marinella: «Bonita!! E di più l’occhio ridente». La cosa mi ha fatto riflettere perché questa semplice frase denota una realtà a cui non posso sfuggire: i miei occhi sono diversi e lo saranno per sempre. Come ha detto mia cugina: “non possono essere  gli stessi, e Cla, i tuoi non lo sono già da tanto tempo”.

Da 3 anni vivo a fasi alterne come se ogni tanto dentro di me venisse a mancare la corrente o al contrario fossi in sovraccarico di emozioni.

Fino a qualche tempo fa ero ossessionata dal ricordo della malattia, che purtroppo quando emerge mi allontana dai momenti felici passati insieme a lei. Per fortuna però questi ultimi stanno iniziando a riemergere, anche se al momento sono pochi.

I miei “ricordi felici” sono giunti in un momento banale ed erano anch’essi pensieri che qualcuno giudicherebbe futili e che invece mi hanno fatto sorridere. Piccoli e timidi flashback felici che speri non finiscano mai per poter indugiare nei ricordi di te e lei insieme.

Il ritorno dei miei fragili flashback ha coinciso con il rinascere del mio sorriso. E’ molto strano spiegarlo ma era come se mi fossi persa: ricordavo la malattia e il suo dolore ma non ricordavo Noi felici. Come se la malattia avesse obliato i miei ricordi: le orecchie da renna che indossavamo a Natale, le nostre cene a base di Traminer o Muller, le mille ore che perdeva a farmi i capelli con la piastra, quando mi costringeva a indossare i tacchi e invece quando terrorizzata dalla sua guida pazza mi attaccavo alla maniglia della macchina.

Nella perdita di una persona cara ciò che viene a mancare è la quotidianità, i piccoli momenti di normalità e routine, che in realtà capiamo essere preziosi solo nel momento in cui non li abbiamo più. Ciò che cambia sono le emozioni e i sentimenti. Diventano contrastanti: vorresti essere felice ma non lo sei mai pienamente, hai quel sentimento dentro che fa male e non ci puoi fare nulla.

Banalmente, quando penso alle nostre giornate di shopping, il pensiero mi rende immensamente felice, ma allo stesso tempo, quando poi sono costretta a fare shopping da sola divento triste, perché lei era l’unica che riusciva a farmi comprare dei vestiti che non fossero neri.

Ogni tanto, guardando il nostro divano rosso, ripenso a quando dopo pranzo ci sdraiavamo lì e guardavamo un’infinità di programmi scemi, cosa che ormai mi capita raramente, ed è lì che ti accorgi che quei continui litigi per decidere cosa guardare facevano parte di te e che hai perso la tua parte “diversa” quella che ti faceva essere un pò più lei e che ti influenza positivamente nel tuo modo di essere.

Paulo Coelho in Adulterio scrive: «Che cosa c’è di sbagliato nella routine della quotidianità? A essere sincera, proprio niente. Solo… Solo il terrore segreto che tutto cambi all’improvviso, cogliendomi alla sprovvista» ed è quello che è successo a Noi. Tutto è cambiato improvvisamente e allora pensi che quella quotidianità non era poi così male.

Un pò di tempo fa a Padova mi è capitato di assistere a due scene meravigliose per quanto banali ma che hanno generato in me il ricordo che mi ha fatto sorridere.

Due ragazze – figlie di amici di famiglia – la mattina prima di andare a scuola avevano litigato per dei jeans non prestati. Scese dalla macchina: una camminava avanti e l’altra dietro senza mai parlarsi. La cosa ha suscitato in me tanta tenerezza perché lo stesso succedeva a noi: non si sa per quale ragione i vestiti un giorno venivano prestati con felicità, il giorno dopo invece diventavano motivo di litigio. Le ragazze non sanno che quel momento, benché caratterizzato dal risentimento, è in realtà un momento prezioso del loro vissuto, ed è giusto che non lo sappiano perché rappresenta la loro quotidianità.

Ma la storia delle due sorelle non finisce qui, infatti, il giorno dopo scherzavano e ridevano come se nulla fosse successo, come solo due sorelle possono fare perché si sa «le sorelle non hanno bisogno di parole. Hanno perfezionato un linguaggio di smorfie e sorrisi» che solo loro possono capire. Un legame indissolubile e profondo che cela in se quel pizzico di fanciullezza che solo una sorella può conoscere di te.

In questi tre anni mi sono persa nei miei pensieri, mi sono ritrovata, mi sono ripersa e ritrovata nuovamente. Cerco una strada, cerco di tramutare ciò che ho perso in qualcosa da raccontare agli altri perché è difficile raccontare se stessi quando si è persa una parte del proprio essere.

Credo che a 3 anni di distanza la mia mente sia confusa… che la mia ricerca nel capire perché ci sia successo questo non è mai giunta al termine e ti accorgi anche che la continua ricerca in alcuni momenti ti porta fuori strada. Sei qui ma non sei in nessun luogo e molti dei tuoi momenti ti ritrovi a viverli in solitudine.

Mi è capitato di raccontare la mia storia a persone appena conosciute in un ospedale, in un supermercato, su un treno e a mia volta ascoltare le loro. E’ più facile parlare con chi non si conosce perché non ci sono pregiudizi e paura, semplice partecipazione e onesta apertura dell’anima, probabilmente perché sai che quella persona non la rivedrai mai più.

Riflettendo sulla vita e sul percorso che ognuno di noi compie per giungere al proprio traguardo personale mi è tornato in mente un video dell’artista Giovanna Ricotta dal titolo Fai la cosa giusta.

Fai la cosa giusta… è una metafora che si svolge in tre fasi dell’esistenza in cui l’artista incarna la “moto-geisha-samurai”: la prima fase è la consapevolezza «del dover fare qualcosa», la fase intermedia è caratterizzata dalla “follia” creativa e per ultima la disciplina «che permette di arrivare alla meta compiendo la giusta azione».

In fin dei conti ciò che si deve ricercare nella vita, come nell’arte, è la concentrazione, credere che pensieri e azioni positive possano farci stare bene un domani e che la nostra genuina follia possa realmente farci scoprire la nostra strada. E’ dura, lo so, ma vale la pena provarci, cercare giorno per giorno di ricordare chi siamo stati, con chi lo siamo stati e come eravamo per capire chi stiamo diventando.

Vi lascio con un piccolo frammento di Noi, di Lei. Una conversazione avvenuta tra me e Mari quando già il male che ce l’ha portata via l’aveva aggredita, ma lei forte, bella e tenace non ha mai smesso di sognare. Di poter ricominciare a vivere e di lottare per ciò in cui credeva fermamente.

M: Comunque ieri ultimo esame!!! E da oggi vita nuova… Preparazione intensiva.
C: Bellezza. E io che non riesco a studiare.
M: E mi sento fiduciosa, vincerò presto il concorso. Il cervello mi funziona e sto imparando e studiando un casino di cose!!! Oggi vado anche a tagliare i capelli.
C: Iuuuu. E certo che vinci il concorso. Dobbiamo aprire anche una galleria d’arte.
M: Niente galleria…non ti finanzierò!!!! 😋😋
C: Seeeeee. Come no…

La nostra quotidianità. La sua forza, la nostra vita. Ciao Sister.

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Testo, pensieri e vita di Claudia Stritof.

MAMbo, Fai la cosa giusta (performance), Giovanna Ricotta – Foto di Marcello-Medici.

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Riposo assordante. https://www.cultmag.it/2016/01/14/riposo-assordante/#utm_source=rss&utm_medium=rss https://www.cultmag.it/2016/01/14/riposo-assordante/#respond Thu, 14 Jan 2016 18:42:28 +0000 http://claudiastritof.com/?p=1613 Notti insonni passate al tuo capezzale.

Ferma, immobile,

con la testa fasciata da un’aureola bianca macchiata di sangue.

Tubi estranei fuoriescono dalla  tua tempia e dal tuo naso.

Ore incessanti.

Un campanello suona, una luce lampeggia a intervalli regolari,

tutto succede vorticosamente.

Mal di testa! Grando 7.

Ti volti, mi guardi, mi chiedi aiuto.

Ti sorreggo la testa.

Liberati, dolce amore,

liberati dai verdi umori maligni.

Umori e malori.

Urla e fremiti.

Carezze silenziose, campanelli assordanti.

Su e giù per il corridoio.

Liquidi iniettati.

Un riposo breve.

Un riposo stanco.

Una veglia di amore,

 mio tenero angelo.

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Testo e immagini ©Claudia Stritof. All rights reserved.

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Charles Addams. La biografia del padre della famiglia più dark del mondo dei fumetti. https://www.cultmag.it/2015/10/31/charles-addams-una-biografia-del-padre-della-famiglia-piu-dark-del-mondo-dei-fumetti/#utm_source=rss&utm_medium=rss https://www.cultmag.it/2015/10/31/charles-addams-una-biografia-del-padre-della-famiglia-piu-dark-del-mondo-dei-fumetti/#comments Sat, 31 Oct 2015 18:24:39 +0000 http://claudiastritof.com/?p=2151 Halloween è una festività senza ombra di dubbio legata al mondo delle maschere macabre, dei fantasmi, della morte e della magia e che trova il suo emblema nella zucca intagliata, nei bambini vestiti da fantasma e nella frase dolcetto o scherzetto?

Nel mio paese in Calabria questa tradizione prende il nome di ‘mbiati morti, e ricordo che da piccoli con amici e compagni di classe ci vestivamo da zombie e quant’altro per fare il giro del paese e bussare alle porte di parenti e amici per farci regalare dolci e merendine, che tradizione vuole vengano offerti in suffragio delle anime dei defunti.

Spesso in questa ricorrenza prendevo ispirazione per il mio vestivo da Morticia, e oggi in occasione di tale ricorrenza, ho deciso di raccontarvi una storia che riguarda proprio La famiglia Addams, noto fumetto nato dal genio del celebre vignettista del The New Yorker, Charles Samuel Addams.

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Charles Addams è nato a Westfield, New Jersey nel 1912, trascorre un’infanzia da monello dallo humor alquanto particolare, iniziando ad interessarsi al disegno fin dalle scuole superiori, quando pubblica una delle sue prime vignette sulla rivista della scuola.

Crescendo Charles diventa un ragazzo elegante, adorabile e dai modi gentili, con i capelli pettinati all’indietro e dalla personalità carismatica ed è nel 1931 che si iscrive alla Grand Central School of Art di New York, approfondendo la sua passione verso il disegno. Nel 1933 all’età di 21 anni pubblica i suoi primi lavori sulla rivista The New Yorker, collaborazione duratura per la quale Charles Addams creerà numerose vignette di successo caratterizzate dai personaggi stravaganti ed eccentrici.

Con la morte del padre Charles abbandona l’università e inizia a lavorare per la rivista True Detective, dove ha il compito di ritoccare i cadaveri nelle foto che apparivano sulla rivista ma nel frattempo inizia una collaborazione continuativa con il New Yorker, per la quale disegnerà molte cover e molte strisce a fumetti e tra queste anche la storia de La famiglia Addams, che prenderà avvio dal 1938.

Durante la Seconda guerra mondiale Addams viene arruolato nel Signal Corps Photographic Center, con il ruolo di creare filmati di animazioni per la U.S. Army e da subito il talento del giovane fumettista è riconosciuto dai critici tanto che nel 1952 partecipa ad una mostra collettiva al Metropolitan Museum of Art di New York mentre nel 1956 è la volta della sua mostra personale al Museum of the City of New York.

Fester. ©Tee e Charles Addams Fondation

Fester. ©Tee e Charles Addams Fondation

Dopo due matrimoni finiti, Charles si sposa con Tee, vero nome di Marilyn Matthews Miller, con la quale starà insieme fino al giorno della sua morte, avvenuta nel 1988 a causa di un attacco di cuore davanti al suo appartamento sulla cinquantaquattresima strada a New York.

Come non amare Gomez, uomo distinto e di gran fascino amante dei sigari e dei trenini, Morticia con il suo lungo abito nero, sempre pronta a dispensare ai figli arguti consigli, Mercoledì una bambina seria e malinconica che ha una bambola dal nome evocativo come quello di Maria Antonietta mentre il fratello Pugsley è un ragazzino iperattivo amante di ghigliottine ed esplosivi. E poi c’e zio Fester che nelle vignette è lo zio di Morticia e che invece nel film diventa il fratello di Gomez, è panciuto con la testa pelata e gli occhi contornati da profonde occhiaie, la Nonna con i capelli crespi e bianchi, Lurch è il maggiordomo altissimo di casa Addams, e poi Mano e cugino Itt con l’indimenticabile massa di capelli e voce incomprensibile.

La famiglia Addams è stata, ed è una delle famiglie più amate della storia dei fumetti e della televisione, e a lei sono stati dedicati film e serie tv, raggiungendo il grande pubblico grazie alla nota serie televisiva andata in onda dal 1964 al 1966 e poi nel 1991 con l’uscita dell’omonimo film nel 1991 diretto da Barry Sonnenfeld.

All’incirca dieci anni dopo la morte di Charles, la moglie Tee ha inaugurato la Fondazione Tee e Charles Addams, inoltre ha donato 70 disegni alla New York Public Library, che ha allestito al terzo piano dell’edificio un’esposizione permanente dedicata al celebre fumettista.

Claudia Stritof

Disegni ©Tee e Charles Addams Fondation

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Le radici della memoria… un pensiero da lontano. https://www.cultmag.it/2015/05/24/le-radici-della-memoria-24-maggio-2005-24-maggio-2015/#utm_source=rss&utm_medium=rss https://www.cultmag.it/2015/05/24/le-radici-della-memoria-24-maggio-2005-24-maggio-2015/#respond Sun, 24 May 2015 15:35:38 +0000 http://claudiastritof.com/?p=1833 Quando guardo il film i Cento Passi mi vengono in mente molti pensieri, ma quelli che più fanno male riguardano la morte e la sofferenza che Peppino Impastato lascia nelle persone che lo hanno amato. Alla fine del film però non si può pensare “è solo un pellicola cinematografica” e continuare la propria vita come se niente fosse perchè questa è una storia vera, la storia dell’Italia che con la criminalità organizzata ha da sempre, o meglio, che da sempre avrebbe dovuto lottare. E’ una storia di lotta, di coraggio e di sofferenza. Ma questa non è la sola ad esserlo e non è la sola che merita di essere raccontata, ma come Peppino molte altre persone sono state uccise da una mano scellerata per il semplice fatto di aver gridato a voce alta i propri ideali. In questo momento a Siderno (città in provincia di Reggio Calabria, sulla costa jonica) sta avvenendo un evento bellissimo per quanto scaturito da un uccisione dolorosa, quella di Gianluca Congiusta.

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Io non posso essere lì, perché sono a Bologna, ma spero che le persone a cui tengo sappiano che sono con loro, e allora per ottemperare a questa mancanza cerco di spiegarvi cosa sia, con poche parole perchè c’e chi lo fa da anni e lo urla con tutta la forza del suo esile corpo ma di spirito battagliero e questa persona è Mario.

Molte volte parlando con amici “di sù”, non abituate ad ascoltare notizie su mafia e ‘ndrangheta, mi chiedono come io riesca a parlarne “come se fosse normale”. Per me non è mai stato normale, però una persona ad un certo punto della sua vita deve fare i conti con il luogo in cui vive, e se vuoi o se non vuoi, vivi delle esperienze diverse e senti notizie diverse che ad un certo punto “sembrano quasi normali”.

Sentire ogni giorno i telegiornali crea quest’effetto, un parallelo si potrebbe fare con le molte notizie di donne uccise che negli ultimi anni popolano copiosamente i tg, ad un certo punto tutti ci siamo quasi assuefatti a questo tipo di cronaca nera, esclamando semplicemente “ma stanno impazzendo tutti”. E invece dall’altra parte esistono persone che lottano e che chiedono giustizia, a cui il più delle volte non viene data l’esatta risonanza. Nei tg calabresi sentir parlare di uccisioni innocenti, arresti e traffici è molto frequente. Fin dalla mia gioventù ho sentito queste notizie e ho sempre cercato di non assuefarmi ad esse, come spesso accade.

Ma come si può spiegare a chi non conosce la terra dove sei nata? Penso che “Le radici della memoria” sia questo, un ricordo di ciò che è accaduto, un modo per ribadirlo ed è un modo per dire “io non ci sto”, e credo anche che sia giusto parlarne sempre, a costo di sembrar “strana”, perché solo parlandone si scaccia la paura e subentra la condivisione della lotta. Non ci si sente soli, si da sostegno a chi il coraggio di lottare lo ha sempre avuto a scapito della sua stessa vita o dei familiari. A chi ha cercato la verità e a chi la cerca ad ogni costo, mettendosi contro persone poco “perbene”. C’e chi “gira le spalle”, ma io questo non lo faccio, forse perché le persone a cui voglio bene hanno sofferto non solo per la perdita ingiusta ma anche per il l’ignavia di chi ha si è voltato dall’altra parte. Ad un certo punto gli occhi si devono riaprire e di errori nella nostra terra ne sono stati fatti troppi per non rendersene conto.

E’ il 24 maggio 2015, ed esattamente dieci anni fa moriva Gianluca, la sua memoria in queste ore verrà celebrata per tenere vivo e alimentare il ricordo… per una giornata dedicata non solo a lui, ma come è giusto che sia a tutte le vittime delle mafie, inoltre fuori dalla finestra spero vedrete appesi molti lenzuoli bianchi in ricordo delle vittime, e io pur non essendo a Siderno o a Gioiosa l’ho appeso.

Io non so spiegare la mafia ma posso spiegare il dolore perché quello è universale e voglio che le persone che amo non si sentano sole per la mia lontananza in questo giorno, perché avere delle persone geuine accanto non fa sentire la solitudine per alcuni attimi.

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Da Bologna sono con voi:

GIANLU (Gianluca Congiusta) – ZIO LILLO (Pasquale Malgeri) – EMANUELE NOTARBARTOLO -EMANUELA SANSONE -LUCIANO NICOLETTI -ANDREA ORLANDO -JOE PETROSÌNO -LORENZO PANEPINTO. MARIANO BARBATO. GIORGIO PECORARO. BERNARDINO VERRO. GIORGIO GENNARO. GIOVANNI ZANGÀRA. COSTANTINO STELLA. GIUSEPPE RUMORE. GIUSEPPE MONTICCIOLO. ALFONSO CÀNZIO. NICOLÒ ALONGI. PAOLO LI PUMA. CROCE DI GANGI. PAOLO MIRMINA. GIOVANNI ORCEL. STEFANO CARONÌA. PIETRO PONZO. VITO STASSI. GIUSEPPE CASSARÀ. VITO CASSARÀ. GIUSEPPE COMPAGNA. DOMENICO SPATOLA. MARIO SPATOLA. PIETRO PAOLO SPATOLA. SEBASTIANO BONFIGLIO. ANTONINO SCUDERI. ANTONINO CIOLÌNO. SANTI MILISENNA. ANDREA RAJA. CALOGERO COMAIANNI. NUNZIO PASSAFIUME. FILIPPO SCIMONE. CALCEDONIO CATALANO. AGOSTINO D’ALESSANDRO. CALOGERO CICERO. FEDELE DE FRANCISCA. MICHELE DI MICELI. MARIO PAOLETTI. ROSARIO PAGANO. GIUSEPPE SCALÌA. GIUSEPPE PUNTARELLO. GIORGIO COMPARETTO. ANGELO LOMBARDI. VITTORIO EPIFANI. VITANGELO CINQUEPALMI. IMERIO PICCINI. TOMMASA PERRICONE. GAETANO GUARINO. PINO CAMILLERI. GIOVANNI CASTIGLIONE. GIROLAMO SCACCIA. GIUSEPPE BIONDO. GIOVANNI SANTANGELO. GIUSEPPE SANTANGELO. VINCENZO SANTANGELO. GIOVANNI SEVERINO. FILIPPO FORNO. NICOLÒ AZOTI. FIORENTINO BONFIGLIO. MARIO BOSCONE. PIETRO LORIA. FRANCESCO SASSANO. EMANUELE GRECO. MARIO SPAMPINATO. GIOVANNI LA BROCCA. VINCENZO AMENDUNI. VITTORIO LEVICO. ACCURSIO MIRAGLIA. PIETRO MACCHIARELLA. NUNZIO SANSONE. EMANUELE BUSELLINI. MARGHERITA CLESCERI. GIOVANNI GRIFÒ. GIORGIO CUSENZA. CASTRENSE INTRAVÀIA. VINCENZA LA FATA. SERAFINO LASCÀRI. GIOVANNI MEGNA. FRANCESCO VICARI. VITO ALLOTTA. GIUSEPPE DI MAGGIO. FILIPPO DI SALVO. VINCENZO LA ROCCA. VINCENZA SPINA. MICHELANGELO SALVIA. GIUSEPPE CASÀRRUBEA. VINCENZO LO IACONO. GIUSEPPE MANÌACI. CALOGERO CAJOLA. VITO PIPITONE. LUIGI GERONAZZO. EPIFANIO LI PUMA. PLACIDO RIZZOTTO. GIUSEPPE LETIZIA. CALOGERO CANGELOSI. MARCANTONIO GIACALONE. ANTONIO GIACALONE. ANTONIO DI SALVO. NICOLA MESSINA. CELESTINO ZAPPONI. GIOVANNI TASQUIER. CARLO GUARINO. VITO GUARINO. FRANCESCO GULINO. CANDELORO CATANESE. MICHELE MARINARO. CARMELO AGNONE. QUINTO REDA. CARMELO LENTINI. PASQUALE MARCONE. ARMANDO LODDO. SERGIO MANCINI. CARLO ANTONIO PABUSA. GABRIELE PALANDRANI. GIOVAN BATTISTA ALOE. ILARIO RUSSO. GIOVANNI CALABRESE. GIUSEPPE FIORENZA. SALVATORE MESSINA. FRANCESCO BUTIFAR. ANTONIO SANGINITI. FILIPPO INTILI. SALVATORE CARNEVALE. GIUSEPPE SPAGNUOLO. PASQUALE ALMERICO. ANTONINO POLLARI. VINCENZO DI SALVO. VINCENZO SAVOCA. ANNA PRESTIGIACOMO. GIUSEPPINA SAVOCA. VINCENZO PECORARO. ANTONINO PECORARO. ANTONINO DAMANTI. COSIMO CRISTINA. PAOLO BONGIORNO. ANTONINO GIANNOLA. PAOLINO RICCOBONO. ENRICO MATTEI. GIACINTO PULEO. GIUSEPPE TESAURO. PIETRO CANNIZZARO. MARIO MALAUSA. SILVIO CORRAO. CALOGERO VACCARO. PASQUALE NUCCIO. EUGENIO ALTOMARE. GIORGIO CIACCI. MARINO FARDELLI. CARMELO BATTAGLIA. GIUSEPPE BURGIO. GIUSEPPE PIANI. SALVATORE SUROLO. ORAZIO COSTANTINO. GIOVANNI DOMÉ. MAURO DE MAURO. PIETRO SCAGLIONE. ANTONINO LORUSSO. VINCENZO RICCARDELLI. GIOVANNI SPAMPINATO. GIOVANNI VENTRA. DOMENICO CANNATA. PAOLO DI MAIO. ANGELO SORINO. EMANUELE RIBOLI. NICOLA RUFFO. CALOGERO MORREALE. GAETANO CAPPIELLO. FRANCESCO FERLAINO. DOMENICO FACCHINERI. MICHELE FACCHINERI. TULLIO DE MICHELI. MARIO CERETTO. GIUSEPPINA UTANO. CRISTINA MAZZOTTI. GERARDO D’ARMINIO. GIUSEPPE MOSCARELLI. CATERINA LIBERTI. SALVATORE FALCETTA. CARMINE APUZZO. SALVATORE LONGO. SALVATORE BUSCEMI. FRANCESCO VINCI. ALBERTO CAPUA. VINCENZO RANIERI. VINCENZO MACRÌ. FRANCESCO PAOLO CHIARAMONTE. MARIO CESCHINA. ROCCO GATTO. STEFANO CONDELLO. VINCENZO CARUSO. PASQUALE POLVERINO. GIUSEPPE RUSSO. FILIPPO COSTA. ATTILIO BONINCONTRO. DONALD MACKAY. MARIANGELA PASSIATORE. ADRIANO RUSCALLA. UGO TRIOLO. GIUSEPPE IMPASTATO. ANTONIO ESPOSITO FERRAIOLI. SALVATORE CASTELBUONO. GAETANO LONGO. PAOLO GIORGETTI. PASQUALE CAPPUCCIO. FORTUNATO FURORE. AUGUSTO RANCILIO. ALFONSO SGROI. FILADELFIO APARO. MARIO FRANCESE. MICHELE REINA. GIORGIO AMBROSOLI. BORIS GIULIANO. CALOGERO DI BONA. CESARE TERRANOVA. LENIN MANCUSO. GIOVANNI BELLISSIMA. SALVATORE BOLOGNA. DOMENICO MARRARA. VINCENZO RUSSO. ANTONINO TRIPODO. ROCCO GIUSEPPE BARILLÀ. CARMELO DI GIORGIO. PRIMO PERDONCINI. BALDASSARRE NASTASI. PIERSANTI MATTARELLA. GIUSEPPE VALARIOTI. EMANUELE BASILE. GIANNINO LOSARDO. PIETRO CERULLI. GAETANO COSTA. CARMELO JANNÌ. DOMENICO BENEVENTANO. MARCELLO TORRE. VINCENZO ABATE. GIUSEPPE GIOVINAZZO. CIRO ROSSETTI. FILOMENA MORLANDO. BRUNO VINCI. GRAZIELLA DE PALO. ITALO TONI. ANTONIO COLISTRA. ADELMO FOSSATI. SILVIO DE FRANCESCO. PASQUALE MALGERI. VITO IEVOLELLA. SEBASTIANO BOSIO. LEOPOLDO GASSANI. GIUSEPPE GRIMALDI. VINCENZO MULÈ. DOMENICO FRANCAVILLA. MARIANO VIRONE. GIUSEPPE SALVIA. MARIANO MELLONE. ROSSELLA CASINI. GIUSEPPE CUTTITTA. MICHELE BORRIELLO. FRANCESCA MOCCIA. LUIGI D’ALESSIO. ROSA VISONE. NICOLÒ PIOMBINO. ANTONIO SALZANO. PIO LA TORRE. ROSARIO DI SALVO. GENNARO MUSELLA. GIUSEPPE LALA. DOMENICO VECCHIO. ANTONIO VALENTI. RODOLFO BUSCEMI. MATTEO RIZZUTO. SILVANO FRANZOLIN. LUIGI DI BARCA. SALVATORE RAITI. GIUSEPPE DI LAVORE. ANTONINO BURRAFATO. SALVATORE NUVOLETTA. ANTONIO AMMATURO. PASQUALE PAOLA. PAOLO GIACCONE. VINCENZO SPINELLI. CARLO ALBERTO DALLA CHIESA. EMANUELA SETTI CARRARO. DOMENICO RUSSO. CALOGERO ZUCCHETTO. CARMELO CERRUTO. SIMONETTA LAMBERTI. GIULIANO PENNACCHIO. ANDREA MORMILE. LUIGI CAFIERO. ANTIMO GRAZIANO. GENNARO DE ANGELIS. ANNAMARIA ESPOSITO. ANTONIO DE ROSA. ELIO DI MELLA. SALVATORE DRAGONE. MARIO LATTUCA. GIOVANNI GAMBINO. FRANCESCO BORRELLI. ALFREDO AGOSTA. FRANCESCO PANZERA. GIANGIACOMO CIACCIO MONTALTO. PASQUALE MANDATO. SALVATORE POLLARA. MARIO D’ALEO. GIUSEPPE BOMMARITO. PIETRO MORICI. BRUNO CACCIA. ROCCO CHINNICI. SALVATORE BARTOLOTTA. MARIO TRAPASSI. STEFANO LI SACCHI. SEBASTIANO ALONGI. FRANCESCO IMPOSIMATO. DOMENICO CELIENTO. ANTONIO CRISTIANO. NICANDRO IZZO. GIOACCHINO CRISAFULLI. FRANCESCO BRUNITTO. SALVATORE ZANGARA. PATRIZIA SCIFO. VITTORIO SCIFO. LUIGI CANGIANO. LIA PIPITONE. SIMONE DI TRAPANI. GIUSEPPE BERTOLAMI. GIUSEPPE FAVA. RENATA FONTE. CRESCENZO CASILLO. GIOVANNI CALABRÒ. COSIMO QUATTROCCHI. FRANCESCO QUATTROCCHI. MARCELLO ANGELINI. SALVATORE SCHIMMENTI. GIOVANNI CATALANOTTI. ANTONIO FEDERICO. PAOLO CANALE. GIOVANBATTISTA ALTOBELLI. LUCIA CERRATO. ANNA MARIA BRANDI. ANNA DE SIMONE. GIOVANNI DE SIMONE. NICOLA DE SIMONE. LUISELLA MATARAZZO. MARIA LUIGIA MORINI. FEDERICA TAGLIALATELA. ABRAMO VASTARELLA. PIER FRANCESCO LEONI. SUSANNA CAVALLI. ANGELA CALVANESE. CARMINE MOCCIA. VALERIA MORATELLO. MICHELE BRESCIA. SANTO CALABRESE. ANTIOCO COCCO. VINCENZO VENTO. PIETRO BUSETTA. SALVATORE SQUILLACE. FRANCESCO FABBRIZZI. SALVATORE MELE. BRUNO ADAMI. PIETRO PATTI. GIUSEPPE MANGANO. GIOACCHINO TAGLIALATELA. SERGIO COSMAI. GIOVANNI CARBONE. BARBARA RIZZO ASTA. GIUSEPPE ASTA. SALVATORE ASTA. BEPPE MONTANA. ANTONINO CASSARÀ. ROBERTO ANTIOCHIA. GIUSEPPE SPADA. ANTONIO ENRICO MONTELEONE. GIANCARLO SIANI. BIAGIO SICILIANO. GIUDITTA MILELLA. CARMINE TRIPODI. GRAZIELLA CAMPAGNA. GIUSEPPE MACHEDA. ROBERTO PARISI. MARIO DIANA. MARCO PADOVANI. GIANLUCA CANONICO. PAOLO BOTTONE. GIUSEPPE PILLARI. FILIPPO GEBBIA. ANTONIO MORREALE. FRANCESCO ALFANO. VITTORIO ESPOSITO. SALVATORE BENIGNO. CLAUDIO DOMINO. FILIPPO SALSONE. ANTONIO SABIA. GIOVANNI GIORDANO. NUNZIATA SPINA. ANTONIO BERTUCCIO. FRANCESCO PRESTIA. DOMENICA DE GIROLAMO. LUIGI STAIÀNO. MARIO FERRILLO. SALVATORE LEDDA. GIOVANNI GARCEA. SEBASTIANO MORABITO. GIUSEPPE RECHICHI. ROSARIO IOZIA. GIUSEPPE CUTRUNEO. ROSARIO MONTALTO. ANTONIO CIVININI. CARMELO GANCI. LUCIANO PIGNATELLI. GIOVANNI DI BENEDETTO. COSIMO ALEO. ANIELLO GIORDANO. GIOVANNI MILETO. ANTONINO SCIRTÒ. PAOLO SVEZIA. GIUSEPPE INSALACO. GIUSEPPE MONTALBANO. NATALE MONDO. DONATO BOSCIA. GRAZIA SCIMÈ. FRANCESCO MEGNA.
ALBERTO GIACOMELLI. ANTONINO SAETTA. STEFANO SAETTA. MAURO ROSTAGNO. LUIGI RANIERI. CARMELO ZACCARELLO. GIROLAMO MARINO. ANIELLO CORDASCO. GIULIO CAPILLI. PIETRO RAGNO. ABED MANYAMI. RAFFAELE ANTONIO TALARICO. MICHELE VIRGA. GIUSEPPE MASCOLO. FRANCESCO SALZANO. GIANFRANCO TREZZI. FRANCESCO CRISOPULLI. GIUSEPPE CARUSO. FRANCESCO PEPI. MARCELLA TASSONE. NICOLA D’ANTRASSI. VINCENZO GRASSO. PAOLO VINCI. SALVATORE INCARDONA. ANTONINO AGOSTINO. IDA CASTELLUCCIO. DOMENICO CALVIELLO. ANNA MARIA CAMBRIA. CARMELA PANNONE. PIETRO GIRO. DONATO CAPPETTA. CALOGERO LORIA. FRANCESCO LONGO. GIOVANBATTISTA TEDESCO. COLIN WINCHESTER. GIACOMO CATALANO. PIETRO POLARA. NICOLINA BISCOZZI. PASQUALE PRIMERANO. PASQUALE MIELE. GIUSEPPE TIZIAN. JERRY ESSAN MASSLO. GAETANO DE CICCO. DOMENICO GUARRACINO. SALVATORE BENAGLIA. GAETANO DI NOCERA. MICHELE PIROMALLI. CLAUDIO VOLPICELLI. ANDREA CORTELLEZZI. ANTONIO D’ONUFRIO. VINCENZO MEDICI. GIUSEPPE TALLARITA. NICOLA GIOITTA IACHINO. EMANUELE PIAZZA. GIUSEPPE TRAGNA. GIOVANNI BONSIGNORE. ANTONINO MARINO. ROSARIO LIVATINO. ALESSANDRO ROVETTA. FRANCESCO VECCHIO. ANDREA BONFORTE. GIOVANNI TRECROCI. SAVERIO PURITA. ANGELO CARBOTTI. DOMENICO CATALANO. MARIA MARCELLA. VINCENZO MICELI. ELISABETTA GAGLIARDI. GIUSEPPE ORLANDO. MICHELE ARCANGELO TRIPODI. PIETRO CARUSO. NUNZIO PANDOLFI. ARTURO CAPUTO. ROBERTO TICLI. MARIO GRECO. ROSARIO SCIACCA. GIUSEPPE MARNALO. STEFANO VOLPE. FRANCESCO OLIVIERO. COSIMO DURANTE. ANGELO RAFFAELE LONGO. RAFFAELA SCORDO. CALOGERO LA PIANA. ANTONIO NUGNES. PASQUALE FELICIELLO. MARCO TEDESCHI. FERDINANDO BARBALACE. MARCELLA DI LEVRANO. SERGIO ESPOSITO. ANDREA ESPOSITO. TOBIA ANDREOZZI. VALENTINA GUARINO. ANGELICA PIRTOLI. GIUSEPPE SCEUSA. SALVATORE SCEUSA. VINCENZO LEONARDI. ANTONIO CARLO CORDOPATRI. ANGELO RICCARDO. DEMETRIO QUATTRONE. NICOLA SOVERINO. ANDREA SAVOCA. DOMENICO RANDÒ. GIOVANNA SANDRA STRANIERI. ANTONIO SCOPELLITI. LIBERO GRASSI. FABIO DE PANDI. GIUSEPPE ALIOTTO. ANTONIO RAMPINO. SILVANA FOGLIETTA. SALVATORE D’ADDARIO. RENATO LIO. GIUSEPPE LEONE. FRANCESCO TRAMONTE. PASQUALE CRISTIANO. STEFANO SIRAGUSA. ALBERTO VARONE. FELICE DARA. VINCENZO SALVATORI. SERAFINO OGLIASTRO. GIUSEPPE GRIMALDI. SALVATORA TIENI. NICOLA GUERRIERO. GIUSEPPE SORRENTI. ANTONIO VALENTE. NUNZIANTE SCIBELLI. VINCENZO GIORDANO. SALVATORE VINCENZO SURDO. GASPARE PALMERI. IGNAZIO ALOISI. ONOFRIO ADDESI. FRANCESCO AUGURUSA. GIUSEPPE PICCOLO. SALVATORE AVERSA. LUCIA PRECENZANO. PAOLO BORSELLINO. ANTONIO RUSSO. FORTUNATO ARENA. CLAUDIO PEZZUTO. SALVATORE MINEO. GIULIANO GUAZZELLI. GIOVANNI FALCONE. FRANCESCA MORVILLO. ROCCO DICILLO. ANTONIO MONTINARO. VITO SCHIFANI. PAOLO BORSELLINO. AGOSTINO CATALANO. EDDIE WALTER COSINA. EMANUELA LOI. VINCENZO LI MULI. CLAUDIO TRAÌNA. RITA ÀTRIA. PAOLO FICALÒRA. LUIGI SÀPIO. EGIDIO CAMPANIELLO. GIORGIO VILLÀN. PASQUALE DI LORENZO. GIOVANNI PANUNZIO. GAETANO GIORDANO. GIUSEPPE BORSELLINO. ANTONIO TAMBORINO. MAURO MANIGLIO. RAFFAELE VITIELLO. EMANUELE SAÙNA. GIOVANNI LIZZIO. ANTONIO DI BONA. GIOVANNI CARNICELLA. ANTONIO MUTO. PASQUALE AURIEMMA. BEPPE ALFANO. ADOLFO CARTISANO. PASQUALE CAMPANELLO. VINCENZO D’ANNA. VINCENZO VITALE. GENNARO FALCO. NICOLA REMONDINO. DOMENICO NICOLÒ PANDOLFO. MAURIZIO ESTATE. FABRIZIO NENCIONI. ANGELA FIUME. NADIA NENCIONI. CATERINA NENCIONI. DARIO CAPOLICCHIO. DOMENICO NICITRA. CARLO LA CATENA. STEFANO PICERNO. SERGIO PASOTTO. ALESSANDRO FERRARI. MOUSSAFIR DRISS. GIUSEPPE PUGLISI. RAFFAELE DI MERCURIO. ANDREA CASTELLI. ANGELO CARLISI. CALOGERO ZAFFUTO. RICCARDO VOLPE. ANTONINO VASSALLO. FRANCESCO NAZZARO. GIORGIO VANOLI. LUIGI IANNOTTA. ANTONINO SPARTÀ. SALVATORE SPARTÀ. PIETRO VINCENZO SPARTÀ. GIUSEPPE MARINO. VINCENZO GAROFALO. ANTONINO FAVA. GIUSEPPE DIANA. ILARIA ALPI. MIRAN HROVATIN. LUIGI BODENZA. IGNAZIO PANEPINTO. MARIA TERESA PUGLIESE. GIOVANNI SIMONETTI. SALVATORE BENNICI. CALOGERO PANEPINTO. FRANCESCO MANISCALCO. NICHOLAS GREEN. MELCHIORRE GALLO. GIUSEPPE RUSSO. COSIMO FABIO MAZZOLA. LILIANA CARUSO. AGATA ZUCCHERO. LEONARDO SANTORO. PALMINA SCAMARDELLA. ANTONIO NOVELLA . FRANCESCO ALOI. FRANCESCO BRUNO. ANGELO CALABRÒ. SAVERIO LIARDO. ANTONIO D’AGOSTINO. FRANCESCO BRUGNANO. FRANCESCO MARCONE. SERAFINO FAMÀ. GIOACCHINO COSTANZO. PETER IWULE ONJEDEKE. FORTUNATO CORREALE. ANTONINO BUSCEMI. GIUSEPPE MONTALTO. GIUSEPPE CILIA. CLAUDIO MANCO. ANTONIO BRANDI. GIAMMATTEO SOLE . GENOVESE PAGLIUCA. PIETRO SANUA. PIERANTONIO SANDRI. GIUSEPPE GIAMMONA. GIOVANNA GIAMMONA. FRANCESCO SAPORITO. NATALE DE GRAZIA. CESARE BOSCHIN. MICHELE CIARLO. GIUSEPPE DI MATTEO. GIOVANNI CARBONE. FRANCESCO TAMMONE. GIUSEPPE PUGLISI. ANNAMARIA TORNO. GIOVANNI ATTARDO. DAVIDE SANNINO. SANTA PUGLISI. SALVATORE BOTTA. SALVATORE FRAZZETTO. GIACOMO FRAZZETTO. MARIA ANTONIETTA SAVONA. RICCARDO SALERNO. GIOACCHINO BISCEGLIA. ROSARIO MINISTERI. CALOGERO TRAMÙTA. CELESTINO FAVA. ANTONINO MOIO. RAFFAELE PASTORE. ANTONINO POLIFRONI. SALVATORE MANZI. CONCETTA MATARAZZO. MICHELE CAVALIERE. FRANCESCO GIORGINO. GIUSEPPE LA FRANCA. CIRO ZIRPOLI. GIULIO CASTELLINO. AGATA AZZOLINA. RAFFAELLA LUPOLI. SILVIA RUOTOLO. ANGELO BRUNO. FRANCESCO MARZANO. ANDREA DI MARCO. INCORONATA SOLLAZZO. MARIA INCORONATA RAMELLA. ERILDA ZTAUSCI. SALVATORE DE FALCO. ROSARIO FLAMINIO. ALBERTO VALLEFUOCO. GIUSEPPINA GUERRIERO. LUIGI IOCULANO. DOMENICO GERACI. ANTONIO CONDELLO. MARIA ANGELA ANSALONE. GIUSEPPE MARIA BICCHERI. GIUSEPPE MESSINA. GRAZIANO MUNTONI. GIOVANNI GARGIULO. GIOVANNI VOLPE. GIUSEPPE RADICIA. ORAZIO SCIASCIO. GIUSEPPE IACONA. DAVIDE LADINI. SAVERIO IERACE. ANTONIO FERRARA. SALVATORE OTTONE. ROSARIO SALERNO. STEFANO POMPEO. FILIPPO BASILE. HISO TELARAY. MATTEO DI CANDIA. VINCENZO VACCARO NOTTE. LUIGI PULLI. RAFFAELE ARNESANO. RODOLFO PATERA. ENNIO PETROSINO. ROSA ZAZA. ANNA PACE. MARCO DE FRANCHIS. FRANCESCO SALVO. ANTONIO LIPPIELLO. SALVATORE VACCARO NOTTE. ANTONIO SOTTILE. ALBERTO DE FALCO. FERDINANDO CHIAROTTI. FRANCESCO SCERBO. GIUSEPPE GRANDOLFO. DOMENICO GULLACI. MARIA COLANGIULI. HAMDI LALA. GAETANO DE ROSA.  SAVERIO CATALDO. DANIELE ZOCCOLA. SALVATORE DE ROSA. GIUSEPPE FALANGA. LUIGI SEQUINO. PAOLO CASTALDI. GIANFRANCO MADIA. VALENTINA TERRACCIANO. RAFFAELE IORIO. FERDINANDO LIGUORI. TINA MOTOC. MICHELE FAZIO. CARMELO BENVEGNA. STEFANO CIARAMELLA. FEDERICO DEL PRETE. TORQUATO CIRIACO. HUSAN BALIKÇI. ANTONIO PETITO. GIUSEPPE FRANCESE. FRANCESCO SANTANIELLO. DOMENICO PACILIO. GAETANO MARCHITELLI. CLAUDIO TAGLIALATELA. PAOLINO AVELLA. MICHELE AMICO. GIUSEPPE ROVESCIO. ANTONIO VAIRO. PAOLO BAGNATO. BONIFACIO TILOCCA. ANNALISA DURANTE. STEFANO BIONDI. PAOLO RODÀ. GELSOMINA VERDE. DARIO SCHERILLO. MATILDE SORRENTINO. FRANCESCO ESTATICO. FABIO NUNNERI. MASSIMILIANO CARBONE. ANTONIO LANDIERI. FRANCESCO GRAZIANO. ANTONIO GRAZIANO. ANTONIO MAIORANO. ATTILIO MANCA. FRANCESCO ROSSI. ATTILIO ROMANÒ. FRANCESCO FORTUGNO. GIUSEPPE RICCIO. DANIELE POLIMENI. GIANLUCA CONGIUSTA. PEPE TUNEVIC. EMILIO ALBANESE. SALVATORE BUGLIONE. DANIELE DEL CORE. LORIS DI ROBERTO. RODOLFO PACILIO. MICHELE LANDA. ANTONIO PALUMBO. ANNA POLITIKOVSKAJA. GIUSEPPE D’ANGELO. LUCA COTTARELLI. LUIGI SICA. FRANCESCO GAITO. UMBERTO IMPROTA. GIUSEPPE VEROPALUMBO. LUIGI RENDE. CARMELA FASANELLA. ROMANO FASANELLA. DOMENICO DE NITTIS. FILIPPO SALVI. MARIO COSTABILE. DOMENICO NOVIELLO. MARCO PITTONI. RAFFAELE GARGIULO. RAFFAELE GRANATA. GIUSEPPE MINOPOLI. LORENZO RICCIO. RAFFAELE MANNA. SAMUEL KWAKU. CRISTOPHER ADAMS. ERIC AFFUM YEBOAH. KWAME ANTWI JULIUS FRANCIS. EL HADJI ABABA. ALEX GEEMES. FRANCESCO ALIGHIERI. GABRIELE ROSSI. ANTONIO CIARDULLO. ERNESTO FABOZZI. DOMENICO GABRIELE. PETRU BIRLANDEANU. GAETANO MONTANINO. NICOLA NAPPO. LEA GAROFALO. ANTONIO CANGIANO. TERESA BUONOCORE. ANGELO VASSALLO. GIANLUCA CIMMINIELLO. CARMINE CANNILLO. FRANCESCO LIGORIO. VINCENZO LIGUORI. GIUSEPPE MIZZI. CARLO CANNAVACCI
UOLO. ANDREA NOLLINO. PASQUALE ROMANO. FILIPPO CERAVOLO. NICOLA CAMPOLONGO. DOMENICO PETRUZZELLI. VINCENZO FERRANTE.

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Un anno è passato… https://www.cultmag.it/2015/02/04/un-anno-e-passato/#utm_source=rss&utm_medium=rss https://www.cultmag.it/2015/02/04/un-anno-e-passato/#comments Wed, 04 Feb 2015 10:20:16 +0000 http://claudiastritof.com/?p=1610 Un anno è passato e rileggendo le parole scritte di getto, ad un solo mese di distanza dalla morte di Mari, la sensazione di spossatezza non è cambiata. Più attenuata, certo. Ma purtroppo rimane lo stesso dolore, che credo mai cambierà.

Ho imparato a pronunciare la parola MORTE, ma non l’ho mai fatta mia, riesco a dirla di rado. Per me Mari “è andata via”, forse sperando che ancora torni da noi. Forse sperando in un suo abbraccio e in una sua carezza. Ancora oggi, spero che lei mi chiami e come se fosse partita per un lungo viaggio mi racconti tutto ciò che ha fatto in questo anno. Faccio fatica a non poter parlare con lei e allora le scrivo messaggi come se potesse leggerli, proprio come facevamo una volta, speranzosa di ricevere una risposta, che so che non arriverà.

Se ripenso all’anno scorso, proprio in questi giorni le davo l’ultima carezza e toccavo per l’ultima volta la sua guancia calda, oggi rimane solo il ricordo di quel contatto e di quella sensazione insostituibile.

Ho avuto una sorella, anche se per soli 27 anni, che mi è stata strappata via all’improvviso. La prossima settimana io avrò la stessa età e non mi sono neanche accorta che un anno è passato, come se avessi vissuto in una bolla d’aria, in cui ogni tanto manca l’ossigeno.

Da una parte ricerchi le fotografie per rivivere quei momenti felici, ma dall’altra in alcuni attimi vorresti non pensare, perché alcune volte i pensieri fanno molto male, sono come se un macigno che ti fa sprofondare in una sorta di oblio, non so bene perché ma improvvisamente la tranquillità svanisce e allora i pensieri affollano la mente.

Il tempo è trascorso, la vita è andata avanti, anche se molto lentamente, tutto è cambiato e nulla è più uguale a prima, ho sentito il “lento appassire della vita”, e fa male.

E’ passato un anno… e forse è troppo poco. Non so spiegare cosa sia cambiato ma posso dire che la nostra vita non è più la stessa. Mi chiedono: “Come ci si sente?” – “Come si affronta?”… Non lo so, è una sensazione strana, si cerca di capire come affrontare la normalità della vita. Ma non esiste più una normalità. Non hai delle abitudini come le avevi prima. Il tempo, le decisioni, gli stimoli e i pensieri cambiano.

Non potrei spiegarli tutti perché semplicemente li vivo quotidianamente con il dolore nel cuore ma cercando di avere sempre il sorriso sulle labbra, quello che aveva lei.

I suoi sogni, i suoi desideri e la sua gioia di vivere sono diventati come polline trasportato nel vento, che si è posato su ognuno di noi e ha fatto germogliare una nuova brama di vita. Mari era così carismatica e aveva tante passioni, andava avanti per la sua strada, ed era propria la sua tenacia a infondermi tante sicurezza.

Molte persone ci sono state vicine e ci hanno amato incondizionatamente, vecchie e nuove amicizie che hanno trovato parole e sentimenti autentici nei nostri confronti. Molti messaggi, poesie, ricordi sono stati condivisi con noi in questo anno e molti di essi parlavano di insegnamenti sull’affrontare la vita con nuovi occhi, più puri e più autentici.

Tutto questo è per dire grazie a tutti, condividendo con voi pensieri e sentimenti. Perché con i sorrisi, le sensazioni genuine, l’affetto, i ricordi portate Mari giornalmente nel vostro cuore e lei continua a vivere.

Questa volta non farò riferimenti alle arti visive, ma se mai troverete il tempo vorrei che guardaste “Anam. Il senza nome”, l’intervista a Tiziano Terzani. A molti Terzani non piace, ad altri moltissimo. Io sono tra questi ultimi e ogni tanto sento l’esigenza di sentire le sue parole. Buona visione!!

Siti utili: Tiziano Terzani

Testo ©Claudia Stritof. All rights reserved.

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La memoria rende liberi. https://www.cultmag.it/2015/01/26/la-memoria-rende-liberi/#utm_source=rss&utm_medium=rss https://www.cultmag.it/2015/01/26/la-memoria-rende-liberi/#respond Mon, 26 Jan 2015 19:47:09 +0000 http://claudiastritof.com/?p=1544 Il 27 Gennaio è il giorno della Memoria e tutti noi sappiamo quanto sia importante il ricordo.

La memoria personale e quella collettiva non va dimenticata, ricordare ci rende persone migliori, con dei sentimenti forti, con un passato che ci tempra e ci permette di guardare al futuro con occhi più consapevoli.

Purtroppo già da qualche ora vedo in giro sulla rete frasi che dovrebbero essere censurate, premettendo che sono contraria a qualsiasi tipo di censura, ma credo fermamente che non si debba scherzare sulla vita di uomini, donne e bambini che hanno perso la vita per il solo fatto di essere nati.

Perché? Quali ideali possono giustificare tali affermazioni? Mi domando a cosa possa servire la memoria se a così tanti anni di distanza non siamo riusciti a capire che la vita degli uomini è inviolabile?

La violenza non si dimentica, non si dovrebbe dimenticare, eppure in molti lo fanno, negando ciò che è stato. Le innumerevoli immagini che ritraggono corpi accatasti, bambini al limite della vita, non è finzione. E’ la storia di noi uomini, insensibili esseri che cercano la morte e il male dell’altro.

Oggi, è un giorno di memoria… e allora cerchiamo di ricordare che la VITA è una, e si vive meglio donando amore che non donando ODIO, perché il bene delle persone che amiamo e che incontreremo in futuro è unico e insostituibile.

La semplicità è mettersi nudi davanti agli altri. / E noi abbiamo tanta difficoltà ad essere veri con gli altri. / Abbiamo timore di essere fraintesi, di apparire fragili, di finire alla mercè di chi ci sta di fronte. / Non ci esponiamo mai. / Perché ci manca la forza di essere uomini, quella che ci fa accettare i nostri limiti, che ce li fa comprendere, dandogli senso e trasformandoli in energia, in forza appunto. / Io amo la semplicità che si accompagna con l’umiltà. / Mi piacciono i barboni. / Mi piace la gente che sa ascoltare il vento sulla propria pelle, / sentire gli odori delle cose, / catturarne l’anima. / Quelli che hanno la carne a contatto con la carne del mondo. / Perché lì c’è verità, lì c’è dolcezza, lì c’è sensibilità, lì c’è ancora amore.

Alda Merini

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Tamagotchi: riflessioni sulla vita e sulla morte. https://www.cultmag.it/2015/01/19/tamagotchi-riflessioni-sulla-vita-e-la-morte/#utm_source=rss&utm_medium=rss https://www.cultmag.it/2015/01/19/tamagotchi-riflessioni-sulla-vita-e-la-morte/#respond Mon, 19 Jan 2015 21:17:31 +0000 http://claudiastritof.com/?p=1538

Quando i Tamagotchi muoiono e sono resettati per una nuova vita, i bambini non hanno la sensazione che tornino uguali a prima. Mentre una volta non vedevano l’ora di far rinascere le macchine che avevano rotto, nel caso dei Tamagotchi hanno il terrore della loro perdita e rinascita. Questo provoca un sincero rimorso perché, come dice un bambino di nove anni, “non doveva succedere. Avrei potuto occuparmene meglio”.

Sherry Turkle, Insieme ma soli.

Ipotesi e sentimenti realistici questi che Sherry Turkle descrive nel suo libro Insieme ma soli, la cosa che sorprende è che le due parole di “vita e morte” siano riferite a dei semplici giocattoli, che poi giocattoli non sono per dei bambini, che in tutto e per tutto li assimilano ad animali viventi.

Molti di noi hanno provato l’ebbrezza di possedere un Tamagotchi da piccoli, con risultati più o meno soddisfacenti. Il mio è morto poco dopo tempo, puzzava e dormiva sempre perché non gli prestavo le adeguate attenzioni, ma per questo, almeno da quello che posso ricordare, non mi sono mai sentita in colpa. Forse perché era un giocattolo, non era un essere vivente, forse ero solo più grande rispetto all’età media dei possessori dei Tamagotchi e quindi capivo la differenza che c’era tra un animaletto tecnologico e uno vivente. Ma sono solo ipotesi, forse era per menefreghismo e basta. E forse mi sbagliavo.

La cosa miracolosa nel Tamagotchi è che può essere resettato, in poche parole si può far rinascere, portarlo a nuova vita, come se nulla fosse successo. Ma questo nella vita non accade… e no, che non accade. E forse è giusto così. E’ il corso della vita e sarebbe troppo semplice premere un bottone e tornare indietro.

Tornare indietro per andare dove? Prima della morte di una persona cara? Prima di un esame andato male? Prima di un incontro sbagliato? Prima di momento perso e che non tornerà più? Forse, e io con tutta franchezza resetterei alcuni momenti della mia vita.

Mi sorge un dubbio, ovvero così facendo forse la nostra vita non andrebbe più avanti, avendo la possibilità di tornare indietro di giorni o anni, saremmo sempre lì a resettare, non avendo neanche più la tensione “del se…”. Sarebbe sempre in un pausa su un determinato istante, rallentando la corsa verso il futuro e sopratutto rischiando di perdere il futuro.

Però il bambino su una cosa ha ragione, sui dubbi sorti in seguito alla morte. Quelli ti attanagliano sempre. “Non doveva succedere”, e su questo non ci sono dubbi. Molte cose negative non dovrebbero accadere e invece accadono inesorabilmente e una persona continua a ripetersi questa frase per cercare di capire la ragione di tutto ciò che accade.

Il bambino nella sua innocenza ha di nuovo ragione quando gli sorge il dubbio: “avrei potuto occuparmene meglio” – “forse avrei potuto fare di più” – “forse se mi fossi comportata così, lei sarebbe stata meglio”. Troppi forse, ma che nella mente risuonano incessantemente. Si pensa di aver fatto troppo poco per una persona a cui vuoi bene. Sono dubbi leciti per quanto possano essere insensati, che non fanno bene, ma che insorgono senza che tu possa farci niente. Sono lì. Alcune volte un po’ più presenti, altre meno. Non so da cosa dipenda la comparsa di questi forse, ma sono pensieri che in un momento qualsiasi potrebbero insorgere, gettandoti in un baratro di ricordi, non sempre positivi, che vorresti ma non puoi condividere, semplicemente perché verrebbero capiti solo in parte e forse perché fa male condividerli.

Allora ecco come un Tamagocthi si trasforma in un motivo di riflessione, cosa che non avrei mai immaginato da bambina, e ad averlo saputo prima, forse non lo avrei mai maltrattato. Non avrei dovuto. Ma rimango della mia opinione, non credo che l’ovetto tecnologico abbia sofferto, ma credo che a soffrire sia stato il ragazzino che ha dovuto assistere così piccolo ad una perdita, che poi tanto virtuale non era, se vista con gli occhi così piccoli di speranza e di amore.

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Mare cristallino e riflessi nucleari https://www.cultmag.it/2014/06/21/mare-cristallino-e-riflessi-nucleari/#utm_source=rss&utm_medium=rss https://www.cultmag.it/2014/06/21/mare-cristallino-e-riflessi-nucleari/#comments Sat, 21 Jun 2014 17:18:42 +0000 http://claudiastritof.com/?p=995

“Un mondo vivido di luci e di colori, fresco, fragrante, come fu voluto da Dio, nei primordi della creazione. Ed i personaggi che lo popolano sono ancora nudi, inesperti, senza parola. Passano i secoli, le generazioni si susseguono veloci, ma Adamo ed Eva vivono ancora nell’Eden. Nascono, muoiono. Un arco di tempo che racchiude la vita: fanciullezza, vecchiaia. Bonacce e tempeste. Eterne vicende umane; ma le vicende, anche se tragiche, anche se grottesche, si ammantano di luci misteriose, si vestono di stupito candore, diventano poesia per chi sa guardare con occhi attenti”.

Maria Macrì LucàVecchio mondo e vecchia gente, 1969

Le coste calabresi sono state d’ispirazione per poeti, artisti e girovaghi che le hanno amate e lodate per il verde lussureggiante della sua flora, per la fresca brezza marina e il mare blu cobalto. E’ un profondo legame quello che unisce il mare e l’uomo “pisciaro” rispetto a chi nasce altrove. Il mio mare corre sinuoso cristallino e trasparente lungo la costa come se non avesse una fine.

Eterne vicende umane e paesane si svolgono in questa terra, racconti che diventano poesia e racconto negli occhi di chi sà guardare. Quella che vi racconto io è una storia “generazionale”, che va dalla fanciullezza alla vecchiaia, in cui tutti sono coinvolti, una storia reale scritta dall’avidità dei “potenti”.

E allora perchè iniziare con il nostro mare cristallino e trasparente? Semplicemente perchè il nostro mare può arrabbiarsi e allora si increspa con le sue creste schiumose e le onde si infrangono con tutta la loro potenza sulla spiaggia, creando il boato tipico del mare in tempesta.

 © Claudia Stritof.

© Claudia Stritof.

E’ una mare speciale, che molti posti balneari “d’eccellenza” non hanno la fortuna di avere, ma noi con il nostro mare e le nostre coste non sappiamo viverci, forse qualche anno fa si, quando nelle estati afose le strade brulicavano di turisti, ma tutto questo ormai non c’e più. E’ solo un vano ricordo e un eterno rimpianto.

Il mare trasmette sensazioni contrastanti e ad oggi non riesco a guardarlo con gli stessi occhi, come non riesco più a guardare i monti e l’Aspromonte, oppure passare sotto la galleria della Limina e pensare al male che si cela in essi.  Mare e montagna convivono a pochi passi l’uno dall’altro con semplicità e perfezione, ma le nostre bellezze e le nostre peculiarità sono state minate e contaminate, da chi per soldi non ha pensato a cosa sarebbe accaduto venti anni dopo.

Vite spezzate di giovani, ragazzi, ragazze, mamme, papà, nonne, nonni, fratelli e sorelle, nessuno si salva dagli innumerevoli casi tumorali, che giornalmente colpiscono amici e conoscenti. Come un tempo ha scritto Corrado Alvaro: “la disperazione più grande che possa impadronirsi di una società è il dubbio che essere onesti sia inutile”, forse in molti hanno frainteso questa frase e la disonestà si è impadronita generazione dopo generazione delle menti, intaccando chi volente o nolente vive in queste terre “sterminate”.

I viaggi nel nostro mare risalgano a tempi antichi, ma negli ultimi venti anni questi viaggi sono stati segnati da una partenza ma non da una destinazione. Navi perse o meglio “navi a perdere” che hanno solcato i nostri mari e lì hanno “deciso” di affondare.

Le “navi dei veleni” sono uno degli argomenti di cui molto spesso si sente parlare, ma che molto spesso si dimentica. Più guardo il mare e la terra e più mi chiedo: “e se fosse proprio la nostra terra a farci morire?

L’incidenza tumorale in Calabria, e in particolar modo sulla costa jonica è molto alta. Spesso si leggono notizie sui quotidiani locali e nazionali, in cui vengono riportate dichiarazioni di nuovi pentiti che indicano presunti luoghi dove i barili sono stati interrati e/o navi affondate ma indagini serie non vengono fatte. Perchè non si studiano le cause? Perché si ha paura della risposta? Dobbiamo soccombere tutti prima che i mali che qualcuno ha deciso di portare nella nostra terra per il vil denaro vengano scoperti?

Leggere i dati e le previsioni sull’incidenza spaventa. Il mare può nascondere anche questo male? E se questo nostro mare non fosse più puro? Se fosse proprio lui una delle cause che ci porta ad ammalarci? E perchè inquinare il mare? Per cosa? Per soldi? Chi ci pensa alla popolazione? Molte le indagini, molte le inchieste e molti i miei pensieri e la voglia di capire.

Credo che nessuno dovrebbe provare il dolore della perdita e parlando con molte persone ad un certo punto ti rendi conto che sono molte le persone che giornalmente sono colpite nella mia zona da questo male e si rafforza in me l’idea che sia un sintomo di un male collettivo. Un caso dopo l’altro che ad un certo ti porta a chiederti: e a me quando toccherà?

Molte le navi affondate  i motivi che sposso si leggono sono diversi come quello di  incassare i soldi delle assicurazioni, oppure aiutare i “potenti” a smaltire rifiuti che nessuno vorrebbe, di solito radioattivi. Ecco che allora il Sud del mondo viene riscoperto nel suo splendore e il mediterraneo diventa la meta privilegiata per questi viaggi senza meta.

La nave Jolly Rosso arenata sulla spiaggia di Amantea in provincia di Cosenza nel 1994 . ANSA/ FRANCESCO ARENA

La nave Jolly Rosso arenata sulla spiaggia di Amantea in provincia di Cosenza nel 1994 . ANSA/ FRANCESCO ARENA

Alcuni nomi: la nave Aso, affondata il 17 maggio 1979 al largo di Locri. Trasportava solfato ammonico, prodotto di scarto dell’industria chimica. I documenti ufficiali riportano che la nave sarebbe affondata dopo aver colpito un oggetto sommerso. Il 31 ottobre 1986 affonda la nave Mikigan, al suo interno granulato di marmo, che come il cemento, scherma la presenza di sostanze tossiche e radioattive, affondato nel mar Tirreno. Il 21 settembre 1987 affonda la nave Rigel. Il processo si è chiuso nel maggio del 1992 inchiodando i responsabili. E’ stato un naufragio doloso e truffa alle assicurazioni. La Rigel partita da Marina di Carrara ha poi fatto meta su altre coste fino al giorno in cui venne affondata a Capo Spartivento. Nessun S.O.S lanciato dalla nave, i resoconti sono confusi, ciò che destò l’interesse gli inquirenti fu un’intercettazione telefonica in cui veniva menzionato un carico contenente “merda”. Il 9 dicembre 1988  affonda la Four Star I in un luogo non precisato nello jonio meridionale. Il 14 dicembre 1990 la Jolly Rosso, della società di Ignazio Messina, si arenò ad Amantea (CS), l’inabissamento non riuscì. La nave è stata coinvolta in una lunga inchiesta e che nonostante sia stata archiviata nel 2009, la vicenda è stata collegata all’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, sullo smaltimento di rifiuti radioattivi.

Il giornalista Claudio Cordova afferma: Tante le note “riservate”. La prima è del 17 novembre 1992, allorquando gli 007 del Centro di Reggio Calabria segnalano come i fratelli Cesare e Marcello Cordì, all’epoca latitanti, avrebbero gestito lo smaltimento illegale di rifiuti tossici e radioattivi provenienti da depositi del Nord e Centro Italia, sotterrandoli lungo i canali scavati per la posa in opera di tubi per metanodotti nel Comune di Serrata, in provincia di Reggio Calabria |…| Agli atti d’archivio, però, vi sono anche le indagini per la cattura del super latitante Giuseppe Morabito, il “Tiradritto” di Africo, paese della Locride. E’ il 1994, Morabito verrà arrestato solo dieci anni dopo, ma già in quell’occasione i Servizi segnalano che il latitante, in cambio di una partita di armi, avrebbe concesso l’autorizzazione a far scaricare, nella zona di Africo, un non meglio precisato quantitativo di scorie tossiche e, presumibilmente, anche radioattive, trasportate tramite autotreni dalla Germania. Ma tutto questo non basta, Africo dopo tutto è lontana all’incirca mezz’ora dal mio paese, e quindi non stupiamoci se anche noi siamo rimasti indenni a discariche abusive di materiale tossico, serve solo il tempo che il male emerga dalla terra e nella provincia di Reggio Calabria, i luoghi dove si trovano le discariche, per la maggior parte grotte, sono: Grotteria, Limina, Gambarie, Canolo, Locri, Montebello Jonico (100 fusti), Motta San Giovanni, Serra San Bruno (Cz), Stilo, Gioiosa Jonica, Fabrizia (Cz).

Natale de Grazia

Natale de Grazia

Per chi non è di qui non conoscerà questi paesi, ma sono tutti molto vicini e invece chi vi abita li conoscerà uno per uno, perché vi è nato, perché ci sono gli amici o parenti, perché ha festeggiato una pasquetta, o semplicemente ci lavora o lo visita.

Forse troppo nozionismo il mio, forse è solamente un elenco di “carrette” e di carte, ma chi studia ciò che sta avvenendo nel nostro paese, c’e, esiste, sono persone che si pongono domande e visto che le risposte non vengono date da chi di dovere, le cercano da soli. Io le domande me le pongo e credo che sia giusto condividerle, per la nostra salute, anche se ormai forse è stata intaccata, e quindi credo sia giusto farlo per chi verrà. Ogni anno, vedo “la mia terra” peggiorare, e tutto questo a causa dei suoi stessi abitanti, a causa di chi dall’alto ha deciso di non prendersi cura di Lei come di una mamma e che non la culla come una figlia da far crescere nel modo più genuino possibile.

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