Ono Arte Contemporanea – CultMag https://www.cultmag.it Viaggi culturali Fri, 12 Feb 2021 19:57:59 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.1.6 104600578 Bowie before Ziggy. Fotografie di Michael Putland https://www.cultmag.it/2016/03/14/bowie-before-ziggy-fotografie-di-michael-putland/#utm_source=rss&utm_medium=rss https://www.cultmag.it/2016/03/14/bowie-before-ziggy-fotografie-di-michael-putland/#respond Mon, 14 Mar 2016 18:10:25 +0000 https://www.cultmag.it/?p=3844

È il 24 aprile 1972 quando il fotografo Michael Putland, insieme alla giornalista Rosalind Russell, si reca nella residenza di David Bowie a Haddon Hall, per intervistare e fotografare il cantante per Disc magazine. Bowie li accoglie in casa sua e li fa accomodare ma chiede se prima dell’intervista può terminare la decorazione del soffitto della sua elegante casa in stile edoardiano.

Michael Putland, da attento fotografo, non si lascia sfuggire l’occasione e inizia a scattare qualche fotografia mentre il cantante è sulla scala, con un pennello in una mano, la sigaretta nell’altra e vestito con l’abito disegnato dall’amico e stilista Freddy Buretti, lo stesso che Bowie utilizzava nei suoi concerti e con il quale era stato ritratto dallo stesso Putland proprio qualche tempo prima nel concerto al Friars Aylesbury. L’unica differenza: gli stivaletti bianchi al posto di quelli rossi.

David Bowie at home, Beckenham Kent, UK, 1972 (©Michael Putland)

David Bowie at home, Beckenham Kent, UK, 1972
(©Michael Putland)

Bowie nelle fotografie è solare, sorridente, un magma incandescente di energia pronta ad esplodere, come effettivamente stava per accadere con la carismatica figura di Ziggy Stardust, venuta alla luce nell’album The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars, la cui registrazione era terminata qualche settimana prima.

David Bowie si era trasferito nella residenza di Haddon Hall nel settembre del 1969, insieme alla compagna di allora Mary Angela Barnett. Questo era un luogo incantevole e ricco di creatività, che in quel periodo diventò il suo studio di registrazione, casa e “factory”, dove abitavano anche collaboratori e amici. Bowie gioca con la sua immagine, come avrebbe fatto per tutta la sua vita, ed è sempre più sicuro del suo aspetto mutevole ed eclettico: già in The Man Who Sold the World del 1970 è ritratto con una lunga chioma bionda ondulata, vestito man­dress di raso e stivali al ginocchio di pelle marrone, mentre nell’album Hunky Dory del 1971 Bowie ha lo sguardo rivolto al cielo e con le mani si accarezza i lunghi capelli biondi, un omaggio esplicito all’attrice Greta Garbo ritratta in questa posa dal fotografo Edward Steichen.

La mostra Bowie before Ziggy è un omaggio che ONO arte contemporanea e Michael Putland hanno deciso di dedicare a David Bowie, dopo le già riuscite mostre precedenti, in cui ogni volta si è indagato un aspetto diverso della carriera del cantante. Un’esposizione che regala allo spettatore un Bowie intimo e rilassato nella sua residenza, a cui si aggiungono degli scatti pre- e post-Ziggy Stardust e altri provenienti dallo Station to Station Tour, oltre al lavoro grafico di Terry Pastor, designer che realizzò la copertina di Ziggy Stardust e Hunky Dory.

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 Testo a cura di Claudia Stritof pubblicato su Frizzifrizzi (14 marzo 2016)
Annie Lennox and David Bowie performing at the Freddie Mercury tribute at Wembley stadium, 1992 (©Michael Putland)

Annie Lennox and David Bowie performing at the Freddie Mercury tribute at Wembley stadium, 1992
(©Michael Putland)

(© Terry Pastor)

© Terry Pastor

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Behind the scenes: Arancia Meccanica. Fotografie di Dmitri Kasterine. https://www.cultmag.it/2016/03/13/behind-the-scenes-arancia-meccanica-fotografie-di-dmitri-kasterine/#utm_source=rss&utm_medium=rss https://www.cultmag.it/2016/03/13/behind-the-scenes-arancia-meccanica-fotografie-di-dmitri-kasterine/#respond Sun, 13 Mar 2016 10:33:46 +0000 https://www.cultmag.it/?p=3796 All’inizio fu il silenzio, poi lo schermo rosso e a seguire le note di The Funeral March of Queen Mary di Henry Purcell, arrangiata da Walter Carlos e Rachel Elkin. Così inizia Arancia Meccanica di Stanley Kubrick, un film che non ha certo bisogno di presentazioni.

Alex guarda dritto in camera, il suo sguardo è sicuro, fiero e mai titubante. La cinepresa si allontana ed «Eccomi là. Cioè Alex e i mie drughi. Cioè Pit, Georgie e Dim. Eravamo seduti nel Korova milkbar arrovellandoci il gulliver per sapere cosa fare della serata», e tra un bicchiere di Latte + e l’altro, il pensiero non poteva che volgere «all’esercizio dell’amata ultraviolenza».

Un incalzare di crudeltà fisica e psicologica che si sussegue senza soluzione di continuità fino alla fine del film: dal Korova milkbar, la scena si sposta in un sottopasso dove i quattro ragazzi aggrediscono un barbone ubriaco, poi vanno in un teatro abbandonato e affrontano la banda rivale capeggiata da Billy Boy, sulle note della Gazza Ladra di Gioacchino Rossino, un energico, vitale, drammatico balletto che mette in scena la giocosità e la violenza del loro comportamento; quindi scorrazzano nelle campagne londinesi su una fiammante “Durango”, chiaramente rubata, per giungere alla villa dei coniugi Alexander, che vengono picchiati e umiliati sulle note di Singin’ in the Rain.

Dmitri Kasterine, Four Droogs. ©Dmitri Kasterine

Dmitri Kasterine, Four Droogs. ©Dmitri Kasterine

Dmitri Kasterine, fotografo britannico di notevole spessore, coglie tutto questo: l’armonica, tragica, grottesca violenza dei drughi e l’atmosfera rarefatta del making of.

In una di queste fotografie Stanley Kubrick siede con Kasterine sotto una piattaforma costruita per proteggere le macchine da presa, mentre fuori piove. I due chiacchierano, lo sguardo di Kubrick è fisso verso l’obiettivo, un po’ annoiato e un po’ pensieroso. Il fotografo non ci pensa un attimo e scatta. Stivaloni in primo piano, gambe incrociate, Kubrick con una mano si tira indietro i capelli, mentre con l’altra tiene la sua cinepresa Arriflex.

Kubrick under platform. ©Dmitri Kasterine

Kubrick under platform. ©Dmitri Kasterine

Dmitri Kasterine è nato in Inghilterra, il padre era un ufficiale dell’esercito Russo mentre la madre era inglese, prima di approdare alla fotografia, svolge diversi lavori: mercante di vini, broker, pilota di aerei e di auto da corsa. Negli anni ’60 tutto cambia e inizia a collaborare con agenzie e riviste importanti come fotografo, ritraendo i maggiori protagonisti dell’arte e della cultura degli ultimi decenni: Martin Amis, David Hockney, Francis Bacon, Samuel Beckett, Mick Jagger e molti altri artisti.

In questi anni viene a conoscenza dei film e della fama di Kubrick e decide di fotografarlo per la rivista Queer. Senza perder tempo Kasterine si reca negli Shepperton Studios dove Kubrick sta girando Il dottor Stranamore, alla fine di quella giornata, il regista gli chiede di lavorare per lui come fotografo, aggiungendo: “You stand in the right place”.

Dmitri ha lavorato con Kubrick sul set di 2001: Odissea nello spazio, de Il dottor Stranamore e Arancia Meccanica, veniva definito quello “speciale”, perchè girovagava sul set scattando immagini del dietro le quinte, che poi Kubrick avrebbe voluto inserire nei titoli di coda, cosa che però non fece mai.

Testo a cura di Claudia Stritof.

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Questo articolo è stato scritto in seguito alla visita presso la  ONO arte contemporanea di Bologna, che ha presentato la mostra Stanley Kubrick – Arancia Meccanica. Fotografie di DMITRI KASTERINE, la quale celebra il genio del fotografo e la pellicola di Kubrick, proprio in occasione del 45° anniversario dell’uscita del film nelle sale. Costumi futuristici, musica classica, scenografie pop, importanti richiami storici e colti dialoghi si susseguono incessanti sulle note di Rossini e del «buon vecchio Ludovico Van». Arancia Meccanica, un film diventato un cult per molte generazioni e una pietra miliare della cinematografia internazionale.

Stanley Kubrick – Arancia Meccanica Fotografie di DMITRI KASTERINE

ONO arte contemporanea, via Santa Margherita, 10 – Bologna

19 marzo- 7 maggio 2016

www.onoarte.com?utm_source=rss&utm_medium=rss

©Dmitri Kasterine.

©Dmitri Kasterine.

kubrick leaning on Moy. ©Dmitri Kasterine.

Kubrick leaning on Moy. ©Dmitri Kasterine.

Droogs in hall of flats. ©Dmitri Kasterine.

Droogs in hall of flats. ©Dmitri Kasterine.

Alex and droog with Adrienne over shoulder. ©Dmitri Kasterine.

Alex and droog with Adrienne over shoulder. ©Dmitri Kasterine.

Alex look into camera rape scaene. ©Dmitri Kasterine.

Alex look into camera rape scaene. ©Dmitri Kasterine.

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Lebowski and Other Big Shots. Gli scatti di Jeff Bridges a Bologna. https://www.cultmag.it/2016/01/01/lebowski-and-other-big-shots-gli-scatti-di-jeff-bridges-a-bologna/#utm_source=rss&utm_medium=rss https://www.cultmag.it/2016/01/01/lebowski-and-other-big-shots-gli-scatti-di-jeff-bridges-a-bologna/#respond Fri, 01 Jan 2016 14:26:22 +0000 https://www.cultmag.it/?p=2521 La mostra Jeff Bridges Photographs: LEBOWSKI and Other BIG Shots alla Ono arte contemporanea di Bologna è quasi giunta al termine, così anche la possibilità di osservare dal vivo il lavoro fotografico dell’attore holliwoodiano.

Jeff Bridges oltre ad essere un attore di incommensurabile talento, è un artista eclettico dalla personalità carismatica e generosa, che ha prediletto collaborazioni con il cinema indipendente, senza mai conformarsi alle regole dello Star System e interpretando molto spesso ruoli da antieroe, ragion per cui molto spesso è stato sottovalutato dalla critica ufficiale. La passione verso la fotografia inizia per Bridges già dal liceo, ma viene accantonata relativamente presto per dedicarsi a tempo pieno alla carriera di attore, riscoprendola solo più tardi.

La fotografia è per lui un diario di vita attraverso cui racconta il proprio mondo, come ben si intuisce dagli scatti esposti in mostra ed infatti in uno di questi, tratto dal making of del film Blown Away che Jeff Bridges è insieme al padre Lloyd e subito dietro loro c’e la fotografa Mary Ellen Mark, in atteggiamento goliardico e scherzoso, testimonianza della complicità e del carattere di questi personaggi che molto spesso appaiono inarrivabili.

Read more on The Mammoth’s Reflex.

Testo e immagini ©Claudia Stritof. All rights reserved.

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Report dalla mostra:

 Jeff Bridges Photographs: LEBOWSKI and Other BIG Shots, Ono arte contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

Jeff Bridges Photographs: LEBOWSKI and Other BIG Shots, Ono arte contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

 Jeff Bridges Photographs: LEBOWSKI and Other BIG Shots, Ono arte contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

Jeff Bridges Photographs: LEBOWSKI and Other BIG Shots, Ono arte contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

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Jeff Bridges Photographs: LEBOWSKI and Other BIG Shots, Ono arte contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

 Jeff Bridges Photographs: LEBOWSKI and Other BIG Shots, Ono arte contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

Jeff Bridges Photographs: LEBOWSKI and Other BIG Shots, Ono arte contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

 Jeff Bridges Photographs: LEBOWSKI and Other BIG Shots, Ono arte contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

Jeff Bridges Photographs: LEBOWSKI and Other BIG Shots, Ono arte contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

Jeff Bridges Photographs: LEBOWSKI and Other BIG Shots, Ono arte contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

Jeff Bridges Photographs: LEBOWSKI and Other BIG Shots, Ono arte contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

Jeff Bridges Photographs: LEBOWSKI and Other BIG Shots, Ono arte contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

Jeff Bridges Photographs: LEBOWSKI and Other BIG Shots, Ono arte contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

Jeff Bridges Photographs: LEBOWSKI and Other BIG Shots, Ono arte contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

Jeff Bridges Photographs: LEBOWSKI and Other BIG Shots, Ono arte contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

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Madonna. La nascita di un’icona https://www.cultmag.it/2015/12/31/2509/#utm_source=rss&utm_medium=rss https://www.cultmag.it/2015/12/31/2509/#respond Thu, 31 Dec 2015 18:16:06 +0000 https://www.cultmag.it/?p=2509 Le persone non sanno ancora quanto io sia brava, ma lo scopriranno presto. Nel giro di qualche anno tutti lo sapranno. Ho progettato di diventare una delle star più grandi di questo secolo“, ed effettivamente nel giro di pochi mesi dai suoi esordi come ballerina e attrice, Madonna è riuscita ad affermarsi nell’Olimpo delle icone glamour, celebrata e amata da schiere di fan dagli anni Ottanta fino ad oggi.

Alla Ono Arte Contemporanea di Bologna la mostra MADONNA: The Rise of a Starripercorre i primi anni di carriera della cantante italo-americana Madonna Louise Veronica Ciccone, attraverso lo sguardo di tre celebri fotografi: Peter Cunningham, George DuBose, e Deborah Feingold.

Madonna è una diva pop che ha fatto del proprio corpo un oggetto plasmabile, in perenne mutamento, maturando nel tempo un’estetica camaleontica diventata poi «un marchio di fabbrica»: donna sexy e aggressiva vestita in bianco con pizzi e merletti nell’album Like a Virgin, cantante country in Music, crocifissa durante il Confessions Tour e vestita da soldato in American Life.

La fortuna vera e propria inizia quando la giovane Madonna incontra Liz Rosenberg, PR della Warner Bros, la quale attraverso un’adeguata promozione pubblicitaria, ha curato i rapporti con i più importanti media e fotografi dell’epoca, facendola conoscere in brevissimo tempo in tutta l’America del nord e successivamente nell’intero globo. Madonna sapeva bene come costruire il proprio look e le proprie performance essendo dotata di una carismatica presenza scenica, peculiarità che senz’altro emerge nel servizio fotografico di George DuBose, realizzato nell’autunno del 1981. Sollecitato dalla Rosenberg, DuBose fotografa la cantante durante uno dei suoi primi concerti all’Uncle Sam di Long Island, in cui la giovane si muove con sicurezza e sensualità.

All’epoca Madonna ha uno stile trasandato ma sempre ben progettato, secondo quelli che erano i dettami modistici di quegli anni che oscillavano tra elementi post-punk con tanto di catenine, borchie, anfibi e maglie strappate ed elementi disco, orecchini a stella, capelli cotonati dai colori sgargianti, salopette e fuseaux dai toni fluo. Ed è così che Madonna si presenta nello studio del fotografo Peter Cunningham nel 1982, vestita con giubbotto di jeans, pantaloni a vita alta, tenuti con due cinture, capelli cotonati e trucco marcato. Anche questa volta è Liz Rosenberg a sollecitare lo shooting con la ragazza del Michigan, ed effettivamente il fotografo canadese rimane piacevolmente stupido dalla giovane Madonna, che da sola si trucca e si veste con cura, cambiandosi con velocità d’abito e facendo corrispondere ad ogni nuovo outfit una diversa sfaccettatura della personalità. La seduta entusiasma i due, tanto che il servizio dallo studio del fotografo prosegue per le strade di Soho, dove Madonna «corre e salta coinvolgendo gli ignari passanti, gioca a nascondino nei vicoli tra le case, si abbassa la zip dei pantaloni sui gradini di una chiesa o finge di essere crocifissa sulla staccionata di un giardinetto».

Nello stesso anno, Madonna incontra anche la fotografa Deborah Feingold, per un servizio commissionato dalla rivista Star Hits, lo shooting si svolge in casa della fotografa che all’epoca utilizzava anche come studio e da questo incontro nascono scatti semplici, ma efficaci, che denotano la carismatica personalità di Madonna. La cantante è sempre stata consapevole della sua eclettica personalità e come ha più volte affermato «credo che essere fedeli a un’immagine sia la tomba della creatività», ed ecco che in lei vivono mille volti e mille anime, che le hanno permesso di diventare l’icona glamour per eccellenza, perché la sua qualità più grande è quella di «essere una donna indipendente che combatte per ciò in cui crede». La mostra patrocinata dal Comune di Bologna, oltre ad esporre gli scatti già citati, presenta in anteprima mondiale una serie di fotografie, del servizio del 1982 che Peter Cunningham pensava di aver smarrito, ma poi riemerse dai suoi archivi.

Articolo di Claudia Stritof su The Mammoth’s Reflex (30 novembre 2015).

Testo e immagini ©Claudia Stritof. All rights reserved.

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Report dalla mostra:

© Claudia Stritof.

MADONNA: The Rise of a Star, Ono Arte Contemporanea. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

MADONNA: The Rise of a Star, Ono Arte Contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

MADONNA: The Rise of a Star, Ono Arte Contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

MADONNA: The Rise of a Star, Ono Arte Contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

MADONNA: The Rise of a Star, Ono Arte Contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

MADONNA: The Rise of a Star, Ono Arte Contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

MADONNA: The Rise of a Star, Ono Arte Contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

MADONNA: The Rise of a Star, Ono Arte Contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

MADONNA: The Rise of a Star, Ono Arte Contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

MADONNA: The Rise of a Star, Ono Arte Contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

MADONNA: The Rise of a Star, Ono Arte Contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

MADONNA: The Rise of a Star, Ono Arte Contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

MADONNA: The Rise of a Star, Ono Arte Contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

MADONNA: The Rise of a Star, Ono Arte Contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

MADONNA: The Rise of a Star, Ono Arte Contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

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https://www.cultmag.it/2015/12/31/2509/feed/ 0 2509
"Nirvana: Punk to the People" alla Ono Arte di Bologna. La storia diventa presente. https://www.cultmag.it/2013/12/09/nirvana-punk-to-the-people-alla-ono-arte-di-bologna-la-storia-diventa-presente/#utm_source=rss&utm_medium=rss https://www.cultmag.it/2013/12/09/nirvana-punk-to-the-people-alla-ono-arte-di-bologna-la-storia-diventa-presente/#respond Mon, 09 Dec 2013 17:29:36 +0000 http://claudiastritof.wordpress.com/?p=200 Alla galleria Ono Arte Contemporanea dal 12 Dicembre sarà possibile visitare una nuova mostra, assolutamente unica per l’Italia. La mostra è intitolata: “Nirvana: Punk to the people”, ci fa conoscere la storia e le intimità della mitica band raccontata attraverso l’occhio di grandi fotografi che in quegli anni caldi correvano da un palco all’altro per fotografare i backstage e i concerti, tra questi: Charles Peterson, Kevin Mazur, Kirke Weddle. Un viaggio intenso, accompagnato dal catalogo edito dall’Auditorium Edizioni; ma non solo nel bookshop molto fornito della galleria potrete trovare altri libri e gadget molti particolari.

La mostra celebra i vent’anni dell’uscita dell’album In Utero (1993) e la morte di Kurt Cobain avvenuta l’anno successivo. Il titolo, un pò particolare, ma perfettamente in linea con il clima dell’epoca: la mitica band ha rivisitato le sonorità punk, e sulle ceneri dei gradi gruppi hanno sperimentato e modificato quelle sonorità per dar il via ad un nuovo genere musicale: il grunge.

Il mito di Kurt Kobain è stato accentuato dal suo suicidio, che ha stravolto miliardi di fans dei Nirvana. Il suo stile unico fatto di jeans strappati, camicie di flanella, occhiali alla Jakie O ha avuto molta fortuna, nonostante egli fosse un no-global anti litteram.

La Ono Galleria intraprende questo nuovo progetto sulla band grange, naturalmente accompagnato da serate a tema come in stile Ono Arte. Beh, allora che dire, aspettando il 12, con una birra o un bicchiere di vino in mano, una canzone di sottofondo alla Ono Arte si potranno ammirare le fotografie dedicate ai Nirvana, al passato e alla storia della musica attraverso scatti inediti per l’Italia.

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©Michael Lavine

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