Optical – CultMag https://www.cultmag.it Viaggi culturali Mon, 09 Mar 2020 21:27:18 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.1.6 104600578 Il padre dell’istantanea e dell’impossibile. https://www.cultmag.it/2020/01/08/il-padre-dellistantanea-e-dellimpossibile/#utm_source=rss&utm_medium=rss https://www.cultmag.it/2020/01/08/il-padre-dellistantanea-e-dellimpossibile/#respond Wed, 08 Jan 2020 08:15:00 +0000 http://claudiastritof.wordpress.com/?p=99  “Non intraprendere un progetto a meno che non sia manifestamente importante e quasi impossibile”.

 – Edwin Land

Edwin Land (1909-1991), secondo per numero di brevetti solo a Thomas Edison, è stato definito l’ultimo dei grandi geni, inventore e fisico americano, ha rivoluzionato il concetto di fotografia con la creazione della Polaroid.

Nel 1926 Edwin Land lascia l’Università di Harvard e trascorre molte ore nella biblioteca pubblica di new York, sfogliando libri di fisica e ottica. Land è curioso, vorace di conoscenza e trae grande ispirazione da queste letture, in particolare dal testo di ottica di Robert W. Wood, la cui prima edizione uscì nel 1905, mentre la seconda nel 1915.

L’idea venne a Land quando rimase abbagliato dai fari di una macchina mentre passeggiava lungo un viale newyorchese, pensando che per evitare incidenti, dovesse creare un polarizzatore sottile ed economico. Dopo diversi esperimenti, mette a punto un foglio polarizzante, chiamato Polaroid, costituito da una pellicola di plastica in cui erano incorporati numerosi cristalli di erapatite.

Pochi anni dopo Land fondò la Polaroid Corporation, società creata insieme al professore di Harvard, George Wheelwrigh, che attirò l’attenzione di molte industrie come General Motors, General Electric ed Eastman Kodak, che nel 1934 divenne il primo cliente di Land.

Aprile 1947, Edwin H. Land dimostra il funzionamento della Polaroid.
Image ©Baker Library/Harvard Business School

La nascita della macchina fotografica di plastica è legata a un aneddoto personale, infatti, dopo un intero giorno trascorso a fare fotografie con la famiglia in vacanza a Santa Fe, Jennifer, la più piccola delle figlie di Land, ingenuamente chiese al padre come mai non fosse possibile vedere subito le immagini scattate. Ai tempi d’oggi la domanda apparirebbe assolutamente banale e scontata, ma all’epoca fu una domanda geniale che scatenò una vera e propria rivoluzione tecnologica.

Land in quel momento ebbe l’illuminazione e nel giro di un’ora chiamò il proprio avvocato per avviare le pratiche per brevettare una macchina in grado di sviluppare una fotografia positiva in sessanta secondi, grazie a pellicole dotate di un rivestimento fotosensibile a cui venivano aggiunte sostanze necessarie per lo sviluppo.

Leggenda o realtà, si racconta che durante una notte tempestosa, mentre Land si trovava all’Hotel Pennsylvania di New York scattò la sua prima istantanea.

Aveva 37 anni e prima di inventare la Polaroid, aveva già messo a punto altre interessanti scoperte: le lenti polarizzate, i filtri ottici, i visori notturni e nel 1938 annuncia anche la creazione del Vectograph, un sistema 3-D utilizzato in campo militare.

Land è stato un uomo estremamente creativo e innovativo, non solo nelle sue invenzioni, ma anche nel modo di commercializzarle, come avvenne quando invitò i dirigenti della Società Optical nella sala di un albergo, dove il bagliore del sole riflesso sul davanzale colpiva a sua volta un acquario in cui i pesci rossi erano al momento invisibili, Land consegnò loro un foglio polarizzato e guardandoci attraverso essi furono in grado di focalizzare i pesci. Le lenti polarizzate vennero subito acquistate per creare i primi occhiali con lenti polarizzate.

La prima Polaroid Land Camera fu venduta il 26 novembre 1948 al Jordan Marsh, un grande magazzino di Boston, che qualche ora dopo registrò il boom di vendite.

Il lavoro di Land negli anni continuò incessantemente: la Polaroid non solo venne amata da fotoamatori ma anche da grandi artisti che la adottarono come loro mezzo espressivo, tanto che fu lo stesso Land a raccogliere e acquistare molte fotografie di artisti famosi, talune volte scambiandole o barattandole macchine fotografiche.

Giunse a raccogliere 25.000 immagini tra cui quelle di Andy Warhol, Robert Frank e Ansel Adams, quest’ultimo anche consulente della ditta.

Il ’72 è invece l’anno di nascita della Polaroid SX-70, la prima macchina istantanea a colori che utilizzava un rullino di formato quadrato.

Test photograph of Meroë Marston Morse scatta una fotografia nei laboratori Polarois, 1940 ca. ©Polaroid Corporation Records. BAKER LIBRARY HISTORICAL COLLECTIONS, Harvard Business School.

Land fu una persona molto stravagante, sempre innovativa e mai ordinaria. Ottimista di natura, era dotato di grande sensibilità artistica e ingegno. Era alto meno di un metro e ottanta e si contraddistingueva per il ciuffo nero e gli occhi intensi. Sempre sopra le righe, come era solito ripetere: «se vale la pena di fare qualcosa, allora è meglio farla in eccesso».

Non è un caso che un grande visionario come Steve Jobs abbia dichiarato la sua ispirazione alla figura di Edwin Land. Abbandonando l’università, avviò da solo la sua fortuna aprendo due industrie e collaborato con politici e governatori. Edwin Land è un esempio straordinario di uomo che ha cambiato il suo percorso personale e dato avvio a una nuova grande epoca.

La favola creata da questo grande uomo stava per terminare nel febbraio 2008, quando giunge il triste annuncio che terminerà la produzione delle pellicole istantanee, dopo che nel 2007 era già cessata la produzione delle fotocamere.

Nei primi mesi del 2010 qualcosa è cambiato: il marchio è stato rilevato da un gruppo di dodici tecnici, ingegneri e chimici che hanno ricominciato la produzione delle pellicole, sono stati riaperti gli stabilimenti a Enschede, al confine tra l’Olanda e la Germania.

Il progetto è rinato con il nome di Impossible Project, riunendo dieci dei migliori ex dipendenti Polaroid che hanno condiviso la passione e la fede “in un sogno impossibile”, riuscendo a creare una nuova pellicola con lo scopo di portar in salvo milioni di Poaroid ancora funzionanti ma non più utilizzate.

APPROFONDIMENTI UTILI:

The Story of Edwin Land, The Harvard Gazette.

Archive Edwin Land, BAKER LIBRARY HISTORICAL COLLECTIONS.

]]>
https://www.cultmag.it/2020/01/08/il-padre-dellistantanea-e-dellimpossibile/feed/ 0 99
La fallacia della società contemporanea. https://www.cultmag.it/2014/01/15/la-fallacia-della-societa-contemporanea/#utm_source=rss&utm_medium=rss https://www.cultmag.it/2014/01/15/la-fallacia-della-societa-contemporanea/#respond Wed, 15 Jan 2014 21:39:39 +0000 http://claudiastritof.com/?p=417 Attualmente siamo soggetti ad un “consumismo” sfrenato d’immagini, a cui i media ci hanno abituati e che, ormai, divoriamo quasi senza rendercene conto. Le fotografie hanno la potenza di mostrarci ciò a cui solitamente non poniamo attenzione e sta a noi esaminarle e cogliere il loro messaggio. Nell’ambito che analizzeremo oggi, ovvero quella della moda, i messaggi inviatici sono molteplici e molto spesso influiscono su di noi inconsapevolmente.

Un giorno leggendo Vogue Italia, ho trovato un servizio che mi colpì molto. Per non smettere mai di far pensieri allora ho analizzato il servizio fotografico firmato da Richard Burbridge. Egli ha iniziato la sua carriera come fotografo nei primi anni novanta, attualmente è uno dei maggiori fotografi di moda, numerose le riviste per cui lavora: Vogue, Harper’s Bazaar, e i-D e numerosi sono anche i marchi per cui ha elaborato le campagne pubblicitarie: Givenchy, Hermes, Louis Vuitton etc.

 

Ha uno stile eclettico: dalla campagna macabra e inquietante svolta per Dazed & Confused, autunno 2010. Ha prodotto la stagione di “War Hero”, modelli vestiti da etichette importanti: Roberto Cavalli, Louis Vuitton etc. Eroi deformati e mutilati da diversi traumi della guerra ma sopravvissuti e ancora pieni di forza e sensualità.

Molto diversa per ispirazione è la campagna per il New York Times Style Magazine dell’Aprile 2012, “Salad Days”. Giorni rigogliosi per la moda, in cui la crisi attuale non si sente, possiamo continuare ad assaporare il benessere e nutrirci di essa, immediato è il confronto con l’Arcimboldo che questi “vestiti li creò” con i suoi ritratti compositi.

L’articolo in apertura al servizio di Burbridge è dedicato alle beauty farm di ultima generazione; vengono descritti dettagliatamente i percorsi benessere e i weekend salutari uniti alle diete naturali ed evergreen. Il tutto all’impronta della naturalezza e della cromoterapia gastronomica. Così recita una parte dell’articolo: “Dopo diete punitive, trattamenti medical center e protocolli clinical, si fa strada una nuova idea di spa, che contempla colore, gioia e appeal”. Lo scatto di copertina ritrae una donna accasciata su un lavandino, presumibilmente della spa, con preziosi orecchini, un estroso copricapo, il tutto trattato con contrasti tonali in linea con i benefici cromo-terapici poco sopra descritti nell’articolo. Essa indossa degli occhialini per proteggersi dai raggi UV della lampada abbronzante.

L’immagine nonostante le incongruenze (perchè è sdraiata sul lavandino? Perchè è vestita in modo elegante e porta gli occhialini? Sarà appena tornata sbronza da una festa glamour?) è ben riuscita: vestiti, gioielli e trucco sono ben visibili. Essa nonostante il contesto esalta il fine dell’articolo: la modella, bella ed elegante ostenta la bellezza del corpo, che è possibile ottenere all’interno delle spa (occhialino). Nel secondo scatto la modella si trova in un supermercato con il volto ricoperto da crema idratante in tinta con il cappotto e ingentilita da preziosi gioielli. Gli alimenti alle spalle, inscatolati e salse, dovrebbero essere prodotti da evitare a favore di una dieta genuina (nota dissonante). La crema sul volto della donna a livello pratica richiama la le lozioni idratanti della spa e a livello fotografico rimanda ad una tecnica di isolamento dei tratti del volto utilizzata per la prima volta da Erwin Blumenfeld negli anni Cinquanta. Il fotografo all’epoca fece in modo da far risaltare il trucco della modella isolando i singoli tratti del volto e marcandoli in modo importante. Il fotografo contemporaneo la ritrae in chiave odierna, in un supermercato, simbolo del mondo dei consumi nel quale viviamo, in cui una donna deve essere sempre elegante.

©Richard Burbridge

©Richard Burbridge

L’eleganza e la bellezza fisica sono quel tocco in più che possiamo acquistare tramite le cure di bellezza nelle spa e, aggiungerei, attraverso i trattamenti di chirurgia estetica (fate attenzione… sta avvenendo un climax, tra un pò spiegherò): portano un pò di gusto nella vita, proprio come le salse alle spalle della modella, un condimento aggiunto al pasto principale, non indispensabile ma che rendono i cibi più gustosi e apprezzabili. Nello scatto successivo Burbridge ci presenta una modella sdraiata sul pavimento optical. Geometria del vestito (Prada) e geometria del volto definito dalle linee tracciate da un’ipotetico chirurgo per procedere al ritocchino. Altro parallello, che non fa mai male allenarsi con voli pindarici, fa venire subito in mente Orlan che con le sue performance indaga, fin dalla fine degli anni ’80, l’esigenza di sperimentare una nuova vita, reinventando il proprio corpo con importanti operazione chirurgiche. All’inizio della sua carriera utilizzò travestimenti ma poi radicalizzò la sua arte intervenendo direttamente sul suo corpo.

La fotografia certifica questa mutazione continua, la propria metamorfosi fisica e di identità per una ricerca orientata ad esplorare nuovi corpi e nuove menti.

Un’esistenza nuova: plasmare il proprio corpo riferendosi a canoni ideali di un tempo remoto o attuali (così l’esempio di Yasumasa Morimura o Cindy Sherman).

Tornando al nostra articolo l climax sta avvenendo sotto i nostri occhi: non più creme idratanti ma veri e propri interventi chirurgici con le tracce di pennarello del chirurgo sul volto della modella.

Nella penultima immagine la modella viene fotografata di ¾ con il volto cinto da una fascia contenitiva (espediente già utilizzato nella campagna per il trucco di Elisabeth Arden nel 1927 del fotografo Adolphe De Meyer). La donna è una donna aggressiva con al collo un collare borchiato, quasi a sottolineare uno stacco tra il collo e la testa, come se fosse un manichino. Un volto solare, impreziosito con molta eleganza dall’abito, dal gioiello e dal trucco.

Una definizione assoluta dei tratti del volto. Una donna erotica e seduttrice nonostante o per merito dell’intervento esterno. La naturalità è ormai abolita. Ultimo scatto: un occhio indiscreto osserva una donna reduce da un intervento chirurgico nel giardino (dell’ospedale?): essa indossa una folta pelliccia ed è perfettamente truccata. Il fotografo Richard Burbridge non fa altro che certificare una realtà di fatto, una continua ricerca da parte delle donne e degli uomini d’oggi di intervenire sul proprio corpo attraverso metamorfosi da attuare su sè stessi per essere accettati da una società che rifiuta il brutto aspetto e che ha eretto a culto la bellezza il proprio corpo. Esso non ha fatto altro che mostrarci ciò che quotidianamente cerchiamo e desideriamo: un’ IDENTITA’ ALTRA, che sia diversa dai nostri tratti, sempre e comunque inadeguati. Allora come se questo non fosse abbastanza vi pongo un ulteriore esempio e motivo di riflessione. In un certo senso le pubblicità appena citate sono la realtà che ormai abbiamo accettato senza nessun timore.
La differenza si vede nelle fotografie di Oliviero Toscani, in cui questa volta è il “frivolo” mondo della moda a porre degli interrogativi; i suoi scatti sono così forti e incisivi che per molti di essi viene richiesta la censura; come se censurandola il problema svanisse. In un’intervista a Repubblica in merito alla campagna Nolita per il gruppo di moda Flash&Partners, Toscani afferma: “Una provocazione, ma soprattutto un allarme su una tragedia del nostro tempo. Ancora più sconvolgente perché a interrogarsi sul problema è il mondo delle passerelle, accusato da tempo di diffondere falsi miti di bellezza”. Sempre nell’intervista a Repubblica Toscani afferma: “Io ho fatto come sempre un lavoro da reporter: ho testimoniato il mio tempo. Sono anni che mi interesso al problema dell’anoressia. Un tema tabù per la moda.” (Repubblica, 24 settembre 2007).

Oliviero Toscani, Nolita. ©Oliviero Toscani

Oliviero Toscani, Nolita. ©Oliviero Toscani

Numerosissime le sue campagne pubblicitarie, in particolare quelle per Luciano Benetton, di cui Toscani non fu solo il fotografo ma si occupò dell’intera strategia comunicativa aziendale dal 1984.
Fotografie di moda molto lontane dai topos a cui siamo abituati: modelle nude o in-vestite di glamour.

Immagini a cui non si poteva voltare le spalle ma che investivano l’osservatore nel profondo; immagini così penetranti, tanto che la psicologa Gabriella Bartoli analizza il turbamento psicologico dei suoi pazienti in seguito alla visione delle fotografie.

La fotografia fa parte della campagna di sensibilizzazione sull’AIDS. L’uomo ritratto è David Kirby, l’americano malato di Aids che viene ritratto sul letto di morte con i suoi familiari.
La Bartoli riporta la parole del paziente: “ma come si fa ad utilizzare un’immagine di qualcosa che dovrebbe esser riservato all’intimità? […] è un’operazione pubblicitaria da cen-su-ra-re. La morte è da censurare”. Dichiarazioni personali che potrebbero traslare il pensiero della nostra società; tanto è l’effetto di risonanza che la fotografia crea, che essa viene effettivamente censurata.

In conclusione perché Toscani-Burbridge?
Potremmo dire che la prima campagna pubblicitaria, quella di Burbridge, è volta al patinato, alla presentazione della società d’oggi che sempre più si identifica nella ricerca del fisico perfetto ma artificiale. Una serie di incongruenze interne la connotano, dal mondo della spa evergreen si passa al ritocco nelle cliniche estetiche; ma altro non è che una delle facce della stessa medaglia.

Il verso è occupato dalla realtà di Oliviero Toscani, una faccia tragica ma reale. Per questa sua veridicità e per i temi trattati, a differenza dell’altra, non viene accettata.
Si desidera “non vedere”, celare ai nostri occhi la mortalità del corpo e la senilità a cui si tenta di porre rimedio attraverso la chirurgia estetica e attraverso il mondo sognante della moda. La società di oggi combatte la vecchiaia della pelle e la decomposizione della morte mettendo in formaldeide il corpo (Damien Hirst, il suo squalo integro o solo apparentemente; Kirby: troppo crudelmente reale).

La via di uscita non è la censura. La moda è un sogno, ma è anche un modo per porre interrogativi, per riflettere sulla contemporaneità. Immagini che vengono divulgate ad ampio raggio e in fin dei conti dovremmo essere complici dei messaggi della fotografia, e non solo consumatori inconsapevoli, capire il senso positivo o negativo che su di esse grava e come inconsapevolmente agiscono su di noi. Non soffermiamoci ad un’occhiata veloce, sfogliamo i giornali, gli articoli e i blog anche questi possono far riflettere…

]]>
https://www.cultmag.it/2014/01/15/la-fallacia-della-societa-contemporanea/feed/ 0 417 0 0 0 0