sister – CultMag https://www.cultmag.it Viaggi culturali Wed, 08 Mar 2017 20:11:40 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.1.6 104600578 “Per quanto tempo è per sempre? “A volte, solo un secondo”! https://www.cultmag.it/2016/09/13/per-quanto-tempo-e-per-sempre-a-volte-solo-un-secondo/#utm_source=rss&utm_medium=rss https://www.cultmag.it/2016/09/13/per-quanto-tempo-e-per-sempre-a-volte-solo-un-secondo/#comments Tue, 13 Sep 2016 06:16:39 +0000 https://www.cultmag.it/?p=4141 Credo che a lavoro si debba mantenere sempre un certo distacco rispetto alla propria vita privata ma alcune volte è difficile non far trasparire i propri stati d’animoI pensieri sono troppi e il tempo per fermarsi ad ascoltarli troppo poco rispetto a quello che si desidererebbe, uno strano paradosso esistenziale sul come scoprire se stessi attraverso ricordi passati.

Ho sempre amato i compleanni ed in particolare quelli delle persone a me care perché mi permettono di sbizzarrirmi nei regali scemi,  fare cose banali e sdolcinate come svegliare con un fiore la persona che mi sta accanto, preparare una colazione particolare o una fonduta di cioccolato dove immergere tutti i frutti possibili… Mi piace che la persona a cui voglio bene in quel momento possa essere felice per un gesto che alla fin dei conti è insignificante ma che in realtà diventa un ricordo eterno.

Coincidenza vuole che nell’oroscopo di questa settimana Brezsnsy affermi: “Ti lancio un ultimatum, Pesci: nel giro delle prossime 144 ore pretendo che tu sia almeno il 33 per cento più felice. Il 50 per cento sarebbe anche meglio. In qualche modo devi scoprire quello che puoi fare per aumentare il tuo benessere e per goderti di più la vita” e l’astrologo suggerisce ai pesciolini depressi di individuare “i quattro ricordi più piacevoli” che si posseggono e rivivili nella propria fantasia.

In questi giorni, volente o nolente, mi sono dedicata molto ai miei ricordi, non so dire se questi siano i più felici, ma sono ricordi belli e anche banali di una vita trascorsa insieme a mia sorella.

Da piccole, essendo lei la sorella maggiore, era l’addetta alla preparazione della merenda: cracker con lo zucchero, il mio spuntino preferito! Poi, quando siamo diventate grandi, i cracker sono stati sostituiti con i tramezzini al tonno, che invece era mio compito preparare. Lei puntualmente mi diceva: “Come li fai tu nessuno! Però, mamma mia quanto sei lenta”! Mi faceva ridere un sacco quando pronunciava questa frase, e mi sa sorridere ancor oggi, visto che la mia lentezza da bradipo nel preparare i tramezzini non mai è cambiata.

Oggi avremmo festeggiato i trent’anni di sister, trenta incredibili anni di forza e bellezza! Un ricordo che sicuramente si sarebbe aggiunto a quelli passati. Mi piacerebbe essere contenta ma purtroppo non lo sono, fondamentalmente perché non si può essere felici di qualcosa che non si può condividere con chi vorresti. Dentro si ha sempre un magone che, inesorabilmente, fa riflettere sul tempo che passa e soprattutto sul tempo che è passato senza di lei.

Era un 13 settembre di tanto tempo fa, non ricordo bene l’anno ma eravamo molto piccole: tornavamo di corsa alla sua festa di compleanno organizzata al lido di mio zio, sister cade nella viuzza accanto alle giostrine del mio paese, all’epoca una stradina non asfaltata e cadendo si fa male. Noi scherzavamo su quella pallina strana che sporgeva dal suo ginocchio: “bleee che schifo, è pus solido”, con quell’ingenuità che solo i bambini hanno. Dopo tanto tempo scopriamo che quella pallina era una pietruzza bianca da togliere subito dal medico. Ma chi se lo sarebbe mai immaginato… per noi era tutto un gioco!!

Ieri ho anche ripensato alla festa dei suoi 18 anni, una festa con tutti i suoi amici e compagni di scuola, un classico momento di spensierata felicità. Quel giorno avevamo portato alla festa anche un invitato speciale, un palloncino rosso a forma di cuore con una faccina buffa e di una tenerezza unica, tanto da diventar subito la mascotte della serata…

Quelli che ricordo sono istanti brevi, frammenti e attimi unici che porto nel cuore e che in questi momenti mi fanno sorridere. E allora mi viene in mente Alice quando chiede al Bianconiglio: “Per quanto tempo è per sempre?” e il Bianconiglio risponde: “A volte, solo un secondo!”

Ed è così… L’unica certezza è che non dimenticherò mai quando al suo compleanno tenevamo per mano, come due bambine su tacchi a spillo, un palloncino a forma di cuore con gli occhi grandi, le braccia piccoline e le gambette sgambettanti oppure quando da piccole mangiavamo cracker con lo zucchero sdraiate sul nostro divano rosso come se non ci fosse un domani!!

Oggi avremmo sicuramente brindato con un negroni e fatto una bella festa… e allora buon compleanno mia dolce sister!!!

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Riposo assordante. https://www.cultmag.it/2016/01/14/riposo-assordante/#utm_source=rss&utm_medium=rss https://www.cultmag.it/2016/01/14/riposo-assordante/#respond Thu, 14 Jan 2016 18:42:28 +0000 http://claudiastritof.com/?p=1613 Notti insonni passate al tuo capezzale.

Ferma, immobile,

con la testa fasciata da un’aureola bianca macchiata di sangue.

Tubi estranei fuoriescono dalla  tua tempia e dal tuo naso.

Ore incessanti.

Un campanello suona, una luce lampeggia a intervalli regolari,

tutto succede vorticosamente.

Mal di testa! Grando 7.

Ti volti, mi guardi, mi chiedi aiuto.

Ti sorreggo la testa.

Liberati, dolce amore,

liberati dai verdi umori maligni.

Umori e malori.

Urla e fremiti.

Carezze silenziose, campanelli assordanti.

Su e giù per il corridoio.

Liquidi iniettati.

Un riposo breve.

Un riposo stanco.

Una veglia di amore,

 mio tenero angelo.

***

Testo e immagini ©Claudia Stritof. All rights reserved.

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Based on a true story https://www.cultmag.it/2014/03/14/based-on-a-true-story/#utm_source=rss&utm_medium=rss https://www.cultmag.it/2014/03/14/based-on-a-true-story/#respond Fri, 14 Mar 2014 07:16:32 +0000 http://claudiastritof.com/?p=764 Un anno di lotta. Un anno in cui il giardino delle suore dove alloggiavamo a Verona era ricoperto da una coltre bianca di neve. Come tanti fermo immagine, il tempo passava: la neve iniziò a sciogliersi e i primi fiori a germogliare timidamente dal terreno. Piccoli fiori che abbiamo visto crescere, giorno dopo giorno. Il tempo scorreva: era giunta l’estate e poi di nuovo l’invernale vento freddo.

I fiori erano ormai appassiti in quel giardino segreto così come il tempo di Mari era ormai giunto al termine.

Il dolore è una ubriacatura colossale. Le sensazioni di un dolore forte sono quelle. Ma nessuno me l’aveva mai detto. Il dolore che si prova quando si è piccoli è diverso. Pian piano si assimila, si abbraccia e si cresce con esso. Ma quando si è grandi si pensa continuamente e alcune volte questi pensieri possono far male come mille stilettate al ventre.

Il dolore è un sentimento che si prova spesso nel corso della vita, dovrebbe rafforzarci e le sofferenze dovrebbero renderci coraggiosi.

Sto cercando di riconquistare questa “forza”, anche se non è semplice. A 26 anni, appena compiuti, un male abominevole ha portato via la mia metà razionale, mia sorella, e tutta la forza che si è avuta fin a quel momento all’improvviso svanisce.

Spesso vengo risucchiata dal divano cercando di pensare ai momenti felici ma ciò che sopraggiunge come un mostro dalle tenebre è il ricordo di un anno di malattia.

Mi dicono che i ricordi felici arriveranno… un pò come avveniva in Peter Pan. Prima o poi quei pensieri ci faranno volare, e forse sarà così, forse le favole non mentono, sono pillole che addolciscono i momenti di tristezza.

Ma ora è difficile. E’ difficile scrivere ciò che si prova in questi momenti. Alterno momenti in cui colta da una fiacca adrenalina faccio ordine, momenti in cui mi butto sul divano, momenti in cui leggo o scrivo. Guardo qualche foto, ma anche quello fa male. Avvicinarsi ai suoi libri, ai suoi vestiti e alla sua camera non se ne parla. Era così bella, ora io invecchierò e lei porterà per sempre il vestito color rubino che le stava d’incanto.

E’ come se vivessi sospesa a mezz’aria, cercando di non farmi troppe domande per paura di darmi delle risposte. Tutte le certezze che avevo prima vacillano. Dicevo: “dopo la morte? Nulla!!”, ora spero che lei non soffra, che non sia sola, che sia con mio padre e che non senta freddo.

“Dove sarà? Ci vedrà? La rivedrò?” Domande a cui nessuno può rispondere. Continui pensieri che assillano la mente. Forse anche lei fluttua come i miei pensieri, cerca una via e un modo per ricominciare.

Avrei tanta voglia di sapere se sta bene. Vorrei sapere se la malattia che l’aveva così tanto trasformata alla fine sia stata finalmente sconfitta e se mia sorella sia tornata la solita sister sorridente e qualche volta un po’ arrabbiata verso il mondo.

Con Mari ho foto da quando sono nata, con lei condividevo gioie, pensieri, litigi da sorella, regali, telefonate lunghissime e messaggi da appena sveglie al mattino presto prima di incominciare a studiare.

E ora? Chi farà tutto questo con me? Chi mi correggerà la tesi prima di inviarla al prof? Chi mi spronerà a non aver paura?

Che strana cosa il dolore… e che strana cosa la perdita.

Quando guardavo il film A time for dancing piangevo sempre quando alla fine leggevo: “basato su una storia vera”. Non sapevo che quella storia sarebbe diventata la nostra. In un anno è successo di tutto. Un anno. Gli anni passano così inutilmente, noi non ci accorgiamo del tempo che scorre, ma lui ci divora. All’improvviso tutto cambia.

Mi ponevo un unica domanda: “Perchè?”. Mi dicevo c’e ancora Speranza. E allora partiamo per Lourdes.

Da quella vasca io non sono uscita asciutta. Ma ho pregato. Mari ci credeva veramente e quegli occhi pieni di tranquillità e speranza, davanti al prete, non potrò mai scordarli. Erano così dolci e pieni di luce. Forse il miracolo era destinato a qualche altro fedele. Noi ci abbiamo creduto. Lei ci ha creduto.

Ora invece continuo a ripetere: “evabbè”. Tutto unito, sospirando. Come se questo fosse il destino che ci attendeva. Così era scritto ma non lo sapevamo. Quello che rimane è una fotografia annerita. Una pellicola esposta alla luce prematuramente e ormai bruciata. Ma non è persa, questo sbaglio del destino può insegnarci a rendere unica quella foto. Forse si deve solo aspettare e scrivere sulla pellicola, graffiarla con segni sinuosi in modo che diventino ricordi cicatrizzati sulla pelle. Un dolore che non si cancella e io voglio fidarmi di chi mi dice che presto queste sensazioni si trasformeranno in altro. Ma fa male. Non devo dimenticare che “è come se fosse qua con me”, ma al momento è una magra consolazione. Lei non c’è e non ci sarà.

In questo periodo ho ricevuto molte parole, lettere e frasi di una dolcezza infinita. Non mi sarei mai aspettata tutto questo amore, ma ogni singola parola, anche la più timida e impaurita, mi ha, e ci ha, dato forza. Storie e ricordi che fanno bene, piccoli graffi che iniziano a scalfire quella superficie così spessa come pietra lavica. Piccole fiammelle d’amore così luminose che a momenti risplendono e ti accarezzano il volto con gentilezza, sperando che prima o poi l’equilibrio si ristabilisca e al dolore subentri la gioia dei ricordi.

Come ho sempre sostenuto l’arte aiuta a farci capire il mondo e i piccoli cambiamenti che avvengono in noi e che spesso sottovalutiamo. Allora la prima opera che mi è venuta è in mente è quella  dell’artista Sam Taylor Wood: A little Death. Descrive perfettamente quello che ho visto in un anno di vita: la trasformazione del corpo, la perdita, la morte. Caravaggio rappresentò diverse vanitas e la mela bacata era il simbolo di morte e caducità ma la Wood attraverso il video fa vedere la decomposizione del corpo, giorno per giorno. Il lento appassire della vita. Immagini forti, colte in un tempo lungo ma concentrate in un breve video, che altro non è che la vita.

Questo scritto nato per me stessa e come sfogo personale, è stato letto da mamma in chiesa per il trigesimo di Mari, abbiamo deciso di condividerlo con tutti coloro che ci hanno mostrato il loro amore, parole sicuramente non felici, ma piene di forza d’amore. Un modo per ringraziare chi prova a donarci il loro amore e ci abbraccia con il pensiero.

Io non sarei mai riuscita a leggerlo. Posso scrivere e scrivere… ma non leggere i miei pensieri. Mamma ha avuto questa grande forza con la mano tremolante e la voce distrutta dal dolore, ma forte e ferma. Un amore infinito.

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