travel – CultMag https://www.cultmag.it Viaggi culturali Sat, 04 May 2019 17:28:38 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.1.6 104600578 La riscoperta inaspettata: "Gejusa siti la cchjù beja". https://www.cultmag.it/2015/05/12/la-riscoperta-inaspettata-gejusa-siti-la-cchju-beja/#utm_source=rss&utm_medium=rss https://www.cultmag.it/2015/05/12/la-riscoperta-inaspettata-gejusa-siti-la-cchju-beja/#comments Tue, 12 May 2015 16:54:31 +0000 http://claudiastritof.com/?p=1313

“Gejusanèja mia, Gejusanèja, di la Gejusa siti la cchjù beja.

Pe’ li bejzzi e lu garbu ch’aviti, di la Calabria la cchjù beja siti.

Pemmu lu dicu forsi non su’ degnu, vu’ siti la cchjù beja di lu Regnu.

E pemmu vi lu dicu chjaru e tundu, vu’ siti la cchjù beja di lu mundu”.

Questi versi sono dedicati a una bella “gioiosana”, una ragazza di Gioiosa Jonica, un piccolo paese situato nella Locride, in provincia di Reggio Calabria.

Visivamente Gioiosa ricorda un presepe, con casine arroccate, che se guadate con attenzione risplendono di antichità e di un passato lontano stratificatosi sotto gli spessi strati di intonaco e di manifesti mortuari impressi sui muri come disegni rupestri su grotte primitive.

Non voglio raccontarvi la storia del paese, fior fiori di studiosi si sono occupati dell’argomento in modo approfondito, ma preferisco condividere con voi le sensazioni che mi ha regalato la visita al borgo  durante un pomeriggio “diverso”.

Il paese è ben curato, qua e là, si nota qualche busta svolazzante che conferisce al paese l’aria di un borghetto solitario. Ogni tanto si scorge un anziano che cammina con le mani dietro la schiena e che timidamente accenna un saluto con un lieve movimento del capo, una donna con la busta della spesa, oppure una bambina che, uscendo di corsa dall’uscio di casa, urla inaspettatamente un “ciaoooo” sincero, mentre il suono del martello di alcuni operai a lavoro risuona tra le viuzze del borgo.

Durante la mia passeggiata ho visitato il centro Recosol per ammirare il murales di Emilio Fameli su una parete esterna della struttura, il quale illumina la strada come un arcobaleno colorato.

La seconda tappa è stata a Palazzo Amaduri per chiedere la cartina del paese. Da subito abbiamo notato l’accoglienza di chi vi lavora, così come quella del gentile signore, di cui purtroppo non ricordo il nome, che in men che non si dica, si è adoperato per trovare delle mappe e dei dépliant. Non in ultima la disponibilità del giovane sindaco, Salvatore Fuda, che ci ha dato informazioni storiche sul paese, oltre a proporsi come cicerone, giusto per una quindicina di minuti, il tempo di mostrarci i punti nevralgici da ammirare successivamente a piedi.

Arrivati al castello di Gioiosa Ionica, io e Giuseppe, amico e instancabile amante della Calabria, abbiamo percorso una stradina e siamo giunti alla chiesa Matrice, bellissima con i suoi mattoni a vista e interamente profilata con  lucine “da festa di paese”, alcune mancanti e altre presenti, che la ammantano di un fascino antico.

Iniziamo la discesa verso il paese e da subito si aprono scorci e viuzze piuttosto pittoresche: case disabitate, portoni scardinati, porte chiuse con catene artigianali e vie molto strette, ma lussureggianti di verde e con fiori coloratissimi come se si accedesse all’interno di una serra.

Alle piccole case si intervallano grandi palazzi signorili in cui le facoltose famiglie gioiosane un tempo vivevano, ma che ormai tradiscono la grandezza di un passato molto lontano, forse troppo lontano, perché purtroppo esternamente, molti di essi, sono flagellati dal tempo.

In questo gradevole girovagare per le vie del centro a un certo punto siamo giunti a un giardino recintato con una piccola entrata alla cui sommità vi sono due busti di uomini con elmo. Colti da un’irresistibile curiosità, abbiamo cercato di vedere cosa ci fosse all’interno: il giardino è dominato da una folta vegetazione incolta, da cespugli di asparagi, una piccola scala con quattro gradini e un albero molto alto al centro.

Ancora in giro per il paese altri palazzi antichi e tantissimi portali decorati con bugne, mascheroni mefistotelici e putti con le gote e le sporgenze del viso corrose.

Il meteo non è stato clemente con noi viaggiatori perché dopo aver visitato la chiesa di San Rocco è iniziato a piovere. Dopo uno sguardo veloce all’adiacente Chiesa di S. Pietro e Paolo, attraversato al suo interno da rovi, purtroppo un rudere di cui rimane la facciata e forse le pareti perimetrali, ci siamo diretti verso Palazzo Ajossa. Del palazzo si tramandano due leggende: l’una sul suo costruttore, forse Luigi Vanvitelli, e l’altra riguardante la principessa che vi viveva, perché si dice assistesse alle celebrazioni sacre aprendo semplicemente il balcone del salone prospiciente la rotondeggiante  ed eccentrica Chiesa di S. Nicola di Bari.

Questa è una Calabria: quella affascinante e misteriosa, con i suoi abitanti, cordiali e accoglienti; ma questa in fin dei conti è solo la mia visione che amo questa terra, ma che spesso mi ha fatto desiderare di non tornare più.

Gioiosa è stata un’assoluta ri-scoperta, forse perché non sono mai stata attenta o forse perché alcune volte dimentichiamo di amare ciò che è nostro. L’effetto è stato assolutamente straordinario e mi sono molto stupita perché è come se l’avessi guardata con altri occhi, cercando di scorgere il passato, la storia e le sue tradizioni…

Testo e immagini ©Claudia Stritof. All rights reserved.

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Gioiosa Ionica, Aprile 2015. © Claudia Stritof.

Gioiosa Ionica, Aprile 2015. © Claudia Stritof.

Gioiosa Ionica, Aprile 2015. © Claudia Stritof.

Gioiosa Ionica, Aprile 2015. © Claudia Stritof.

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Viaggianti di parole e speranze… https://www.cultmag.it/2013/12/23/viaggianti-di-parole-e-speranze/#utm_source=rss&utm_medium=rss https://www.cultmag.it/2013/12/23/viaggianti-di-parole-e-speranze/#respond Mon, 23 Dec 2013 13:25:41 +0000 http://claudiastritof.wordpress.com/?p=219 Un paradosso: ho poco tempo per scrivere e non rischiare di scaricare il cellulare in viaggio e allora scrivo un post molto veloce. Sono in viaggio, non per tornare a casa, come molti di voi fanno in queste ore, ma per andare altrove. Allora scrivo qualcosa per ricordare questo viaggio della “speranza” e ne approfitto per ricordare un altro viaggio estetico quello di Franco Vaccari 700 km di esposizione. Viaggio Modena-Graz del 1972.

Il viaggio è un modo per pensare, ore vuote che se sfruttate possono rivelarsi importanti per la mente. Il fotografo Vaccari ha riflettuto su questo tema , numerosi e celebri sono le sue esposizioni attraverso il quale ha trattato questo tema. Nella serie qui esaminata Vaccari inviò molti scatti con raffiguranti il retro di camion alla galleria in cui avrebbe esposto alla fine del viaggio. Si ricordi un altro celebre viaggiatore come Ed Ruscha e le sue Gasoline Station.

Io ho la macchina fotografica in valigia e compenso la mia mancanza con mille pensieri, il che mi basta e ho deciso di condividerli con voi. Non so dove ci porterà questo viaggio, l’abbiamo intrapreso e lo porteremo avanti con forza e coraggio perché l’amore ci porta là dove non pensavamo di poter arrivare. Durante questi giorni cercherò di donare a me stessa qualche piccolo frangente per scrivere e per pensare a come l’arte possa rendere più piacevole una vita che a volte non lo è.

“Il cancro del tempo ci divora” metaforicamente o fisicamente poco importa, chi ha detto questa frase è un celebre scrittore che io personalmente adoro Henry Miller. Non facciamoci divorare dal tempo, viviamolo; oggi è il 23 pre-vigilia di Natale 2013, sò che molti odiano il natale e tutto ciò che esso comporta, i più dicono che è solo spreco di denaro, ma per me non è così, quelle lucine mi fanno stare bene, come mi fa stare bene fare l’albero con la mia famiglia, non per i regali, ma per l’atmosfera, per il caminetto, i film al buio e la stanza illuminata solo dalle lucine. Io consiglio sempre un alberello, anche piccolo e due lucine per condivide l’atmosfera con chi amate o con chi state bene. Intraprendere viaggi obbligati o meno, non è importante, ciò che ci salva è l’amore e star bene con chi ci ha donato quel poco del proprio amore.

Buon viaggio estetico a tutti.

Claudia Stritof

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