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Omaggio a Gae Aulenti
Agosto 16, 2016

S’intitola Omaggio a Gae Aulenti la mostra nata dalla collaborazione tra la Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli di Torino e l’Archivio Aulenti di Milano, gestito dalla nipote e curatrice della mostra Nina Artioli. Un’esposizione che non vuole essere un resoconto freddo e distaccato sulla lunga carriera della Aulenti ma, come dice il titolo stesso, vuole celebrare una donna eclettica e indipendente.

La Aulenti studia al Politecnico di Milano, dove si laurea nel 1953, ed è in questa città che inizia la carriera come architetto dedicandosi con passione e caparbietà alla professione, il che le permette di affermarsi quasi subito sulla scena internazionale come progettista di nota fama, tra l’altro in un periodo in cui era molto difficile per le donne accedere al mondo del lavoro. La Aulenti, consapevole del proprio valore e delle proprie capacità, non si è mai fermata davanti agli ostacoli ma anzi ha sempre accolto positivamente le sfide che le venivano proposte, sperimentando brillantemente la contaminazione tra diverse arti: scenografia teatrale, allestimento, urbanistica, interior e industrial design.

Archivio Gae Aulenti, Milano – Foto di Santi Caleca

Archivio Gae Aulenti, Milano – Foto di Santi Caleca

La mostra Omaggio a Gae Aulenti non è solo una ricognizione dei progetti più famosi da lei realizzati nel corso degli anni ma una biografia visiva di una «delle personalità di maggior rilievo della cultura architettonica italiana del XX secolo», un percorso che si configura come un viaggio intimo, che inizia proprio dalla sua casa/studio di Milano, progettata nel 1974, e oggi sede dell’Archivio. Questo spazio per Gae Aulenti non era solo uno studio ma un rifugio dove ha condiviso gioie, idee e pensieri con i suoi amici e familiari, un grande spazio ove «c’erano tutti i suoi libri sistemati in lunghe librerie a suddivisione delle zone della casa, le lampade e i prototipi di molti dei suoi progetti di design, le opere di amici con i quali aveva collaborato o degli artisti per i quali aveva allestito mostre e che con lei avevano instaurato un rapporto speciale […] Una vera e propria stratificazione delle tracce del suo ricco percorso culturale, personale e professionale».

Omaggio a Gae Aulenti, Pinacoteca Agnelli, foto Margherita Borsano

Omaggio a Gae Aulenti, Pinacoteca Agnelli, foto Margherita Borsano

Le opere in mostra si susseguono come note su uno spartito, ben cadenzate e scandite secondo nuclei tematici e momenti salienti: dalla sala del design – in cui è esposta la famosa lampada Pipistrello disegnata nel 1965 – si passa a quella dedicata agli allestimenti che l’architetto ha curato sia per abitazioni private, sia per importanti mostre internazionali. Grande importanza è data anche alle scenografie teatrali e alle incredibili ristrutturazione museali come quella di Palazzo Grassi a Venezia, del Musée D’Orsay a Parigi e del Musée National d’Art Moderne al Centre Pompidou. Infine, non poteva mancare la celebrazione dei progetti architettonici come la realizzazione dell’Aeroporto di Perugia, dell’Asian Art Museum di San Francisco e del Museo Nazionale d’Arte Catalana a Barcellona.

Musée d'Orsay. Foto di Mario Carrieri

Musée d’Orsay. Foto di Mario Carrieri

Aulenti era una donna spinta da immensa curiosità e grande rispetto verso le altre culture, peculiarità che si nota fin dai suoi primi progetti internazionali, nei quali ha sempre rispettato il contesto di riferimento che naturalmente influenzava di volta in volta il suo stile architettonico. Più volte ha affermato come prima di progettare si dovesse «studiare la storia, la letteratura, la geografia, persino la poesia e la filosofia», con il fine di costruire architetture che eterne, e senza rischiare che queste diventino solo «un cumulo di macerie». Gae Aulenti le macerie le aveva viste e vissute in prima persona durante gli anni della ricostruzione post-bellica, un periodo cruciale per la definizione del tessuto urbanistico italiano che ha portato in molti casi a trasformare antichi luoghi ricchi di storia in borgate senza un’anima, un insegnamento importante per il suo essere architetto che ha reso il connubio tra cultura e arte un presupposto essenziale del suo lavoro.

La mostra Omaggio a Gae Aulenti è un racconto di vita intimo e privato, una mostra fortemente voluta non solo per celebrare il genio di un grande architetto, scomparso ormai quattro anni fa, ma per ricordare una donna che è stata madre, nonna, amica, confidente, lavoratrice instancabile, studiosa appassionata e curiosa viaggiatrice.

Articolo di Claudia Stritof pubblicato su Juliet art magazine (8 agosto 2016).

***

Omaggio a Gae Aulenti
16 aprile – 28 agosto 2016
Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli
Via Nizza, 230/103 – Torino
www.pinacoteca-agnelli.it

Gae Aulenti (1967), foto di Ugo Mulas

Gae Aulenti (1967), foto di Ugo Mulas

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Press - Collaborazioni di Cult Mag

Claudia Stritof
Claudia Stritof, calabrese dal cognome un po' strano. Pensa che la frase “ce lo caghi che sei un artista” tratta da "Le straordinarie avventure di Penthotal" di Pazienza sia geniale, eppure studia arte fin da piccola. Ama la fotografia, collabora con una galleria d'arte di Bologna che adora, ama il mondo del circo e i tatuaggi anche se ne ha solo uno e microscopico. Le piace raccontare ciò che c'e di bello nel mondo, ma anche ciò che è triste perché la vita non è “tutta rosa e fiori” come spesso la raccontano. Pensa fermamente che aveva ragione quel gran furbacchione di Henry Miller quando diceva “il cancro del tempo ci divora” e prima che il tempo la divori, ogni giorno lei si alza e si ricorda che vivere non è scontato.

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2 Comments


Arthur
January 9, 2017 at 1:42 am
Reply

Purtroppo è una mostra che mi sono perso, adoro Gae Aulenti, un maestro per quanto mi riguarda. Pensa che sono andato a Parigi solo per vedere il Musée D’Orsay dopo il suo intervento.
‘nnagg…!!! 🙂

Bell’articolo, davvero.



    Claudia Stritof
    January 10, 2017 at 11:52 am
    Reply

    Grazie mille. C’e una bella intervista a Gae Aulenti, te la consiglio.
    https://www.youtube.com/watch?v=TsapJUnQ0ts

    un caro saluto

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