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Anaïs Nin: la dolcezza dell’amore
14.01.2017

Anaïs Nin nasce il 21 febbraio 1903 a Neuilly-sur-Seine, sotto il segno dei Pesci. È stata molto più di una scrittrice: era un’amante instancabile, una sognatrice lucida, una bambina realista e un vulcano di emozioni.

Figlia della cantante Rosa Culmell e del pianista Joaquin Nin, Anaïs viene abbandonata dal padre a soli 11 anni, quando lui decide di dedicarsi esclusivamente alla carriera musicale. Questo trauma diventa l’origine del suo celebre Diario, inizialmente concepito come una lunga lettera mai spedita al padre:

“Voglio descriverti, papà caro, ciò che sto vedendo durante questo stupendo viaggio. Potrò così avere l’illusione che tu sia qui con me e che tu stia guardando le cose coi miei occhi.”

Trasferitasi con la madre e i fratelli a New York, Anaïs studia danza spagnola. Nel 1923, a soli vent’anni, sposa Hugh Parker Guiler, bancario e aspirante regista. Ma il matrimonio si rivela subito troppo ordinario per il suo spirito romantico e ribelle: Anaïs comincia così una serie di relazioni extraconiugali, seguendo la sua sete di amore e intensità.

Alla fine del 1929 torna a Parigi, città che la conquista con il fermento culturale e artistico dell’epoca. Lì stringe amicizia con intellettuali e artisti, trovando finalmente il suo spazio creativo.

I suoi diari sono oggi considerati tra le opere più affascinanti della letteratura diaristica. Anaïs si racconta senza filtri, come se il foglio fosse uno specchio dell’anima: “questo diario è il kief, il mio hashish, la mia pipa d’oppio. E’ la mia droga e il mio vizio. Invece di scrivere un romanzo, mi sdraio con questo libro e una penna e indulgo in rifrazioni e diffrazioni”.

Henry Miller e la passione di un incontro

A Louveciennes conosce Henry Miller. È un incontro magnetico: Anaïs resta subito colpita dalla sua scrittura ruvida, animalesca e potente, ma anche dalla sua vulnerabilità emotiva.

“Mi è piaciuto subito, non appena l’ho visto scendere dalla macchina e mi è venuto incontro sulla porta dove lo stavo aspettando. La sua scrittura è ardita, virile, animale, magnifica […] Era snello, magro, non molto alto. Ha occhi azzurri, freddi e attenti, ma la sua bocca rivela emotiva vulnerabilità”.

Nelle pagine del diario, accanto a Henry, compare anche June Mansfield, moglie di Miller, donna enigmatica e seducente. Con Anaïs, June si mostra fragile e tenera, risvegliando in lei un amore protettivo e intenso.

L’analisi con Otto Rank e il ritorno in America

La Nin intraprende anche un percorso di psicoanalisi con Otto Rank, con cui intreccia una relazione amorosa e professionale. Tuttavia, la loro collaborazione si interrompe per l’eccessiva empatia che Anaïs prova nei confronti dei pazienti.

Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale si trasferisce a New York, dove inizia a scrivere racconti erotici su commissione per un collezionista anonimo, che lei definisce “brutalmente apatico”. Anaïs si prende gioco di lui con storie ironiche, al limite della parodia,  tanto che la stessa Nin afferma: “pensai che il vecchio si sarebbe accorto che stavo facendo una caricatura della sessualità”.

Per lei, donna profonda e passionale, era impossibile scrivere storielle senza amore e ardore, per questa ragione scrive una lettera al collezionista: “Caro collezionista, noi la odiamo. II sesso perde ogni potere quando diventa esplicito, meccanico […] Lei ci ha insegnato più di chiunque altro quanto sia sbagliato non mescolarlo all’emozione, all’appetito, al desiderio […] Lei non sa cosa si perde con il suo esame al microscopio dell’attività sessuale, con l’esclusione degli aspetti che sono il carburante che la infiamma […] Il sesso deve essere innaffiato di lacrime, di risate, di parole, di promesse, di scenate, di gelosia, di tutte le spezie della paura, di viaggi all’estero, di facce nuove, di romanzi, di racconti, di sogni, di fantasia, di musica….”.

Da queste poche parole si comprende bene il carattere di Anaïs: una donna che certamente amava l’amore carnale, ma che più di tutto amava l’idea stessa dell’amore puro, incondizionato e sincero, sentimento che traspare in ogni singola parola del suo diario – 150 volumi che contano qualcosa come 15.000 pagine dattiloscritte – oggi custodito nel grande archivio della Special Collections Department della UCLA a Los Angeles.

Anais Diaries. ©TheAnaisNinFoundation.

Anaïs Nin, tra letteratura e cinema

Nel 1986 esce il libro “Henry e June”, che racconta la triangolazione amorosa tra Anaïs, Henry e June. Dal libro è stato tratto anche un film omonimo nel 1990, diretto da Philip Kaufman, con la fotografia suggestiva di Philippe Rousselot.

Anaïs Nin muore il 14 gennaio 1977, lasciandoci un’eredità poetica fatta di parole viscerali, sogni irrisolti e un’intensa celebrazione della vita e dell’amore. I suoi scritti ci ricordano che la bellezza esiste anche nei momenti più piccoli e fugaci, basta solo saperla riconoscere e afferrare.

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Claudia Stritof
Claudia Stritof, calabrese dal cognome un po' strano. Pensa che la frase “ce lo caghi che sei un artista” tratta da "Le straordinarie avventure di Penthotal" di Pazienza sia geniale, eppure studia arte fin da piccola. Ama la fotografia, collabora con una galleria d'arte di Bologna che adora, ama il mondo del circo e i tatuaggi anche se ne ha solo uno e microscopico. Le piace raccontare ciò che c'e di bello nel mondo, ma anche ciò che è triste perché la vita non è “tutta rosa e fiori” come spesso la raccontano. Pensa fermamente che aveva ragione quel gran furbacchione di Henry Miller quando diceva “il cancro del tempo ci divora” e prima che il tempo la divori, ogni giorno lei si alza e si ricorda che vivere non è scontato.

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4 Comments


Vite consumate pubblicamente: Nan e Terry – CultMag
14.02.2021 at 00:19
Reply

[…] volta i diari non erano online, ma cartacei ed esclusivamente personali (si pensi ad Anaïs Nin o a quelli di quando si è piccoli, il nostro scrigno dei ricordi), ma con l’avvento delle […]



Vite consumate pubblicamente: Nan e Terry – CultMag
26.12.2019 at 16:00
Reply

[…] volta i diari non erano online, ma cartacei ed esclusivamente personali (si pensi a quello di Anaïs Nin o a quelli che scrivevamo alle scuole medie e che custodivamo come in nostro scrigno dei ricordi), […]



Raimondo Galeano
16.01.2017 at 19:35
Reply

Straordinario!!!!!!



    Claudia Stritof
    16.01.2017 at 20:10
    Reply

    Raimondo grazie mille e che la tua luce possa brillare per sempre. Grazie per essere passato “Pittore Illuminato” <3

Rispondi a Vite consumate pubblicamente: Nan e Terry – CultMag Annulla risposta

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    Calabrese dal cognome un po' strano. Pensa che la frase “ce lo caghi che sei un artista” tratta da 'Le straordinarie avventure di Penthotal' di Pazienza sia geniale, eppure studia arte fin da piccola.

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