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Parigi, 28 dicembre 1895. La nascita del cinema
27.12.2019

«Il film parlato mi sembra l’antitesi dell’arte muta, […] quei personaggi che agiscono sullo schermo a bocca aperta mentre ci arriva la loro voce non si sa da dove mi sembrano tanti ventriloqui disorientati e agitati».

—  Louis Jean Lumière

Parigi, 28 dicembre 1895. I fratelli Auguste (Besançon, 19 ottobre 1862 – Lione, 10 aprile 1954) e Louis Lumière (Besançon, 5 ottobre 1864 – Bandol, 6 giugno 1948), proiettano il loro primo film, L’uscita dalle officine Lumière al Salon indien del Grand Cafè, situato in Boulvard des Capucines.

È il giorno in cui nasce il cinema: non solo come invenzione tecnica, ma come evento collettivo, spettacolo, arte e industria.

Nel cortometraggio, i lavoratori escono dalla fabbrica Lumière al termine di una giornata di lavoro. Donne e uomini appaiono in movimento, colti in un frammento della quotidianità.

Anche se può sembrare una semplice ripresa documentaristica, il film ha suscitato negli anni numerose interpretazioni: fu davvero una scena casuale? O c’era una forma di regia, una costruzione della scena?

Un’invenzione figlia della sua epoca

I fratelli Lumière furono figli del loro tempo: la Belle Époque, periodo di grande fermento intellettuale, artistico e tecnologico in Europa. Dopo la nascita della fotografia nel 1839, l’umanità iniziò a immaginare il passo successivo: immagini in movimento.

Nel 1891, l’inventore Thomas Alva Edison aveva realizzato il kinetoscopio, un apparecchio che mostrava brevi filmati a un solo spettatore alla volta.

Questo affascinò Antoine Lumière, padre di Louis e Auguste, che spronò i figli a superare quell’invenzione. Nacque così il cinematografo, un dispositivo rivoluzionario perché:

  • Funzionava come cinepresa, proiettore e stampatrice.
  • Era portatile e poteva essere usato in esterno.
  • Permetteva la proiezione collettiva su uno schermo.

Il primo spettacolo: incredulità e meraviglia

Il primo pubblico pagante assistette a dieci brevi film. Uno dei più noti è L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat, che suscitò panico tra gli spettatori, convinti che il treno li stesse per travolgere.

Antoine Lumière fu convinto promotore dell’evento: organizzò la proiezione al Grand Café di Parigi, fissando il biglietto a 1 franco. Thierry Frémaux, direttore dell’Institut Lumière, racconta che Antoine scelse il seminterrato del locale, il Salon Indien, ritenuto più adatto a ospitare la novità.

I Lumière erano anche ottimi comunicatori: stampavano volantini per annunciare le riprese, così che le persone potessero vedersi proiettate la sera stessa, pagando un biglietto.

Se nello stesso periodo molti furono gli strumenti brevettati molto simili al cinematografico, quello dei due fratelli aveva dalla loro parte, la fortuna di essere maneggevole e trasportabile anche all’esterno e inoltre permetteva la visione dei film in pubblico e collettivamente. Inoltre i Lumiere era anche abili impresari e pubblicizzavano il loro lavoro stampando dei volantini indicando l’ora in cui si sarebbero fatte le riprese. In questo modo le persone non solo si facevano trovare sul luogo per essere riprese, ma la sera dello spettacolo avrebbero anche pagato il biglietto per potersi guardare.

TRAME INTERDISCIPLINARI

Questa tematica si presta a numerose connessioni interdisciplinari, ideali per percorsi didattici molto interessanti.

Storia – Rivoluzioni industriali, Belle Époque, società di fine ‘800: studio del contesto storico: seconda rivoluzione industriale, innovazioni tecnologiche.

Arte – Dalla fotografia al cinema e analisi del cinema delle origini.

Scienze e tecnologia – Ottica, meccanica, invenzioni (analisi tecnica del cinematografo e approfondimento su Edison, Marey, Muybridge e altre invenzioni correlate).

Musica e teatro – Espressività e colonna sonora. Come venivano sonorizzati i primi film muti? Il ruolo del pianista dal vivo.

Ora tocca a voi: quali legami riuscite a scoprire tra le diverse discipline? Lasciatevi guidare dalla curiosità e dall’immaginazione per intrecciare saperi e prospettive diverse, costruendo un percorso di apprendimento unico e personale!

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Behind the Scenes  / Fotografia e Cinema  / Sguardi d'Autore  / Trame interdisciplinari

Claudia Stritof
Claudia Stritof, calabrese dal cognome un po' strano. Pensa che la frase “ce lo caghi che sei un artista” tratta da "Le straordinarie avventure di Penthotal" di Pazienza sia geniale, eppure studia arte fin da piccola. Ama la fotografia, collabora con una galleria d'arte di Bologna che adora, ama il mondo del circo e i tatuaggi anche se ne ha solo uno e microscopico. Le piace raccontare ciò che c'e di bello nel mondo, ma anche ciò che è triste perché la vita non è “tutta rosa e fiori” come spesso la raccontano. Pensa fermamente che aveva ragione quel gran furbacchione di Henry Miller quando diceva “il cancro del tempo ci divora” e prima che il tempo la divori, ogni giorno lei si alza e si ricorda che vivere non è scontato.

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