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Fondazione Maeght: “Ceci n’est pas un musée!”
Marzo 15, 2021

La Costa Azzurra non è sinonimo solo di mare e divertimento, ma basta dirigersi verso l’interno per visitare paesini incastonati nella folta vegetazione mediterranea che domina le Alpi Marittime.

Saint Paul de Vence, situato a 25 km da Nizza, è un borghetto cinto da mura che, durante il corso del Novecento, è diventato meta prediletta di artisti come Paul Signac, Amedeo Modigliani, Pablo Picasso, Henri Matisse e molti altri.

Proprio in questo paese, nel 1920, Paul Roux, grazie all’aiuto della madre, apre un piccolo bar- caffetteria “Chez Robinson”, che qualche anno dopo, insieme all’inseparabile moglie Titina, trasforma in locanda con tre camere da letto e chiama La Colombe d ́Or.

Raux, amante dell’arte e della culturale, intrattiene lunghe conversazioni con i suoi ospiti e organizza serate appositamente dedicante, che per ringraziarlo dell’accoglienza – come era uso all’epoca – gli donando opere d’arte con cui inizia ad adornare le pareti della locanda.

Sulle orme del padre e della madre, il figlio Francis, prosegue l’attività: nel 1952, Fernand Léger installa una sua grande opera sulla terrazza; negli anni Cinquanta è la volta di Mirò, Braque, Chagall… a cui seguirono Calder, César e molti altri artisti, fino all’ultimo intervento site specific avvenuto qualche anno fa.

Prima di visitare Saint Paul de Vence non conoscevo l’affascinante storia de “La Colombe d’Or”, ma, durante l’estate scorsa, andammo lì per visitare la Fondazione Maeght.

Un luogo la cui storia inizia dall’amore che lega gli editori e mercanti d’arte, Marguerite e Aimé Maeght e la loro genuina passione verso l’arte contemporanea; infatti non nasce come uno spazio museale, ma è il frutto di un progetto molto più ampio, una vera e propria fucina d’arte, in cui, nel corso di molti anni, avrebbero lavorato artisti diversi tra loro, ma uniti dall’idea di dare il loro apporto a un’utopia, divenuta realtà.

Marguerite e Aimé commissionano la progettazione dell’edificio all’architetto Josep Lluís Sert, nativo di Barcellona e formatosi sotto l’influenza di Antoni Gaudì, dalla Bauhaus e di Le Corbusier.

Sert con la sua architettura ha rispettato la volontà dei committenti, inserendo l’edificio nell’ambiente circostante e facendolo dialogare armoniosamente con esso, grazie a una struttura caratterizzata da grande chiarezza formale e funzionale.

Nasce così un percorso che si snoda tra le sale interne della Fondazione e i cortili esterni; passando attraverso terrazze, bacini d’acqua e il labirinto.

Appena varcata la biglietteria, ad attenderci è il giardino delle sculture progettato dal paesaggista Henri Fisch, dove sono conservate le ceramiche di Léger; La Fontaine di Pol Bury del 1978; Les Reinforts, stabile di Alexander Calder del 1963; la scultura del vento di Takis, le sculture di Jean Arp e quelle di Eduardo Chillida, Erik Dietman, Barbara Hepworth, Joan Miró e molti altri artisti.

Entrati all’interno dell’edificio, ad accoglierci è un primo nucleo dedicato alle esposizioni temporanee, ma, fin da subito si vedono particolari interessanti, incontrando le vetrate di Jean Miró oppure la grande vasca musiva dove “nuotano” Les Poissons di George Braque.

La Fondazione è una continua sorpresa e a ben guardare, altre opere si scorgono sulla muratura e sul perimetro esterno degli edifici: il mosaico del muro di cinta è realizzato da Pierre Tal-Coat; Marc Chagall firma il mosaico les Amoureux all’esterno della biblioteca (edificio che custodisce circa 30.000 volumi di arte moderna e contemporanea!); le vetrate Oiseau mauve et blanc di Georges Braque e La Croix et le Rosaire di Raoul Ubac, adornano la cappella di San Bernardo, che ospita anche un crocifisso di fattura spagnola del XII secolo e una Via Crucis di Ubac.

Per chi è amante di Alberto Giacometti, rimarrà piacevolmente sorpreso dalla corte da lui pensata e a lui dedicata, in cui sono conservate, solo per citare alcune opere, L’homme qui marche I, Femme debout e Femme de Venise; ma non è tutto, perché volgendo lo sguardo verso l’alto, all’epoca della visita, notammo anche una panchina verde, con su scritto: “Per quelli che volano”, opera dell’artista Luigi Mainolfi e dedicata alla moglie del collezionista Giuliano Gori, ideatori di un altro incantevole luogo: la Fattoria di Celle in Toscana.

Non in ultimo è da citare il Labirinto di Miró, un’opera monumentale dove sono conservate sculture e ceramiche dell’artista catalano e realizzato in collaborazione con l’amico ceramista Josep Llorens Artigas.

La Fondazione Maeght è stata inaugurata il 28 luglio 1964 dal visionario André Malraux, all’epoca Ministro di Stato per gli affari culturali, sotto la presidenza di Charles de Gaulle.

LES GIACOMETTI: UNE FAMILLE DE CRÉATEURS. GIOVANNI, AUGUSTO, ALBERTO ET BRUNO

3 luglio - 14 novembre 2021, Fondazione Maeght

Alberto Giacometti, Le couple (Homme et Femme), 1926. Bronze, 59.5x17,5 cm. ©Succession Alberto Giacometti (Fondation Giacometti Paris + Adage Paris), 2021.

«Vous avez tenté de faire quelque chose qui n’est en aucune façon un palais, en aucune façon un lieu de décor et, disons-le tout de suite, parce que le malentendu va croître et embellir, en aucune façon un musée. Ceci n’est pas un musée!», disse il politico e scrittore, continuando – «lorsque nous regardions tout à l’heure le morceau de jardin où sont les Miró, il se passait la même chose que lorsque nous regardions la salle où étaient les Chagall […] Ces petites cornes que Miró réinvente avec leur incroyable puissance onirique sont en train de créer dans votre jardin, avec la nature au sens des arbres, un rapport qui n’a jamais été créé».

Finisce qui la nostra visita in questo incantevole luogo.

Arte e natura: un binomio indissolubile che caratterizza la Fondazione Maeght; come già detto, luogo di incontro e di scambio culturale per i molti artisti che hanno attraversato le sue sale e che all’unisono, hanno reso questo spazio complesso, intellettualmente denso e artisticamente unico.

Personalità diverse che all’unisono, hanno reso questo spazio complesso, intellettualmente denso e artisticamente unico.

La Fondazione Maeght è privata e si autofinanzia con risorse proprie, principalmente attraverso i biglietti d’ingresso, ma è stata riconosciuta d’interesse pubblico, portando avanti una politica culturale di spessore.

Un luogo che riunisce una delle più importanti collezioni di opere d’arte del XX secolo, nato solo grazie alla lungimiranza di Marguerite e Aimé Maeght e ancor oggi valorizzato dagli eredi.

Testo a cura di ©Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.
Foto ©Beatrice Piantanida ©Francesco Sardisco

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Arte  / Costa Azzurra

Claudia Stritof
Claudia Stritof, calabrese dal cognome un po' strano. Pensa che la frase “ce lo caghi che sei un artista” tratta da "Le straordinarie avventure di Penthotal" di Pazienza sia geniale, eppure studia arte fin da piccola. Ama la fotografia, collabora con una galleria d'arte di Bologna che adora, ama il mondo del circo e i tatuaggi anche se ne ha solo uno e microscopico. Le piace raccontare ciò che c'e di bello nel mondo, ma anche ciò che è triste perché la vita non è “tutta rosa e fiori” come spesso la raccontano. Pensa fermamente che aveva ragione quel gran furbacchione di Henry Miller quando diceva “il cancro del tempo ci divora” e prima che il tempo la divori, ogni giorno lei si alza e si ricorda che vivere non è scontato.

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