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Il rogo dei libri di Berlino del 1933: un attacco alla cultura e alla libertà
10.05.2020

Berlino, 10 maggio 1933. Joseph Goebbels, Ministro della Propaganda del Terzo Reich, elogia gli studenti universitari per aver dato fuoco ai libri “contrari allo spirito tedesco”.

Quella stessa sera, in 34 città tedesche, altri Bücherverbrennungen (roghi di libri) portarono alla distruzione di oltre 25.000 volumi della letteratura internazionale.

Durante il suo lungo discorso introduttivo, Goebbels dichiarò:
«L’era dell’intellettualismo ebraico è giunta ormai a una fine. La svolta della rivoluzione tedesca ha aperto una nuova strada… L’uomo tedesco del futuro non sarà più un uomo fatto di libri, ma un uomo fatto di carattere. È a questo scopo che noi vi vogliamo educare […] sarà il compito della nostra generazione. E quindi, a mezzanotte, giungerà l’ora di impegnarsi per eliminare con le fiamme lo spirito maligno del passato. Si tratta di un atto forte e simbolico, un atto che dovrebbe informare il mondo intero sulle nostre intenzioni. Qui il fondamento intellettuale della repubblica sta decadendo, ma da queste macerie la fenice avrà una nuova trionfale ascesa».

Questa violenta e persuasiva arringa si svolse durante una cerimonia con accompagnamento musicale, proprio davanti a una delle più antiche sedi universitarie di Berlino.

Il fuoco arse le parole scritte in quei volumi, e la cenere purificò gli astanti dalla barbarie bolscevica, giudaica e dagli insegnamenti liberisti della passata Repubblica di Weimar.

Libri e altri scritti considerati “anti-tedeschi” vengono bruciati sull’Opernplatz. Berlino, Germania, 10 maggio 1933. ©National Archives and Records Administration, College Park, MD

Il contenuto dei roghi

Furono dati alle fiamme Il Capitale di Marx, volumi di pensatori socialisti, opere inneggianti la pace, scritti di autori ebrei e oppositori del regime come Albert Einstein, Bertolt Brecht, Ernest Hemingway, Jack London e Thomas Mann.

La messa al bando della “letteratura depravata” e dell’“arte degenerata” era già prevista in uno dei punti del programma del Partito pubblicato nel 1920, e ribadita tra il 1927 e il 1928 con la creazione della Lega di Combattimento per la Cultura Tedesca.

Per attuare la purificazione intellettuale, non si colpì solo la letteratura, ma tutte le arti: la musica contemporanea, definita un “caos atonale” e rappresentata da Arnold Schönberg; la fotografia di August Sander, di cui il nazismo confiscò il libro Uomini del XX secolo, distruggendo i negativi; e l’arte figurativa, come il Cubismo, l’Espressionismo, il Dadaismo e l’Impressionismo.

La mostra “Arte Degenerata” e la propaganda

Le opere sequestrate furono esposte il 19 luglio 1937 nella mostra Arte Degenerata, il cui intento denigratorio era evidente dall’allestimento: i quadri erano accostati a fotografie di malati fisici, psichici e a testi di antropologia criminale, volti a screditare le avanguardie artistiche.

Claudio Parmiggiani, Campo de’ Fiori, Biblioteca di San Giorgio in Poggiale, Bologna, 2010. Fonte: amo

Il ricordo attraverso l’arte contemporanea

Il rogo dei libri non è stato dimenticato e la sua ombra ritorna ogni volta che un artista eleva il libro a oggetto di riflessione estetica.

Un esempio è l’opera Campo de’ Fiori di Claudio Parmiggiani, esposta nella Biblioteca di San Giorgio in Poggiale a Bologna, che conserva oltre 100.000 libri. L’opera consiste in una pila di volumi bruciati, schiacciati da una campana immobile, mentre sulla parete appaiono le ‘delocazioni’ — tracce fuligginose di libri ormai arsi — che invitano a riflettere sull’assenza e sull’importanza della cultura, indispensabile per la crescita di ogni individuo.

Anche l’artista israeliano Micha Ullman ha realizzato una potente metafora con The Library, un’installazione sotto una lastra trasparente nella Bebelplatz di Berlino — proprio dove avvenne il rogo del 1933. Sotto la lastra si trova una biblioteca vuota di 50 mq, un silenzio che stimola la nostra riflessione e ci ricorda l’attacco drammatico alla cultura sferrato dal nazismo.

Questa metafora semplice ma potente ci invita a meditare sul vuoto lasciato dentro di noi dalla distruzione di importanti capolavori letterari, facendo tornare alla mente la frase del poeta Heinrich Heine: «Là dove si bruciano i libri si finisce per bruciare anche gli uomini».
Parole sagge e veritiere, oggi più che mai.

TRAME INTERDISCIPLINARI

La storia del rogo dei libri a Berlino è un punto di partenza per riflettere su come politica, arte, cultura e società siano intrecciate. Questo evento drammatico mostra come la distruzione di libri e opere d’arte non sia solo un atto materiale, ma un colpo alla libertà di pensiero e all’identità culturale di un popolo. Scoprirete come diverse discipline possono collaborare per raccontare, comprendere e non dimenticare questo capitolo oscuro della storia.

Storia – Analisi del contesto storico e politico del nazismo e della Germania degli anni ’30.

Letteratura – Studio degli autori e delle opere bandite, con approfondimenti sul loro significato culturale e politico.

Arte – Esplorazione delle correnti artistiche censurate e dell’arte come forma di resistenza e memoria.

Educazione Civica – Discussione sull’importanza della tutela della cultura e della memoria storica per la democrazia.

Il rogo dei libri è un monito che ci ricorda quanto la cultura e la libertà siano fragili e preziose. Distruggere un libro significa distruggere una parte di noi stessi, della nostra storia e della nostra identità. Sta a voi, oggi, custodire e far vivere la memoria di questi eventi, costruendo un futuro in cui la diversità delle idee e delle espressioni artistiche possa fiorire senza paura.

Ora tocca a voi: quali legami riuscite a scoprire tra le diverse discipline? Lasciatevi guidare dalla curiosità e dall’immaginazione per intrecciare saperi e prospettive diverse, costruendo un percorso di apprendimento unico e personale!

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Claudia Stritof
Claudia Stritof, calabrese dal cognome un po' strano. Pensa che la frase “ce lo caghi che sei un artista” tratta da "Le straordinarie avventure di Penthotal" di Pazienza sia geniale, eppure studia arte fin da piccola. Ama la fotografia, collabora con una galleria d'arte di Bologna che adora, ama il mondo del circo e i tatuaggi anche se ne ha solo uno e microscopico. Le piace raccontare ciò che c'e di bello nel mondo, ma anche ciò che è triste perché la vita non è “tutta rosa e fiori” come spesso la raccontano. Pensa fermamente che aveva ragione quel gran furbacchione di Henry Miller quando diceva “il cancro del tempo ci divora” e prima che il tempo la divori, ogni giorno lei si alza e si ricorda che vivere non è scontato.

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