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Helmut Newton: la scomparsa del grande voyeur
01/22/2018

Helmut Newton non poteva che lasciarci a Los Angeles, e precisamente sul Sunset Boulevard: quel tratto di strada emblema del glamour hollywoodiano, che tante volte aveva incorniciato i suoi scatti provocatori e seducenti.

Era il 2004 quando il grande fotografo, considerato uno dei più audaci e visionari del Novecento, si spegne all’età di 83 anni. Ma la sua arte – un concentrato di eleganza, provocazione e forza narrativa – resta viva e attuale, capace ancora oggi di interrogare e affascinare.

Le origini di un ribelle dell’immagine

Nato a Berlino nel 1920 da una famiglia ebrea benestante, Helmut Neustädter si appassiona fin da giovanissimo al mondo delle immagini e, soprattutto, a quello femminile. Rimane colpito dalla figura della madre e della nutrice, figure centrali nei suoi ricordi d’infanzia. La sua prima vera formazione fotografica avviene nello studio della fotografa Yva (Else Neulander Simon), una delle prime professioniste del settore in Germania, specializzata in ritratti e moda.

Ma l’ascesa del nazismo spezza presto ogni sogno. Costretto a fuggire dalla Germania a causa delle leggi razziali, Newton lascia il paese e arriva a Singapore, dove tenta di lavorare per The Straits Times. L’esperienza dura poco: dopo appena due settimane viene licenziato, accusato di “scarso talento”. Espulso anche da Singapore, viene deportato in Australia, dove finisce in un campo d’internamento. Solo nel 1942, arruolandosi nell’esercito australiano, inizia una nuova vita, lasciandosi definitivamente alle spalle il cognome Neustädter per diventare Helmut Newton.

L’incontro con June e la svolta artistica

Nel 1948 sposa June Browne, attrice e fotografa nota con lo pseudonimo di Alice Springs. Sarà molto più che una moglie: una complice e una musa, sempre al suo fianco nella vita e nella fotografia.

Il successo vero e proprio arriva però solo alla soglia dei 40 anni, quando Newton comincia a farsi notare per il suo stile unico e provocatorio.

Trasferitosi a Parigi nel 1961, trova nella capitale francese il terreno perfetto per far fiorire la sua estetica. Parigi è la città dell’erotismo letterario, del Marchese de Sade e soprattutto di Histoire d’O, romanzo scandalo scritto da Dominique Aury (con lo pseudonimo di Pauline Réage). Quel libro, trovato da Newton per caso in una libreria dell’usato lungo la Senna, diventa per lui una fonte di ispirazione visiva straordinaria.

Un’estetica del desiderio: tra lusso, fetish e ironia

Bustini, fruste, guanti in pelle, hotel di lusso, castelli e donne vestite di sola luce. Le immagini di Helmut Newton sono una miscela esplosiva di eleganza e trasgressione. Erotismo, lusso, potere: i tre pilastri su cui costruisce una narrazione fotografica che non si limita a vestire i corpi, ma li mette in scena come personaggi di un racconto complesso, ambiguo e potente.

Celebre è l’autoritratto del 1981 per Vogue, in cui Newton appare davanti allo specchio, macchina fotografica in mano, al fianco di una modella nuda. Accanto a loro, serena e consapevole, siede June. Uno scatto che riassume l’intero universo di Newton: intimo, teatrale, sempre al confine tra realtà e finzione.

Helmut Newton, autoritratto con la moglie e modella, Vogue, Paris, 1981. ©Helmut Newton Foundation

Un’eredità potente

Newton ha influenzato un’intera generazione di fotografi. Tra questi, spicca Ellen von Unwerth, che ha saputo raccogliere la sua eredità con uno stile altrettanto provocante, ma ironicamente femminile. Le sue immagini sono diventate icone della cultura visiva del Novecento, sfidando tabù e rovesciando il concetto tradizionale di bellezza.

Perché studiare Helmut Newton oggi?

Perché Newton non è stato solo un fotografo di moda. È stato un testimone del suo tempo, un narratore visivo che ha usato la macchina fotografica per interrogare il nostro rapporto con il corpo, il potere, il desiderio. In un mondo dominato dalle immagini, conoscere il suo lavoro significa capire come la fotografia possa essere uno strumento critico, e non solo decorativo.

Per gli studenti, Newton rappresenta un esempio perfetto di come arte, letteratura, storia e costume possano intrecciarsi in una fotografia che vale più di mille parole.

Helmut Newton, Here They Come. ©Helmut Newton Foundation

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Caleidoscopio culturale  / Fotografia e Cinema  / Sguardi d'Autore

Claudia Stritof
Claudia Stritof, calabrese dal cognome un po' strano. Pensa che la frase “ce lo caghi che sei un artista” tratta da "Le straordinarie avventure di Penthotal" di Pazienza sia geniale, eppure studia arte fin da piccola. Ama la fotografia, collabora con una galleria d'arte di Bologna che adora, ama il mondo del circo e i tatuaggi anche se ne ha solo uno e microscopico. Le piace raccontare ciò che c'e di bello nel mondo, ma anche ciò che è triste perché la vita non è “tutta rosa e fiori” come spesso la raccontano. Pensa fermamente che aveva ragione quel gran furbacchione di Henry Miller quando diceva “il cancro del tempo ci divora” e prima che il tempo la divori, ogni giorno lei si alza e si ricorda che vivere non è scontato.

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formedartecreativeproject
01/31/2014 at 11:29
Reply

Hai un blog veramente bello!!! ti ringrazio per aver iniziato a seguire il mio! 🙂 spero di trovarti spesso con commenti e curiosità!



    Claud
    02/01/2014 at 08:00
    Reply

    Grazie mille… purtroppo sto avendo problemi con wp, non sono riuscita neanche a scaricare tutta la procedura… e non mi fa vedere i post degli amici automaticamente. Ma li spulcerò comunque… con calma.. grazie..

      formedartecreativeproject
      02/01/2014 at 08:39

      Non ti preoccupare! Quando riesci passa di qua 😉

Guido Fabrizi
01/30/2014 at 22:44
Reply

Splendido Blog che mi ha fatto ritornare entusiasmo nei confronti della fotografia. Guido



    Claud
    01/31/2014 at 11:18
    Reply

    Grazie Guido… ma come mai… l’avevi perso? Nooo.. 🙂

      Guido Fabrizi
      01/31/2014 at 13:31

      Lavoro sia in banco ottico che in digitale, ma il fatto che ogni persona, con in mano un cellulare, possa diventare fotografa, ha tolto qualcosa alla fotografia… E’ una sorta di mutazione che ha privato l’immagine di un pensiero personale. Tutto rientra nell’omologazione, e nel gusto del senso comune. Può sembrare una generalizzazione, ma purtroppo è così…

        Claud
        02/01/2014 at 08:07

        a wow con banco ottico… beh, certo diciamo che ormai la risoluzioni dei cellulari o altro è molto alta e le foto con qualche effettino “escono bene”, la foto è diventata molto “democratica”, accessibile a tutti. Ma secondo me non dovresti farti influenzare, ci sono progetti validi, ci sono progetti meno validi e progetti che non dovrebbero esistere, ma che comunque esistono. Non per questo verrà loro riconosciuto un merito. In internet è chiaro l’importante sono i like… ma quelli è facili averli per nulla, basta andare a leggere i blog su come riceverne… io ho deciso di scriverlo… poi se viene letto bene altrimenti non importa.. le mie riflessioni l’ho fatte. Per i meno attenti alla scrittura ho inserito la gallery 😀 buonagiornata

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