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Secret Japan
Maggio 11, 2016

In occasione del 150° anniversario della firma del Trattato di Amicizia e di Commercio tra Italia e Giappone (1866) – il quale diede avvio alle relazioni diplomatiche tra i due paesi – al Palazzo del Governatore di Parma, la mostra Giappone Segreto. Capolavori della fotografia dell’800, curata da Francesco Paolo Campione e Marco Fagioli, rende omaggio alle tradizioni e ai costumi del Sol Levante.

Ad accompagnare idealmente il visitatore sono le memorie di Enrico II di Borbone – fratello dell’ultimo regnante del Ducato di Parma – e Adelgonda di Braganza, che tra il 1887 e il 1889, intrapresero un lungo viaggio in Asia, e in particolare in Giappone, terra da cui il conte riportò un importante patrimonio artistico, che dal 1925 ha permesso la fondazione del Museo d’Arte Orientale di Venezia.

Ogawa Kazumasa (attr.), Artigiana in posa a lato di una parete di zoccoli tradizionali, 1890 circa

Ogawa Kazumasa (attr.), Artigiana in posa a lato di una parete di zoccoli tradizionali, 1890 circa

La mostra si configura come un intenso percorso nella storia e nell’arte di un paese antico: centoquaranta fotografie originali di importanti maestri giapponesi ed europei realizzate durante il periodo Meiji (1868-1912), anni in cui il Giappone fu investito da un profondo cambiamento culturale e sociale, in seguito all’apertura commerciale del paese ai mercati esteri.

Con l’Imperatore Mutsuhito, il Giappone passò da una politica di tipo feudale a una modernizzazione forzata, diventando meta prediletta di viaggiatori che volevano documentare la quotidianità e «i costumi di un mondo che appariva all’Occidente come la quintessenza di un Oriente senza tempo: una terra di geishe e samurai, di pagode e misteriosi costumi, per certi versi barbaro, ma per molti altri educato ed elegante».

Per rispondere all’abbondante richiesta, da parte dei globetrotter, di souvenir e immagini-ricordo del mondo nipponico, nacque un’arte unica, frutto del felice incontro fra la tecnica fotografica occidentale e la maestria dei pittori locali, capaci di applicare il colore su minuscole superfici, dando vita ad una delle più importanti scuole di fotografia del tempo: la Scuola di Yokohama, «un unicum, sia per l’omogeneità e la riconoscibilità del suo linguaggio, sia per l’originalità e per il valore dei principi estetici e stilistici che seppe esprimere».

Kusakabe Kimbei, Tre ragazze, 1880-1890

Kusakabe Kimbei, Tre ragazze, 1880-1890

Tra i maggiori interpreti di questo stile: Felice Beato, Raimund von Stillfried-Ratenicz, Adolfo Farsari, Ueno Hikoma, Kusakabe Kimbei, Tamamura Kōzaburō e Ogawa Kazumasa, che utilizzarono non solo la stampa all’albumina, ma anche supporti diversi associati a tecniche quali la fotolitografia, la litografia a colori, la pittura a olio fotografica, la collotipia, e infine il vetro per realizzare i gentō-ban, lastrine colorate a mano che venivano proiettate nella lanterna magica.

La prima sezione dell’esposizione è dedicata al viaggio dei globe-trotter lungo le antiche strade del Giappone, dominate da magnifici esempi architettonici, villaggi di modeste dimensioni, attraversati da sinuosi corsi d’acqua e ponti in legno. La seconda è invece incentrata sulla natura e sugli ameni paesaggi che contraddistinguono il territorio, per poi proseguire con la descrizione delle attività quotidiane e del commercio. E ancora, immagini dal mondo dell’arte, della danza e del teatro kabuki, a cui segue un interessante approfondimento sulla spiritualità degli abitanti e dei riti religiosi. Per finire le ultime due sezioni sono dedicate, l’una agli eroi dell’ultraesotico: samurai, tatuati, kendoka e lottatori di sumo, l’altra alle donne, alla loro immagine e all’idealizzazione della bellezza asiatica, che in questi anni diventò un vero e proprio stereotipo per l’Occidente.

Kusakabe Kimbei, Portantina (kago), ante 1893

Kusakabe Kimbei, Portantina (kago), ante 1893

Giappone Segreto. Capolavori della fotografia dell’800 è uno scrigno che raccoglie otto album-souvenir con le copertine in lacca  giapponese, carte de visite, stampe xilografiche policrome dei maestri dell’ukiyo-e, tra cui quelle di Hokusai, Hirochige e Utamaro, oltre a bellissimi esempi di arte decorativa, come un’armatura samurai del XVIII secolo, le maschere del teatro classico nō e alcuni kimono.

La mostra prodotta da Gamm Giunti, in collaborazione con il Museo delle Culture di Lugano e la  Fondazione Ada Ceschin e Rosanna Pilone di Zurigo, con il patrocinio del Comune di Parma, vuole rendere omaggio al recente accordo tra Parma e la Prefettura di Kagawa, prefigurandosi come un immersione totale nella cultura nipponica.

***

Testo a cura di Claudia Stritof, pubblicato sulla rivista Juliet art magazine (19 aprile 2016).

Giappone Segreto. Capolavori della fotografia dell’800
Parma, Palazzo del Governatore, piazza Giuseppe Garibaldi, 2
5 marzo – 5 giugno 2016
www.giapponesegreto.it

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Mostre fotografia  / Press - Collaborazioni di Cult Mag

Claudia Stritof
Claudia Stritof, calabrese dal cognome un po' strano. Pensa che la frase “ce lo caghi che sei un artista” tratta da "Le straordinarie avventure di Penthotal" di Pazienza sia geniale, eppure studia arte fin da piccola. Ama la fotografia, collabora con una galleria d'arte di Bologna che adora, ama il mondo del circo e i tatuaggi anche se ne ha solo uno e microscopico. Le piace raccontare ciò che c'e di bello nel mondo, ma anche ciò che è triste perché la vita non è “tutta rosa e fiori” come spesso la raccontano. Pensa fermamente che aveva ragione quel gran furbacchione di Henry Miller quando diceva “il cancro del tempo ci divora” e prima che il tempo la divori, ogni giorno lei si alza e si ricorda che vivere non è scontato.

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