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Circus. Fotografie di Frederick W. Glasier.
17.02.2019

Un’anziana signora un giorno vide una fotografia di Frederick W. Glasier al John and Mable Ringling Museum of Art di Sarasota in Florida e pianse.  L’immagine che tanto colpì la signora era quella di 21 pagliacci ritratti da Glasier nel 1905.

Già una volta vi ho parlato di questo mirabile fotografo, ma oggi ve lo ripropongo, non perché ci sia una mostra  o sia uscito un nuovo libro, ma semplicemente perché lo adoro e credo che questa sia una motivazione più che valida.

Frederick W. Glasier ha trascorso gran parte della sua vita a cogliere fotografie di circensi, seguendoli in ogni momento della loro faticosa giornata lavorativa.

Frederick W. Glasier, Asian Elephant.
©TheRinglingCircusMuseum

Le sfilate dei circensi che annunciavano l’arrivo del circo in città, i momenti di concentrazione prima degli spettacoli, i ritratti di gruppo o le mirabolanti esibizioni, tutto ci mostra Glaiser attraverso il suo attento obiettivo.

Un mondo magico e spesso frainteso, dove ad emergere non erano gli strani personaggi spesso additati come “a-normali” dal pubblico, ma persone reali, con le proprie paure, le proprie gioie e la loro vita che una volta celata dietro il sipario, nulla aveva di eccezionale se non il suo essere stupenda proprio perché ordinaria.

Frederick W. Glasier nasce ad Adams, nel Massachusetts, il 5 marzo 1866 ed era figlio di Henry Glasier e Lucy Ann Whitman Glasier.

Nel 1897 Glasier sposa Nariet (Hattie) Byram, che muore molto presto e qualche anno più tardi sposa Emma Chillingworth, sua compagna e aiutante nello studio fotografo.

Frederick W. Glasier, Ed Laude. 
©TheRinglingCircusMuseum

Prima di dedicarsi alla fotografia a tempo pieno, Glasier lavora come impiegato municipale per due anni, poi passa al settore tessile e solo quando si trasferisce a Brockton, inizia l’attività di fotografo, aprendo nel 1908, il Glasier Art Studio e Museum.

Essendo la sua famiglia discendente da pellegrini nativi americani, lo stile di vita nomade lo affascinava e, viaggiando fin da giovane, aveva avuto modo di apprezzare questo stile di vita non convenzionale.

Era una persona molto estrosa e avendo una grande ammirazione per “Buffalo Bill” vestiva come un cowboy con scarpe e cappello in stile, giacca di pelle e portando sempre il tipico pizzetto.

Glasier usava principalmente 3 banchi ottici King 8″x10″ ai quali aggiungeva un otturatore piano Thornton-Pickard, ma come conferma una lettera della moglie Emma, inviata a John Ringling North il 21 gennaio 1956, utilizzava anche una fotocamera Kodak.

Diventa un professionista molto apprezzato tanto da venir ingaggiato come fotografo ufficiale del famoso circo Barnum & Bailey.

Frederick W. Glasier, Charlie Clown Peanuts. 
©TheRinglingCircusMuseum

Tutti volevano possedere una sua fotografia, anche gli stessi circensi, che spesso acquistavano le sue immagini per poi rivenderle ai propri fans; inoltre, importante fu la sua attività di creatore di mondi immaginari, grazie all’uso della lanterna magica che metteva in scena tramite diapositive accuratamente dipinte a mano dalla moglie Emma.

Dal 1942 la sua attività di fotografo inizia a diradarsi, dedicando più tempo ad un’altra passione, quella per la scultura in legno.

Frederick W. Glasier muore il 28 luglio 1950 di emorragia cerebrale a Brockton all’età di 84 anni.

Ritraendo clown, giocolieri, contorsionisti, domatori e altri artisti, Glasier è riuscito a far emerge la vera anima del circo, quella umana, intima e a tratti malinconica, cogliendo pose, movenze e gestualità con straordinaria vividezza.

Frederick W. Glasier, Doc Keeley. 
©TheRinglingCircusMuseum

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Fotografia e Cinema  / Scaffale digitale  / Sguardi d'Autore

Claudia Stritof
Claudia Stritof, calabrese dal cognome un po' strano. Pensa che la frase “ce lo caghi che sei un artista” tratta da "Le straordinarie avventure di Penthotal" di Pazienza sia geniale, eppure studia arte fin da piccola. Ama la fotografia, collabora con una galleria d'arte di Bologna che adora, ama il mondo del circo e i tatuaggi anche se ne ha solo uno e microscopico. Le piace raccontare ciò che c'e di bello nel mondo, ma anche ciò che è triste perché la vita non è “tutta rosa e fiori” come spesso la raccontano. Pensa fermamente che aveva ragione quel gran furbacchione di Henry Miller quando diceva “il cancro del tempo ci divora” e prima che il tempo la divori, ogni giorno lei si alza e si ricorda che vivere non è scontato.

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