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Il padre dell’istantanea e dell’impossibile.
08.01.2020

 “Non intraprendere un progetto a meno che non sia manifestamente importante e quasi impossibile”.

 – Edwin Land

Edwin Land (1909-1991), secondo solo a Thomas Edison per numero di brevetti, è stato uno dei più grandi inventori e fisici americani del Novecento. La sua creatività ha rivoluzionato il mondo della fotografia con la creazione della macchina fotografica Polaroid, cambiando per sempre il modo di catturare e vivere le immagini.

Nel 1926 Land lasciò l’Università di Harvard e trascorse molte ore nella biblioteca pubblica di New York, immerso nello studio di libri di fisica e ottica. Tra questi, fu particolarmente influenzato dal testo di Robert W. Wood, la cui prima edizione risale al 1905. Fu proprio la sua curiosità e fame di conoscenza a guidarlo verso una scoperta fondamentale.

L’idea nacque in modo quasi casuale: una sera, mentre passeggiava lungo un viale newyorchese, fu abbagliato dai fari di un’automobile e pensò che sarebbe stato utile creare un polarizzatore sottile, economico e accessibile per evitare incidenti. Dopo numerosi esperimenti, Land mise a punto un foglio polarizzante, chiamato Polaroid, costituito da una pellicola di plastica in cui erano incorporati cristalli di erapatite.

Qualche anno dopo, fondò la Polaroid Corporation insieme al professore di Harvard George Wheelwright. La sua invenzione attirò l’attenzione di importanti industrie come General Motors, General Electric ed Eastman Kodak, che nel 1934 divenne il primo cliente di Land.

Aprile 1947, Edwin H. Land dimostra il funzionamento della Polaroid.
Image ©Baker Library/Harvard Business School

La nascita della fotografia istantanea

Nel 1947, Land dimostrò pubblicamente il funzionamento della Polaroid, dando inizio a una vera e propria rivoluzione. La genesi della macchina fotografica istantanea è legata a un aneddoto personale: durante una vacanza a Santa Fe, sua figlia Jennifer gli chiese perché non fosse possibile vedere subito le fotografie appena scattate. Quella domanda semplice ma geniale spinse Land a brevettare, in meno di un’ora, una macchina in grado di sviluppare fotografie positive in sessanta secondi, grazie a pellicole rivestite con sostanze fotosensibili necessarie allo sviluppo.

La leggenda narra che Land scattò la sua prima fotografia istantanea durante una notte tempestosa all’Hotel Pennsylvania di New York.

Prima di questa invenzione, Land aveva già realizzato importanti scoperte: le lenti polarizzate, i filtri ottici, i visori notturni, e nel 1938 annunciò la creazione del Vectograph, un sistema stereoscopico 3D usato in ambito militare.

Innovazione e marketing

Land non fu solo un inventore, ma anche un abile innovatore nel modo di commercializzare i suoi prodotti. In un celebre episodio invitò i dirigenti della Optical Society in una stanza d’albergo dove, grazie a un foglio polarizzato, riuscirono a vedere nitidamente dei pesci rossi invisibili a occhio nudo. Questa dimostrazione portò all’adozione immediata delle sue lenti polarizzate per la produzione dei primi occhiali con filtro.

La prima Polaroid Land Camera fu venduta il 26 novembre 1948 in un grande magazzino di Boston, generando un boom di vendite.

Test photograph of Meroë Marston Morse scatta una fotografia nei laboratori Polarois, 1940 ca. ©Polaroid Corporation Records. BAKER LIBRARY HISTORICAL COLLECTIONS, Harvard Business School.

La Polaroid come mezzo espressivo

Nel corso degli anni, la Polaroid non fu amata solo dai fotoamatori, ma anche da grandi artisti come Andy Warhol, Robert Frank e Ansel Adams (quest’ultimo consulente della ditta), che la utilizzarono come mezzo espressivo innovativo. Land raccolse oltre 25.000 immagini, dimostrando il forte legame tra tecnologia e arte.

Nel 1972 venne lanciata la Polaroid SX-70, la prima macchina istantanea a colori con rullino quadrato.

Un uomo visionario

Land era un personaggio fuori dagli schemi, ottimista e dotato di grande sensibilità artistica e ingegno. Alto meno di un metro e ottanta, con un ciuffo nero e occhi intensi, amava ripetere: «Se vale la pena di fare qualcosa, allora è meglio farla in eccesso». La sua figura ispirò anche grandi innovatori come Steve Jobs. Edwin Land è un esempio straordinario di uomo che ha cambiato il suo percorso personale e dato avvio a una nuova grande epoca.

La rinascita della Polaroid

Nel 2008 la produzione delle pellicole istantanee si fermò, segnando la fine di un’epoca. Ma nel 2010 un gruppo di ingegneri e chimici, ex dipendenti Polaroid, fondò l’Impossible Project per rilanciare la produzione delle pellicole e salvare milioni di macchine ancora funzionanti.

TRAME INTERDISCIPLINARI

La storia di Edwin Land non è solo un racconto di invenzioni e brevetti, ma un intreccio affascinante di scienza, arte, storia e tecnologia. Scoprire come la fisica dell’ottica abbia incontrato la creatività artistica e l’ingegno imprenditoriale ci permette di capire meglio il mondo che ci circonda.

Fisica / Ottica / Scienze – Studio della polarizzazione della luce e delle proprietà dei materiali polarizzanti.

Tecnologia – Evoluzione delle macchine fotografiche e il ruolo delle innovazioni tecnologiche nel XX secolo.

Arte / Fotografia: La Polaroid come mezzo espressivo, analisi di opere di artisti che hanno usato la fotografia istantanea.

Marketing / Economia: Strategie di innovazione e lancio di nuovi prodotti sul mercato, con esempi pratici dal caso Polaroid.

Chimica – Studio dei materiali fotosensibili e dei processi chimici per lo sviluppo delle pellicole.

Ora tocca a voi: quali legami riuscite a scoprire tra le diverse discipline? Lasciatevi guidare dalla curiosità e dall’immaginazione per intrecciare saperi e prospettive diverse, costruendo un percorso di apprendimento unico e personale!

APPROFONDIMENTI UTILI:

The Story of Edwin Land, The Harvard Gazette.

Archive Edwin Land, BAKER LIBRARY HISTORICAL COLLECTIONS.

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Claudia Stritof
Claudia Stritof, calabrese dal cognome un po' strano. Pensa che la frase “ce lo caghi che sei un artista” tratta da "Le straordinarie avventure di Penthotal" di Pazienza sia geniale, eppure studia arte fin da piccola. Ama la fotografia, collabora con una galleria d'arte di Bologna che adora, ama il mondo del circo e i tatuaggi anche se ne ha solo uno e microscopico. Le piace raccontare ciò che c'e di bello nel mondo, ma anche ciò che è triste perché la vita non è “tutta rosa e fiori” come spesso la raccontano. Pensa fermamente che aveva ragione quel gran furbacchione di Henry Miller quando diceva “il cancro del tempo ci divora” e prima che il tempo la divori, ogni giorno lei si alza e si ricorda che vivere non è scontato.

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