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Around photography, around Tom Sandberg.
Gennaio 12, 2016

Una nuova stagione alla Fondazione Fotografia di Modena che anche quest’anno propone un programma all’insegna delle ultime ricerche artistiche internazionali. Fotografia Contemporanea dall’Europa nord occidentale. Capitolo I è la rassegna di apertura dedicata agli artisti provenienti dal Nord-Europa, che indaga l’innovativo scenario artistico di un’importante aria geografica: la Scandinavia, la Germania e la Gran Bretagna. Le recenti acquisizioni della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, con oltre settanta opere di diciannove artisti, vengono presentate per la prima volta al pubblico grazie a un sapiente impianto espositivo realizzato dal direttore Filippo Maggia, il quale a nomi celebri – come Wolfgang Tillmans, Ilkka Halso e Jonny Briggs – accosta le opere di artisti emergenti.

Incastonata come una gemma preziosa all’interno del percorso espositivo è una seconda mostra dal titolo Tom Sandberg. Around Myself, curata dallo stesso Filippo Maggia in collaborazione con Sune Nordgren, che vuole rendere omaggio all’importante fotografo norvegese a una anno dalla sua prematura scomparsa e a circa otto dalla grande retrospettiva a lui dedicata al MoMA PS1 di New York. Le radici di Sandberg si possono scovare nella straight photography d’inizio Novecento, come testimonia la molteplicità dei soggetti che ha catturato l’attenzione del fotografo nel corso della sua carriera, in cui il «binomio luce e oscurità fa eco a quelli di presenza e assenza, rivelazione e occultamento, sensualità e morte, rendendo la sua intera opera un tributo alla vita e alla fotografia quale mezzo per viverla». Scatti in bianco e nero, di grande formato e caratterizzati da una stampa tecnicamente perfetta rivelano l’amore e la passione che animavano il fotografo verso la propria opera, cogliendo la vita nel suo scorrere incessante e rivelando il mistero che si cela dietro banalità del quotidiano.

Immagini che in un primo momento appaiono indefinite ma che improvvisamene si materializzano davanti agli occhi dello spettatore come fossero visioni inconsce o miraggi frutto di quello strano effetto Fata Morgana tanto caro ai paesi nordici, in cui ciò che non c’e s’immagina e ciò che c’è appare più vicino a tangibile di quanto non lo sia realmente. Un gioco di riflessi che si traduce negli scatti di Sandberg in veri e propri frammenti di realtà, storie a cui il fotografo non da né un’inizio né una fine ma protagonista diventa il caos esistenziale dell’artista, che si traduce in un allestimento volutamente disomogeneo e senza didascalie, seguendo le precise indicazioni lasciate dal fotografo poco prima della morte all’amico e curatore Sune Nordgren.

Spetta al visitatore lasciarsi trasportare nei frammenti di memoria di Sandberg che trovano una loro logica nel fluire degli scatti e nelle sensazioni da esse derivate, ma se questo non bastasse, a orientarci ci pensano due documentari con testimonianze in prima persona del fotografo e degli amici che hanno collaborato con lui negli oltre trent’anni di carriera. La mostra, accompagnata dal catalogo edito da Skira, fa parte del programma festivalfilosofia 2015, quest’anno dedicato al tema Ereditare, ed è promossa dalla Fondazione Fotografia Modena e Fondazione Cassa di Risparmio di Modena in partnership con UniCredit.

Articolo pubblicato su Juliet art magazine (29 novembre 2015)

Tom Sandberg, Untitled, 2003. Courtesy: Tom Sandberg Estate

Tom Sandberg, Untitled, 2003. Courtesy: Tom Sandberg Estate

Tom Sandberg, Untitled, 2005. Courtesy: Tom Sandberg Estate

Tom Sandberg, Untitled, 2005. Courtesy: Tom Sandberg Estate

Sarah Jones, The Rose Gardens (Orange) (I), 2002. Stampa a colori. Copyright l’artista. Collezione Fondazione Cassa di Risparmio di Modena

Sarah Jones, The Rose Gardens (Orange) (I), 2002. Stampa a colori. Copyright l’artista. Collezione Fondazione Cassa di Risparmio di Modena

 

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Fotografia  / Mostre fotografia  / Press - Collaborazioni di Cult Mag

Claudia Stritof
Claudia Stritof, calabrese dal cognome un po' strano. Pensa che la frase “ce lo caghi che sei un artista” tratta da "Le straordinarie avventure di Penthotal" di Pazienza sia geniale, eppure studia arte fin da piccola. Ama la fotografia, collabora con una galleria d'arte di Bologna che adora, ama il mondo del circo e i tatuaggi anche se ne ha solo uno e microscopico. Le piace raccontare ciò che c'e di bello nel mondo, ma anche ciò che è triste perché la vita non è “tutta rosa e fiori” come spesso la raccontano. Pensa fermamente che aveva ragione quel gran furbacchione di Henry Miller quando diceva “il cancro del tempo ci divora” e prima che il tempo la divori, ogni giorno lei si alza e si ricorda che vivere non è scontato.

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