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Madonna. La nascita di un’icona
Dicembre 31, 2015

“Le persone non sanno ancora quanto io sia brava, ma lo scopriranno presto. Nel giro di qualche anno tutti lo sapranno. Ho progettato di diventare una delle star più grandi di questo secolo“, ed effettivamente nel giro di pochi mesi dai suoi esordi come ballerina e attrice, Madonna è riuscita ad affermarsi nell’Olimpo delle icone glamour, celebrata e amata da schiere di fan dagli anni Ottanta fino ad oggi.

Alla Ono Arte Contemporanea di Bologna la mostra MADONNA: The Rise of a Star, ripercorre i primi anni di carriera della cantante italo-americana Madonna Louise Veronica Ciccone, attraverso lo sguardo di tre celebri fotografi: Peter Cunningham, George DuBose, e Deborah Feingold.

Madonna è una diva pop che ha fatto del proprio corpo un oggetto plasmabile, in perenne mutamento, maturando nel tempo un’estetica camaleontica diventata poi «un marchio di fabbrica»: donna sexy e aggressiva vestita in bianco con pizzi e merletti nell’album Like a Virgin, cantante country in Music, crocifissa durante il Confessions Tour e vestita da soldato in American Life.

La fortuna vera e propria inizia quando la giovane Madonna incontra Liz Rosenberg, PR della Warner Bros, la quale attraverso un’adeguata promozione pubblicitaria, ha curato i rapporti con i più importanti media e fotografi dell’epoca, facendola conoscere in brevissimo tempo in tutta l’America del nord e successivamente nell’intero globo. Madonna sapeva bene come costruire il proprio look e le proprie performance essendo dotata di una carismatica presenza scenica, peculiarità che senz’altro emerge nel servizio fotografico di George DuBose, realizzato nell’autunno del 1981. Sollecitato dalla Rosenberg, DuBose fotografa la cantante durante uno dei suoi primi concerti all’Uncle Sam di Long Island, in cui la giovane si muove con sicurezza e sensualità.

All’epoca Madonna ha uno stile trasandato ma sempre ben progettato, secondo quelli che erano i dettami modistici di quegli anni che oscillavano tra elementi post-punk con tanto di catenine, borchie, anfibi e maglie strappate ed elementi disco, orecchini a stella, capelli cotonati dai colori sgargianti, salopette e fuseaux dai toni fluo. Ed è così che Madonna si presenta nello studio del fotografo Peter Cunningham nel 1982, vestita con giubbotto di jeans, pantaloni a vita alta, tenuti con due cinture, capelli cotonati e trucco marcato. Anche questa volta è Liz Rosenberg a sollecitare lo shooting con la ragazza del Michigan, ed effettivamente il fotografo canadese rimane piacevolmente stupido dalla giovane Madonna, che da sola si trucca e si veste con cura, cambiandosi con velocità d’abito e facendo corrispondere ad ogni nuovo outfit una diversa sfaccettatura della personalità. La seduta entusiasma i due, tanto che il servizio dallo studio del fotografo prosegue per le strade di Soho, dove Madonna «corre e salta coinvolgendo gli ignari passanti, gioca a nascondino nei vicoli tra le case, si abbassa la zip dei pantaloni sui gradini di una chiesa o finge di essere crocifissa sulla staccionata di un giardinetto».

Nello stesso anno, Madonna incontra anche la fotografa Deborah Feingold, per un servizio commissionato dalla rivista Star Hits, lo shooting si svolge in casa della fotografa che all’epoca utilizzava anche come studio e da questo incontro nascono scatti semplici, ma efficaci, che denotano la carismatica personalità di Madonna. La cantante è sempre stata consapevole della sua eclettica personalità e come ha più volte affermato «credo che essere fedeli a un’immagine sia la tomba della creatività», ed ecco che in lei vivono mille volti e mille anime, che le hanno permesso di diventare l’icona glamour per eccellenza, perché la sua qualità più grande è quella di «essere una donna indipendente che combatte per ciò in cui crede». La mostra patrocinata dal Comune di Bologna, oltre ad esporre gli scatti già citati, presenta in anteprima mondiale una serie di fotografie, del servizio del 1982 che Peter Cunningham pensava di aver smarrito, ma poi riemerse dai suoi archivi.

Articolo di Claudia Stritof su The Mammoth’s Reflex (30 novembre 2015).

Testo e immagini ©Claudia Stritof. All rights reserved.

***

Report dalla mostra:

© Claudia Stritof.

MADONNA: The Rise of a Star, Ono Arte Contemporanea. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

MADONNA: The Rise of a Star, Ono Arte Contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

MADONNA: The Rise of a Star, Ono Arte Contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

MADONNA: The Rise of a Star, Ono Arte Contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

MADONNA: The Rise of a Star, Ono Arte Contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

MADONNA: The Rise of a Star, Ono Arte Contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

MADONNA: The Rise of a Star, Ono Arte Contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

MADONNA: The Rise of a Star, Ono Arte Contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

MADONNA: The Rise of a Star, Ono Arte Contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

MADONNA: The Rise of a Star, Ono Arte Contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

MADONNA: The Rise of a Star, Ono Arte Contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

MADONNA: The Rise of a Star, Ono Arte Contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

MADONNA: The Rise of a Star, Ono Arte Contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

MADONNA: The Rise of a Star, Ono Arte Contemporanea, 2015. © Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.

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Claudia Stritof
Claudia Stritof, calabrese dal cognome un po' strano. Pensa che la frase “ce lo caghi che sei un artista” tratta da "Le straordinarie avventure di Penthotal" di Pazienza sia geniale, eppure studia arte fin da piccola. Ama la fotografia, collabora con una galleria d'arte di Bologna che adora, ama il mondo del circo e i tatuaggi anche se ne ha solo uno e microscopico. Le piace raccontare ciò che c'e di bello nel mondo, ma anche ciò che è triste perché la vita non è “tutta rosa e fiori” come spesso la raccontano. Pensa fermamente che aveva ragione quel gran furbacchione di Henry Miller quando diceva “il cancro del tempo ci divora” e prima che il tempo la divori, ogni giorno lei si alza e si ricorda che vivere non è scontato.

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