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Hyenaz: l’avanguardia berlinese tra riti magici e musica elettronica.
Gennaio 5, 2016

Quella sera non avevo molta voglia di uscire ma ho deciso di farlo comunque per ascoltare Hyenaz, una band giunta dalla capitale tedesca in un paesino della costa jonica calabrese. Ero lì a parlare con alcuni amici quando improvvisamente dalla piccola saletta del Blue Dahlia di Marina di Gioiosa Jonica (R.C), si ode un rumore di ferro sfregato ed ecco che molto lentamente i due artisti Mad Kate & TUSK incedono l’uno dietro l’altro. Si aggirano per la sala silenziosamente, loro ci osservano e vedono i nostri occhi, ma noi non vediamo i loro, solo a tratti si scorge il volto al di sotto dei pesanti veli bianchi che cingono completamente il loro capo.

Tutti osserviamo attoniti venendo catturati dall’aria sacrale che emanano potentemente i due artisti dagli abiti bianchi, volutamente rovinati e sapientemente progettati. Abiti realizzati artigianalmente con frammenti di tessuto e oggetti comuni recuperati da qualche discarica di Berlino. L’aspetto è quello di sacerdoti pagani e anche il loro canto ha un qualcosa di ancestrale, parole sussurrate che scaturiscono dal profondo a cui seguono gesti lenti e calibrati che improvvisamente diventano convulsivi e decisi come se i loro corpi fossero attraversati da potenti scariche elettriche. Pian piano gli indumenti scivolano via e i due esseri androgeni vengono alla luce con i loro corpi dipinti di bianco, mentre i volti si increspano in smorfie le quali ricordano antiche maschere apotropaiche, gestualità e iconografia tratta dal consapevole studio della danza giapponese Butoh di cui Mad Kate è un’abile interprete. Lo spettatore è coinvolto sinesteticamente nel rito: penetrato dal loro sguardo indagatore, sfiorato dalla loro liscia epidermide e pervaso dalle diverse sonorità.

Mad Kate è una performer versatile, che spazia dalla danza contemporanea alla musica sperimentale con totale naturalezza e cosciente di un solido background artistico mentre TUSK, che oltre ad essere un eclettico musicista, è anche un produttore musicale di notevole spessore che «vive in un mondo di fantasia disco-schizoide di personalità multipla». Da un connubio del genere non poteva che nascere un progetto esplosivo che ha portato la band in un lungo tour mondiale fino in Corea del Sud dove si sono esibiti al MMCA Museum of Modern and Contemporary Art a Seoul.

Testo e immagini ©Claudia Stritof. All rights reserved.

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Claudia Stritof, Hyenaz live Blue Dahlia, gennaio 2015. © Claudia Stritof. All rights reserved.

Claudia Stritof, Hyenaz live Blue Dahlia, gennaio 2015. © Claudia Stritof. All rights reserved.

Claudia Stritof, Hyenaz live Blue Dahlia, gennaio 2015. © Claudia Stritof. All rights reserved.
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Claudia Stritof, Hyenaz live Blue Dahlia, gennaio 2015. © Claudia Stritof. All rights reserved.

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Musica

Claudia Stritof
Claudia Stritof, calabrese dal cognome un po' strano. Pensa che la frase “ce lo caghi che sei un artista” tratta da "Le straordinarie avventure di Penthotal" di Pazienza sia geniale, eppure studia arte fin da piccola. Ama la fotografia, collabora con una galleria d'arte di Bologna che adora, ama il mondo del circo e i tatuaggi anche se ne ha solo uno e microscopico. Le piace raccontare ciò che c'e di bello nel mondo, ma anche ciò che è triste perché la vita non è “tutta rosa e fiori” come spesso la raccontano. Pensa fermamente che aveva ragione quel gran furbacchione di Henry Miller quando diceva “il cancro del tempo ci divora” e prima che il tempo la divori, ogni giorno lei si alza e si ricorda che vivere non è scontato.

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