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Gli Americani di Robert Frank
10.01.2017

Jack Kerouac nella prefazione al libro Gli Americani di Robert Frank scrive: «Chi non ama queste immagini, non ama la poesia […] Robert Frank, svizzero, discreto, gentile, con quella piccola macchina fotografica che fa spuntare e scattare con una mano, ha saputo tirar fuori dall’America un vero poema della tristezza». Con queste semplici parole Kerouac esalta non solo la singolare tecnica dell’amico fotografo della Beat Generation – il quale coglie furtivamente immagini lungo le strade americane degli anni Cinquanta – ma sottolinea l’enorme valenza psicologica e sociologica che traspare dalle bellissime immagini del fotografo svizzero. Istanti fugaci di una vita che poi così speciale non è, ma che trova la sua vera bellezza e unicità nella semplice quotidianità dell’esistenza stessa.

Robert Frank, Rodeo, Detroit, Michigan, 1955

Il libro con il titolo Les Américains di Robert Frank è stato pubblicato per la prima volta nel 1958 in Francia dall’editore Robert Delpire, mentre l’anno seguente è edito dalla Grove Press negli Stati Uniti; il volume contiene scatti epifanici colti on the road  “quando il sole picchia forte […] e ti arriva la musica di un jukebox o quella di un funerale che passa. È questo che ha catturato Robert Frank nelle formidabili foto scattate durante il lungo viaggio attraverso qualcosa come quarantotto stati”. È il 1955 quando il fotografo si mette in viaggio a bordo di una macchina cigolante e malmessa con la moglie e i figli ed è in questa occasione – grazie a una borsa di studio ricevuta dalla Fondazione Guggenheim – che realizza un resoconto nudo e crudo di un’America contraddittoria colta nello scorrere incessante della vita di periferia: uomini e donne intenti a osservare un rodeo, stazioni di servizio, tram con a bordo i  passeggeri che curiosi osservano il fotografo, insegne di legno, manifesti pubblicitari, strade deserte e polverose, market di periferia, funerali e bande di paese. La serie composta da ottantatré scatti d’immensa intensità emotiva, si discosta da tutti i reportage fotografici precedenti, configurandosi invece come un racconto visivo tagliente e fedele al reale che non a caso è stato d’ispirazione per le successive generazioni di fotografi di reportage. Come ebbe a dire Elliott Erwitt in un’intervista: “Le immagini di Robert Frank potrebbero colpire qualcuno come sciatte – l’estensione dei toni non è giusta e cose del genere – ma sono di gran lunga superiori alle immagini di Ansel Adams per quanto riguarda la qualità, perché la qualità di Ansel Adams, se posso dirlo, è essenzialmente la qualità di una cartolina. Ma la qualità di Robert Frank è una qualità che ha qualcosa a che fare con ciò che egli sta facendo, con quella che è la sua mente”.

Robert Frank, Funerale, St.Helena, South Carolina, 1955

Il libro Gli Americani è diventato una pietra miliare dell’editoria fotografica perché le sue immagini riescono ad afferrare il trascorrere del tempo, nulla è eclatante nelle fotografie di Robert Frank ma tutto è rivelatorio: dai momenti di apatia a quelli di tristezza, da quelli di ilarità a quelli di gioia; non è l’istante decisivo di un qualche accadimento importante ma è la semplicità del qui e ora, del momento vissuto e colto empaticamente dal fotografo. Un concetto ben chiaro nella poetica di Robert Frank che afferma “le fotografie parlano di fotografia, dell’artista, delle sue immagini, di noi. Come tutta la grande arte che racconta la condizione umana, porta in sé l’identità dell’artista. Non sono vedute anonime. Non sono posti e gente anonimi. Sono le parole del poeta, sontuosamente ambigue e perfettamente bilanciate”. Le fotografie de Gli Americani, ancor oggi rimangono una testimonianza viva e un “poema per immagini” dedicato alla vita on the road e al fermento delle strade americane; fino al 19 febbraio l’intera serie sarà esposta alla Galleria Forma Meravigli di Milano, dov’è anche possibile ammirare, in una sala appositamente dedicata, stralci del testo originale e alcune delle edizioni pubblicate dal 1958 in poi, tra cui quella italiana con la copertina illustrata da Saul Steinberg. L’esposizione è accompagnata dall’omonimo libro pubblicato da Contrasto Editore.

Testo di Claudia Stritof pubblicato su Juliet art magazine online, 7 gennaio 2017.

***

Gli Americani di Robert Frank
30 novembre 2016 – 19 febbraio 2017
Forma Meravigli
Via Meravigli 5, 20123 Milano
www.formafoto.it

Robert Frank, Comizio politico, Chicago, 1956

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Eventi  / Fotografia e Cinema  / Press - Collaborazioni di Cult Mag  / Recensioni e Mostre

Claudia Stritof
Claudia Stritof, calabrese dal cognome un po' strano. Pensa che la frase “ce lo caghi che sei un artista” tratta da "Le straordinarie avventure di Penthotal" di Pazienza sia geniale, eppure studia arte fin da piccola. Ama la fotografia, collabora con una galleria d'arte di Bologna che adora, ama il mondo del circo e i tatuaggi anche se ne ha solo uno e microscopico. Le piace raccontare ciò che c'e di bello nel mondo, ma anche ciò che è triste perché la vita non è “tutta rosa e fiori” come spesso la raccontano. Pensa fermamente che aveva ragione quel gran furbacchione di Henry Miller quando diceva “il cancro del tempo ci divora” e prima che il tempo la divori, ogni giorno lei si alza e si ricorda che vivere non è scontato.

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