Oggi, spinta da un impulso emotivo — un po’ sdolcinato ma anche critico — sento il bisogno di condividere qualche pensiero nato dalla visione di un video: il Papa sulla piana di Sibari.
Nel filmato, il Papa fa fermare d’improvviso l’auto su cui viaggia per avvicinarsi a un bambino steso su un lettino, sul ciglio della strada. Si avvicina, lo bacia.
Un bacio. Un gesto semplicissimo. Eppure mi ha colpito come un fulmine, lasciandomi dentro una riflessione potente: “La fede porta speranza nel cuore di chi quella speranza la sa accogliere.”
Chi ha fede vive meglio, credo. Lo invidio, a volte. Perché sa dove rivolgere il cuore e la mente, sa a cosa aggrapparsi, a chi affidarsi. La fede è un rifugio, una guida, una fonte di serenità.
Certo, non spiega tutto. Non dà risposte a ogni cosa. Ma forse non serve capire sempre, basta cogliere quell’attimo in cui si riceve amore — come un bambino che riceve un bacio — e lasciarsi andare. Basta poco. Molto poco. Per rendere felice qualcuno. O per ferirlo.
La lotteria della felicità
Qualche tempo fa, mentre leggevo un vecchio libro di Emma Goldman, edizione 1976, mi è capitato tra le mani un volantino del teatrino Schabernack.
Era intitolato: “Lotteria della felicità – Un miliardo di sorrisi.”
Sul retro c’era scritto:
“Hai mai notato la bellezza di un sorriso? Un volto che si illumina, due occhi che si addolciscono, una bocca che cambia perché nasce un sorriso. Hai sentito la gioia che ti pervade quando riesci a crearne uno e ti regalano un sorriso?”

Le piccole cose che fanno grande la vita
Un sorriso può nascere ovunque: da un incontro inaspettato dopo tanto tempo, da una gaffe tra amici, da un “goool” urlato in modo scemo (questa la capiscono solo certi amici, lo so), da un pensiero semplice, inviato in un momento banale ma sincero.
Sì, lo so, sembrano parole da diario adolescenziale. Smielate. Ma se ci pensate bene, basta veramente poco per cambiare la giornata di qualcuno per farlo sorridere.
E anche per noi stessi: scrivere, riflettere, condividere, fa stare bene.
Viviamo sommersi da “codici sociali di chic-chetteria”, come li chiamo io. Fatte di facciate, apparenze, pose. E allora, perché non un bel “chi se ne frega”?
A cosa serve costruire torri di cristallo se poi, una volta a casa, ci portiamo solo moine e sguardi vuoti?
La verità è che non sappiamo mai cosa ci aspetta domani. Perché non donare ora un miliardo di sorrisi?
Non si perdono soldi, come nella lotteria nazionale.
Non si perde la speranza.
È gratis. E fa bene alla salute.
3 Comments
Chi crede vive meglio?
Se crede con convinzione sicuramente se ne va via da questo mondo con meno paura.
Io proprio non riesco.
Io neanche riesco… ma alcune volte vorrei per i motivi detti sopra. Lo vedo in mia madre e l’ho visto in mia sorella, la loro fede le faceva sperava e in alcuni casi infonde speranza. Ma sono solo riflessioni e pensieri passeggeri.
Poi la realtà e altra e purtroppo facciamo i conti con la nostra mente e i nostri sentimenti e l’immobilità del caso…
Grazie 🙂
A te :*