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Niki de Saint Phalle e il Giardino dei Tarocchi: un viaggio nell’arte, nella magia e in sé stessi
02.01.2015

Niki de Saint Phalle (Parigi, 1930 – San Diego, 2002) è stata una delle artiste più visionarie del Novecento. La sua carriera prende il via nel 1948, ma inizialmente il suo percorso sembrava destinato altrove: si dedica alla letteratura, al teatro e sogna di diventare attrice. In quegli anni posa anche come modella per riviste come Vogue e Life.

La svolta arriva con l’arte visiva, e in particolare con l’incontro fondamentale con Jean Tinguely, scultore famoso per le sue macchine artistiche composte da materiali di recupero dell’era industriale, i famosi mecaniques. I due si innamorano e diventano compagni nella vita e nella creatività, condividendo uno studio a Parigi.

Nel 1961 Niki realizza le sue prime Shooting Paintings, tele bianche che esplodevano di colore al colpo di fucile. Poco dopo entra in contatto con il gruppo del Nouveau Réalisme, movimento che rivoluziona il concetto di arte, rendendolo più vicino alla realtà contemporanea negli anni ’60 del Novecento.

Dal 1965 inizia a esplorare in modo ironico, potente e coloratissimo la figura femminile con le celebri Nanas, donne monumentali e gioiose. Una delle sue opere più iconiche è Hon (che significa “lei” in svedese), creata per il Moderna Museet di Stoccolma. Una gigantesca figura femminile accoglie i visitatori che possono entrare nel suo corpo e all’interno trovano un planetario, un milk bar e una galleria d’arte. Il progetto è realizzato, naturalmente, in collaborazione con Tinguely, che ne cura la parte tecnica.

Il “Giardino dei Tarocchi”: arte totale nel cuore della Maremma

Il sogno più ambizioso di Niki prende vita in Italia, ispirato dalle sue visite al Parque Güell di Gaudí a Barcellona e al Giardino di Bomarzo nel Lazio.

Nel 1979, in un angolo selvaggio e solare della Maremma toscana, Niki inizia a costruire un luogo magico e simbolico: il giardino dei Tarocchi. Un parco popolato da 22 imponenti sculture ispirate agli Arcani Maggiori dei Tarocchi, realizzate con cemento, ceramiche colorate, specchi e vetri.

“Se la vita è un gioco di carte, noi siamo nati senza conoscere il nostro ruolo. E tuttavia dobbiamo giocare la nostra mano”. – Niki de Saint Phalle

Il giardino viene completato nell’estate del 1996. L’ingresso, progettato dall’architetto Mario Botta, è un passaggio simbolico: una grande apertura circolare tra due muri in tufo segna l’uscita dal mondo reale per entrare in un universo onirico.

Il giardino dei Tarocchi
Il giardino dei Tarocchi ©Giardino Dei Tarocchi

Un percorso iniziatico tra arte, simboli e riflessi

La visita inizia con le figure della Papessa e del Mago, che introducono il percorso. Una cascata scende dalla bocca della Papessa fino a una vasca centrale dove si trova la Ruota della Fortuna, una scultura semovente firmata Tinguely. Di fronte, La Forza sfida un drago verde coperto di specchi.

I colori nel giardino hanno significati profondi:
rosso = energia creativa
verde = vitalità primordiale
blu = pensiero, desiderio, volontà

Lungo i sentieri troviamo pensieri, citazioni e disegni dell’artista. Ogni passo è anche un passaggio interiore.

Più avanti compaiono:

  • Il Sole e Il Papa (Tinguely)
  • L’Appeso, detto Albero della Vita
  • La Giustizia, in un contrasto bianco e nero
  • Gli Innamorati, che fanno un picnic
  • L’Eremita e il Castello dell’Imperatore

Al centro del giardino, una vasca ospita le Nanas felici che giocano nell’acqua. Sul retro sorge la Torre, simbolo delle illusioni mentali. Ma il cuore pulsante del giardino è la Sfinge-Imperatrice, abitata da Niki stessa per molti anni. Al suo interno: camera da letto, cucina e studio. Un’opera vivente.

giardino-dei-tarocchi16
Nanas ©Giardino Dei Tarocchi

Il percorso continua con:

  • La Temperanza, dedicata a Tinguely e Ricardo Menon
  • Un igloo ricoperto di specchi e ceramiche, con un piccolo altare e fotografie
  • La Morte, a cavallo, che falcia umani e animali
  • Il Diavolo, con ali da pipistrello
  • Il Matto, figura esile e simbolo di caos ed entusiasmo
  • Il Mondo, scultura finale realizzata con Tinguely

Un’esperienza da vivere e raccontare

Il Giardino dei Tarocchi non è solo un’opera d’arte. È un’esperienza sensoriale, filosofica, mistica. Un viaggio tra simboli, colori e materia, che unisce la creatività dell’uomo alla potenza della natura.

Perfetto da visitare in primavera o estate, il Giardino è anche un modo per scoprire un angolo speciale della Toscana meridionale e lasciarsi guidare dalla magia dell’arte.
Un luogo che diventa ispirazione per chi vuole raccontare il proprio territorio in modo diverso: attraverso emozioni, simboli, e storie.

Il giardino dei Tarocchi.
Il giardino dei Tarocchi ©Giardino Dei Tarocchi

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Caleidoscopio culturale  / Itinerari d'Arte

Claudia Stritof
Claudia Stritof, calabrese dal cognome un po' strano. Pensa che la frase “ce lo caghi che sei un artista” tratta da "Le straordinarie avventure di Penthotal" di Pazienza sia geniale, eppure studia arte fin da piccola. Ama la fotografia, collabora con una galleria d'arte di Bologna che adora, ama il mondo del circo e i tatuaggi anche se ne ha solo uno e microscopico. Le piace raccontare ciò che c'e di bello nel mondo, ma anche ciò che è triste perché la vita non è “tutta rosa e fiori” come spesso la raccontano. Pensa fermamente che aveva ragione quel gran furbacchione di Henry Miller quando diceva “il cancro del tempo ci divora” e prima che il tempo la divori, ogni giorno lei si alza e si ricorda che vivere non è scontato.

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Redazione
27.05.2015 at 19:58
Reply

Bellissimo! L’ho visitato quando vivevo a Grosseto. Fantastico.
Buona serata.



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