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Frida Kahlo: io ti cielo
06.09.2015

«È lecito inventare dei verbi nuovi? Voglio regalartene uno: io ti cielo, così che le mie ali possano distendersi smisuratamente, per amarti senza confini».

– Frida Kahlo

Frida Kahlo, artista iconica del XX secolo, è oggi una delle figure femminili più riconoscibili e amate al mondo. A lei sono stati dedicati musei, mostre internazionali, biografie, graphic novel, eppure Frida è molto più della sua immagine. Prima di essere una pittrice rivoluzionaria, fu figlia, moglie, amante, una combattente mossa da forti ideali politici ed etici, ma soprattutto una donna libera, visionaria e profondamente umana.

Frida Kahlo e la maternità negata

Uno dei suoi grandi sogni – quello di diventare madre – le fu negato a causa della salute precaria. I molteplici aborti, sia spontanei che chirurgici, la segnarono profondamente, trasformando il dolore in arte e memoria. Questo tema è centrale nelle sue opere, che spesso rappresentano il corpo ferito, la sofferenza e la perdita.

Gisèle Freund, Frida in the Garden, Casa Azul 1951. Courtesy Throckmorton Fine Arts ©Gisèle Freund/IMEC/Fonds MCC

Casa Azul: il cuore pulsante di Frida

Nel giardino della Casa Azul, a Coyoacán (Città del Messico), si respira ancora oggi la sua presenza. Sulle pareti della sua casa-museo campeggia l’ultimo dipinto del 1954: angurie rosse su sfondo celeste. Sopra una fetta, la frase “Viva la vida” riassume tutta la forza con cui ha vissuto nonostante il dolore.

Frida era attratta dalla vita in ogni sua forma. Amava gli animali – scimmie, pappagalli, cerbiatti – e coltivava un giardino rigoglioso. Il suo amore per il folklore messicano, i colori vivaci, i gioielli d’oro e gli abiti tehuani esprimevano la sua identità politica e culturale.

La vita di Frida Kahlo era destinata all’arte e alla grandezza fin da quando  era bambina, seguiva il padre, il fotografo Guillelmo Kahlo, durante i suoi servizi, ed è proprio dal padre che apprende il gusto per la bellezza e l’amore verso  il dettaglio miniaturistico.

L’incidente che cambiò tutto

Il 17 settembre 1925, all’uscita dalla scuola Preparatoria di Città del Messico, un tragico incidente stradale cambiò per sempre il corso della sua esistenza. L’autobus su cui viaggiava si scontrò con un tram. Frida venne ritrovata con le vesti strappate, ricoperta di polvere d’oro che un muratore portava in un contenitore, mentre un’asta metallica le aveva trafitto l’addome.

È proprio lì, nel letto della sofferenza, che iniziò a dipingere. I genitori le regalarono colori, uno specchio e un cavalletto adattato, permettendole di trasformare il dolore in creazione. Frida Kahlo divenne il suo soggetto principale: autoritratti intensi, simbolici e visionari, in cui esplora sé stessa, il proprio corpo, i sogni e gli incubi.

Emmy Lou Packard, Frida Kahlo e Diego Rivera, 1941.

Una bellezza fuori dagli schemi

Frida era magnetica. I suoi capelli intrecciati con fiori, le sopracciglia folte ad arco, i suoi denti d’oro con brillanti rosa incastonati, i suoi anelli su ogni dito: tutto parlava di una donna che amava esistere con intensità. In una famosa foto scattata dal padre, appare in abiti maschili, già ribelle e fiera nella sua unicità.

La sua bisessualità era vissuta con naturalezza, in una rete di amori e passioni che attraversavano i confini di genere. Ebbe relazioni con donne e uomini celebri: Tina Modotti, Nickolas Muray, Lev Trotsky e, ovviamente, il grande amore della sua vita, Diego Rivera.

Frida e Diego Rivera: amore e tormento

Il matrimonio tra Frida e Diego fu burrascoso ma indissolubile. La madre di Frida definì la loro unione “tra un elefante e una colomba”. Nonostante i tradimenti reciproci – il più doloroso fu quello con la sorella Cristina – la loro connessione artistica e spirituale resistette a tutto. Anche dopo il divorzio, si risposarono e rimasero insieme fino alla fine.

Il successo internazionale e gli anni americani

Nel 1938 Frida tenne la sua prima mostra personale a New York, nella galleria di Julian Levy. In quell’occasione incantò il pubblico con il suo abito messicano e il suo carisma. In America visse anche un’intensa storia d’amore con Nickolas Muray, fotografo e collezionista d’arte, che la ritrasse in scatti iconici ancora oggi ammirati in tutto il mondo e di cui diventa amante.

L’amore tra Frida e il niño – come lei dolcemente lo chiamava – traspare dalle lettere ancora conservate. Frida scriveva: «mi manca ogni minuto di te, la tua voce, i tuoi occhi, le tue mani, la tua bellissima bocca, la tua risata così limpida e onesta. TU. Ti amo mio Nick. Sono così felice quando penso che ti amo».

Con il ritorno di Frida in Messico e con l’aggravarsi delle sue condizioni di salute il loro rapporto si incrinò.

Frida fu amica delle personalità più celebri dell’epoca, da Duchamp a Chavela Vargas, da Tina Modotti a Breton e al gruppo dei Surrealisti. Fu amante di Trotsky, Muray e Levy, amici fedeli che le rimasero accanto fino alla morte.

Il declino fisico e la resistenza politica

Gli ultimi anni furono segnati da dolore fisico, dipendenze da morfina e immobilità. Tuttavia, Frida non perse mai la sua forza interiore. Partecipò alla sua ultima manifestazione politica nel luglio 1954, su una sedia a rotelle e con il pugno alzato.

Quell’anno riuscì anche a realizzare il sogno di esporre in Messico: la mostra fu allestita nella galleria di Lola Álvarez Bravo, e Frida partecipò stesa sul suo letto, tra i suoi quadri e i suoi colori.

La morte e il mito eterno

Frida Kahlo morì il 13 luglio 1954, a soli 47 anni, nel letto della sua Casa Azul. Indossava una gonna tehuana, fiori tra i capelli e tutti i suoi anelli d’oro. Sul suo diario, le ultime parole: “spero che l’uscita sia gioiosa, e spero di non tornare più.”

Oggi Frida è più viva che mai. Le sue opere, la sua immagine e il suo spirito ribelle continuano a ispirare artisti, attivisti e donne in tutto il mondo.

Guillermo Kahlo, Ritratto di famiglia, Coyoacán, 1924 ca.

TRAME INTERDISCIPLINARI

Frida Kahlo è una delle figure femminili più iconiche del XX secolo. Artista ribelle, donna libera, attivista e simbolo di resilienza, ha trasformato il dolore in creazione, rendendo la propria vita un’opera d’arte.

Italiano / Educazione sentimentale

La sua biografia si intreccia con i temi della sofferenza, dell’identità e dell’amore tormentato. Il suo stile autobiografico e simbolico ricorda la scrittura del diario o la poesia confessionale: ogni quadro è una pagina visiva della sua esistenza, un modo per esplorare l’io, il corpo, l’assenza, la perdita.

Storia dell’arte / Disegno

Frida è stata un’autrice originale e visionaria, spesso associata al Surrealismo, pur dichiarandosi estranea a ogni etichetta.

Storia / Educazione civica

Frida è anche una figura politica: militante comunista, partecipò a manifestazioni e sostenne cause sociali. Il suo attivismo si lega ai grandi eventi del suo tempo: la Rivoluzione Messicana, l’esilio di Trotsky, il fermento culturale del primo ‘900.

Il suo femminismo ante litteram si manifesta nella libertà con cui visse la sessualità, l’arte, la maternità negata e il rifiuto dei canoni estetici imposti.

Scienze / Educazione alla salute

Frida visse con dolore cronico e disabilità, causati da un grave incidente nel 1925. Il suo corpo, spezzato e ricostruito più volte con interventi chirurgici, è testimone della resilienza fisica e psicologica. La sua storia è un esempio di come l’arte possa essere forma di terapia e resistenza.

Letteratura straniera / Cultura ispanoamericana

Frida è figura chiave per lo studio del Messico post-rivoluzionario, della cultura popolare e delle radici indigene. La sua scrittura epistolare (soprattutto le lettere d’amore) può essere utilizzata in un’analisi comparativa con testi di altre artiste e intellettuali del mondo ispano.

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Sguardi d'Autore  / Trame interdisciplinari

Claudia Stritof
Claudia Stritof, calabrese dal cognome un po' strano. Pensa che la frase “ce lo caghi che sei un artista” tratta da "Le straordinarie avventure di Penthotal" di Pazienza sia geniale, eppure studia arte fin da piccola. Ama la fotografia, collabora con una galleria d'arte di Bologna che adora, ama il mondo del circo e i tatuaggi anche se ne ha solo uno e microscopico. Le piace raccontare ciò che c'e di bello nel mondo, ma anche ciò che è triste perché la vita non è “tutta rosa e fiori” come spesso la raccontano. Pensa fermamente che aveva ragione quel gran furbacchione di Henry Miller quando diceva “il cancro del tempo ci divora” e prima che il tempo la divori, ogni giorno lei si alza e si ricorda che vivere non è scontato.

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8 Comments


Vanni
09.09.2015 at 12:50
Reply

Assolutamente mitica! 😉



    Claud
    09.09.2015 at 12:53
    Reply

    Certo… e devo dire che leggere libri su di lei ha approfondito la mia conoscenza e il mio amore verso questa gran donna…

      Vanni
      09.09.2015 at 12:56

      anch’io la amo molto! 😉

Claud
09.09.2015 at 12:29
Reply

Grazie Max, veramente. Ogni tanto tentenno su quello che posso dare e scrivere e sapere che viene apprezzato è sempre positivo. Un abbraccio



    max31055
    09.09.2015 at 15:21
    Reply

    Se tentennare ti fa scrivere cosi, tentenna pure! 🙂

max31055
06.09.2015 at 21:23
Reply

Grazie!



    Claud
    07.09.2015 at 09:42
    Reply

    Grazie mille a te Max, mi fa piacere vedere che mi segui sempre. Un abbraccio

      max31055
      07.09.2015 at 11:49

      Mi piacciono i tuoi articoli e le foto con cui le corredi. Mi piace come scrivi!

Rispondi a max31055 Annulla risposta

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