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Dall’ozio nascono i fior: Oblomov live
22.01.2016

 Nelle ore di ozio il corpo si impossessa di una strana noia, quella che fa venir voglia di giacere comodamente su un divano a degustare il delizioso sapore dell’oblio. I pensieri vagano, le membra si intorpidiscono, lo sguardo è perso nel vuoto a scrutare un qualcosa che la mente non riesce a decifrare. Per alcuni l’ozio è il padre di tutti i vizi ma per altri la noia può generare creatività, così come è successo agli Oblomov, duo italo-russo che «tediati da freddi e noiosi pomeriggi san pietroburghesi trascorsi davanti alla tv» hanno trovato nella musica la loro ragion d’essere.

Un concentrato di sonorità cupe e riflessive attraverso cui Ilja Il’iĉ e Zachar  trasmettono suggestioni ricevute da ogni elemento incontrato e ascoltato casualmente nella vita di tutti i giorni. Dalla strada, dalla televisione, dalla radio, dalla musica e soprattutto dall’arte stessa, come è avvenuto per il loro primo album Sound of the soul, che non a caso prende il nome dall’omonima tela dell’artista Adriano Fida. Un album nato «dall’idea di mettere in musica i quadri del pittore calabrese, con particolare riferimento al tema dei miti classici greci, rivisitati in chiave postmoderna», ed ecco che il fascino ricevuto dalle tele e dalla pastosità del colore di Fida è trasformato dagli Oblomov in potenti suggestioni sonore. Il duo si è avvalso anche della collaborazione del regista Flavio Sciolè per la realizzazione dei visual, solitamente trasmessi durante i live su un vecchio televisore posto in sala.

Gli Oblomov suoneranno sabato 23 febbraio al Mikasa club di Bologna e per l’occasione sarà eccezionalmente presente l’artista Adriano Fida, da poco insignito del premio Expo Arte Italiana per la telaThe sound of the soul.

Articolo di Claudia Stritof pubblicato su Bolognacult (21 gennaio 2016).

***

Adriano Fida, The sound of the soul, olio su tela, 60x80

Adriano Fida, The sound of the soul, olio su tela, 60×80

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Claudia Stritof
Claudia Stritof, calabrese dal cognome un po' strano. Pensa che la frase “ce lo caghi che sei un artista” tratta da "Le straordinarie avventure di Penthotal" di Pazienza sia geniale, eppure studia arte fin da piccola. Ama la fotografia, collabora con una galleria d'arte di Bologna che adora, ama il mondo del circo e i tatuaggi anche se ne ha solo uno e microscopico. Le piace raccontare ciò che c'e di bello nel mondo, ma anche ciò che è triste perché la vita non è “tutta rosa e fiori” come spesso la raccontano. Pensa fermamente che aveva ragione quel gran furbacchione di Henry Miller quando diceva “il cancro del tempo ci divora” e prima che il tempo la divori, ogni giorno lei si alza e si ricorda che vivere non è scontato.

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