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Il risveglio piangente
Dicembre 1, 2017

Premessa: questo scritto è nato da una fotografia, che a sua volta è nata da un sogno e che a loro volta hanno dato vita ad una sequela di pensieri e riflessioni per tutta questa giornata che sta per concludersi.

In alcuni giorni si sente un male lancinante dentro, un male che ti fa sospirare e che ti fa scuotere qualcosa che non sai come far tacere… sei semplicemente inquieta.

Non sono ancora passati quattro anni da quando Mari non c’e più e “quel qualcosa” che cerchi di nascondere ogni tanto emerge quando meno te lo aspetti. Se questo insorge come pensiero durante la giornata allora il risultato saranno tanti ricordi e sospiri, ma se questo emerge nel sogno allora vorrà dire che la tua giornata sarà inevitabilmente segnata dal ricordo di una sensazione pseudo-fisica, che illusoriamente ti fa pensare di aver abbracciato di nuovo tua sorella. Un misto di beltà e follia.

Con l’Ipod fermo al 2006 allora ho deciso di non bloccarmi e… scrivere di getto con la foto già ben stampata nella mente. E’ un oggetto che ho già fotografato ma che per me  è di inestimabile valore perché rappresenta Lei: la sua guancia, il suo rossetto impresso nella plastica, il suo naso… in poche parole il suo volto.

Questa notte ho sognato Mari, mi capita molto di rado, ma quando accade – per quanto possa essere doloroso – mi fa stare bene al punto da non volermi svegliare più. Puntualmente questo accade quando le emozioni che sto provando diventano troppo forti… e questo comporta il più delle volte il “risveglio da ciangiulina”.

Come spesso accade con i voli pindarici che si fanno durante i sogni, improvvisamente dalla casa di Bologna mi sono ritrovata catapultata a Gioiosa. La giornata è tempestosa, salgo in casa e mia nonna mi dice: «mamma e Mari sono a casa di Isa».

Attraverso il giardino e m’incammino nella strada buia, intorno a me nessun rumore, solo l’infrangersi delle onde sul muro del lungomare. Una persona per pochi istanti mi segue ma mentre cerco di voltarmi per guardarla le strane ciabatte che porto ai piedi mi cadono. Noncurante le prendo in mano e inizio a correre. L’appartamento di Isa è diverso e subito vedo mamma e Mari. Corro verso di lei senza pensarci e la abbraccio.

Mari non è la stessa: è un pò fredda, triste e rallentata nei movimenti… e ad un certo punto mi dice: «Ah, ma che bel giubbottino stretto che hai… finalmente non ti vesti più come una zingarella». Mentre saluto mamma, Mari mi porge una piccola scatola contenente all’interno dei top con una grande cucitura sul lato e afferma: «Cla dobbiamo attaccare il vetro dell’oculista nella parte retrostante». Io le rispondo: «certo Mari, li faremo tutti… non ti lascio più».

Esattamente in questo preciso momento mi sveglio!

Non credo che sogni e frasi sconnesse possano interessare a qualcuno, ma ciò che mi preme ricordare è quell’abbraccio: intenso, lungo, evanescente. Un abbraccio che mi ha stretto il cuore fino quasi a farlo esplodere di immensa gioia e di immenso dolore tanto da farmi svegliare alle 3 di notte in lacrime.

Credo sia normale ogni tanto svegliarsi piangendo, a me capita, e incuriosita sono  andata a leggere un pò di commenti sull’argomento. Uno di questi dice: «i sogni dicono sempre qualcosa di sé […] svegliarsi piangendo è quello che rende la sensazione avvertita nel sogno verosimile e poi reale, per cui sicuramente ti lascia un vissuto di tristezza. Talora i sogni ci aiutano a parlare con noi stessi circa eventi o situazioni che viviamo che ci condizionano e talvolta anche indirettamente viviamo […] I sogni […] certamente hanno importanza, se al risveglio ancora ne vivi le conseguenze». Beh, su quest’ultimo punto direi che è decisamente vero. I sogni sono parte di me, parte della mia vita, parte del mio passato e parte di ciò che ho perso… ed è anche l’unico modo per poterlo riottenere per pochi fugaci istanti. Dopotutto non credo che una piccola lacrima abbia mai fatto male a nessuno e infatti come ha scritto Bachelard «noi soffriamo per i sogni» ma è proprio grazie ad essi che noi «guariamo». Questo perché ci regalano la possibilità di poter riassaporare un ricordo che nel sogno ha tutta la consistenza della vita reale. Attimi inafferrabili, sensazioni che presto verranno dimenticate ma che per un momento sono state fugacemente reali.

Day 335 Il risveglio piangente. Bologna, 1 dicembre 2017.
L’immagine di oggi è nata da un sogno, che a sua volta ha dato vita ad uno scritto e che a loro volta hanno dato vita ad una sequela di pensieri e riflessioni

***

Immagine di copertina ©Clément Lefèvre.

Testo e vita di ©Claudia Stritof.

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Claudia Stritof
Claudia Stritof, calabrese dal cognome un po' strano. Pensa che la frase “ce lo caghi che sei un artista” tratta da "Le straordinarie avventure di Penthotal" di Pazienza sia geniale, eppure studia arte fin da piccola. Ama la fotografia, collabora con una galleria d'arte di Bologna che adora, ama il mondo del circo e i tatuaggi anche se ne ha solo uno e microscopico. Le piace raccontare ciò che c'e di bello nel mondo, ma anche ciò che è triste perché la vita non è “tutta rosa e fiori” come spesso la raccontano. Pensa fermamente che aveva ragione quel gran furbacchione di Henry Miller quando diceva “il cancro del tempo ci divora” e prima che il tempo la divori, ogni giorno lei si alza e si ricorda che vivere non è scontato.

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