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Icone! Pier Paolo Pasolini e Terry O’Neill
12.01.2016

Nell’incantevole spazio della Pinacoteca Civica di Volterra è quasi giunta al termine la mostra Icone! Pier Paolo Pasolini e Terry O’Neill, che mette a confronto i volti della gente di borgata del regista italiano e i celebri ritratti della Swinging London del fotografo inglese. Una duplice esposizione che rientra nel ricco programma di eventi realizzati intorno alla mostra Rosso Fiorentino. Rosso Vivo, curata da Vittorio Sgarbi e Alberto Bartalini. Rosso Fiorentino, Pier Paolo Pasolini e Terry O’Neill sono stati pionieri «di uno stile nuovo e all’avanguardia, carico di forza interiore e potere emozionale», tre personalità carismatiche, tre uomini diversi per cultura e background ma che hanno in comune più di quanto si possa pensare, in primis «l’aver rappresentato e nell’essere diventati essi stessi delle icone». Giorgio Vasari nella seconda edizione de Le vite de’ più eccellenti architetti, pittori et scultori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri, scrive circa Giovan Battista di Jacopo de’ Rossi detto il Rosso Fiorentino: «con ciò fusse che il Rosso era, oltra la pittura, dotato di bellissima presenza; il modo del parlar suo era molto grazioso e grave; era bonissimo musico, et aveva ottimi termini di filosofia, e quel che importava più che tutte l’altre sue bonissime qualità, fu che egli del continuo nelle composizioni delle figure sue era molto poetico e nel disegno fiero e fondato, con leggiadra maniera e terribilità di cose stravaganti, e un bellissimo compositore di figure». Una descrizione dettagliata che pone l’accento sulle qualità personali e artistiche di Rosso Fiorentino, dotto e garbato nei modi ma anche riflessivo e sapiente nella mirabile arte della pittura. Gli stessi aggettivi potrebbero essere utilizzati per definire le personalità di Pier Paolo Pasolini e Terry O’Neill, gentili e spontanei nella vita come sul set.

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Frank Sinatra con le sue guardie del corpo, Miami, 1968
, 58 x 78 cm. © Terry O’Neill.

Instancabili lavoratori ed entrambi estimatori di musica, si pensi allo Studio sullo stile di Bach, scritto da Pasolini nel 1944, poi confluito nel film Accattone, in cui «il commento musicale è composto in gran parte da brani» del compositore tedesco, e così è per Terry O’Neill, da sempre grande intenditore di musica jazz, tanto da voler intraprendere da giovane la carriera di batterista, prima d’iniziare la fortunata professione di fotografo. L’elogio delle virtù personali non poteva che essere il preludio per il Vasari alla magnificazione delle qualità artistiche di Rosso Fiorentino come bellissimo compositore di figure, dal disegno poetico e fondato, caratterizzato dalla leggiadra maniera e dalla ricchezza di cose stravaganti. Se si pensa ai lavori di Pasolini e O’Neill, il parallelo se pur difficile, non risulta impossibile: tecnica stravagante e molto lontana dai loro contemporanei per ambedue gli artisti, che hanno dato vita a ritratti unici e umanamente sinceri, volti di gente comune in Pasolini e una ritrattistica spontanea e vera in O’Neill, che delle più importanti icone del nostro tempo ne ha rappresentato l’intimità e l’autenticità. Personalità diverse per temperamento e storie di vita ma accomunate da un’arte eccezionale frutto dell’essenza dei loro tempi: «tormentati per Rosso Fiorentino, rivoluzionari per Terry O’Neill» e contraddittori per Pier Paolo Pasolini, ognuno dei quali ha risposto sfidando le convenzioni sociali e stilistiche della loro epoca, ragion per cui «gli ingegni moderni» – riferendoci sempre alle parole del Vasari nei confronti di Rosso – li «vanno ora in molte parti imitando». Le mostre – Terry O’Neill. Pop Icons, curata da Cristina Carillo de Albornoz e Pier paolo Pasolini: il cinema in forma di poesia, curata da Sergio Anelli – sono visibili fino al 31 dicembre, entrambe promosse dal comune di Volterra, prodotte e organizzare da Arthemisia Group, sono state realizzate con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra e di Generali Assicurazioni.

Articolo per Juliet art magazine (dicembre 2015)

Tableau Vivant della Deposizione di Rosso Fiorentino, dall’episodio “La Ricotta”, in RO.GO.PA.G, 1963. © Paul Ronald /Archivio Storico del Cinema /A F E.
Tableau Vivant della Deposizione di Rosso Fiorentino, dall’episodio “La Ricotta”, in RO.GO.PA.G, 1963. © Paul Ronald /Archivio Storico del Cinema /A F E.

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Fotografia e Cinema  / Press - Collaborazioni di Cult Mag  / Recensioni e Mostre

Claudia Stritof
Claudia Stritof, calabrese dal cognome un po' strano. Pensa che la frase “ce lo caghi che sei un artista” tratta da "Le straordinarie avventure di Penthotal" di Pazienza sia geniale, eppure studia arte fin da piccola. Ama la fotografia, collabora con una galleria d'arte di Bologna che adora, ama il mondo del circo e i tatuaggi anche se ne ha solo uno e microscopico. Le piace raccontare ciò che c'e di bello nel mondo, ma anche ciò che è triste perché la vita non è “tutta rosa e fiori” come spesso la raccontano. Pensa fermamente che aveva ragione quel gran furbacchione di Henry Miller quando diceva “il cancro del tempo ci divora” e prima che il tempo la divori, ogni giorno lei si alza e si ricorda che vivere non è scontato.

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